Questo è il diario di viaggio di Simone Bandinelli che da Panzano in Chianti è arrivato in bici a Capo Nord attraversando l’Europa
Un ultimo controllo per assicurarmi di aver preso tutto. Fisso due borse al telaio della mia Marlin 6. Stringo il laccio della sacca appesa al manubrio.
È stato mio padre a progettare e forgiare il sistema di guarnizioni, ganci e supporti che tiene il mio equipaggiamento sulla bici. Li ha rifiniti al tornio proprio in questo garage. È sempre stato bravo in questo genere di cose. Io non ho mai avuto la sua manualità, né la pazienza di svilupparla probabilmente. Sono sempre stato più un tipo da tutto e subito, testardo e poco indulgente, caratteristiche che poco si prestano all’artigianato. Ma spero giochino a mio favore nel sostenere questa impresa: Panzano – Capo Nord. 50 giorni. 4412 km. È tutto pronto, non manca niente.

Affrontare la paura: partenza da Panzano in Chianti
Guardo l’orologio, sono le 7:30, non c’è più tempo per la paura. La paura è amica e nemica allo stesso tempo: adattativa o paralizzante, protettiva o limitante. Nel momento in cui ho inforcato la bici ho sentito questa ambivalenza più forte che mai.
Mi chiamo Simone Bandinelli, ho 32 anni e sono un eterno sognatore, amante dei viaggi e dell’avventura. Il 3 luglio 2024 sono partito da Panzano in Chianti, il paese dove sono cresciuto e dove lavoro tuttora, per raggiungere il punto più a nord dell’Europa. È il mio primo viaggio in bicicletta in assoluto, ma perché non farlo in grande? Che fosse una pessima o brillante idea non aveva importanza per me, era un’occasione per mettermi alla prova e superare i miei limiti.

Sono bastati i primi chilometri per dissolvere i timori iniziali; la mia mente ha iniziato a realizzare che ero partito e l’angoscia ha lasciato spazio all’adrenalina. Stavo pedalando per concludere la prima tappa del programma, e avrei continuato così: un giorno alla volta.
Le prime tappe: superare le difficoltà in Italia
Le prime tappe in Italia (da Panzano in Chianti a Colle Isarco, passando per Castiglion dei Pepoli, Camposanto, Rovereto e Bolzano) sono state le più difficili per dislivello, temperatura, risposta del corpo alla fatica e qualche scherzetto del GPS.
Avevo preventivato il dolore al sedere dovuto alle ore sul sellino, ma avevo sottovalutato quello alle mani e alle spalle. Sono arrivato a Innsbruck, in Austria, indolenzito ma felice, dove ho fatto la prima sosta lunga. Dopo un giorno di pausa, ho ripreso il viaggio in direzione Germania.
Viaggiare in Germania: dalla Foresta Nera a Norimberga

Proseguendo in linea retta e passando per la Foresta Nera, l’Alta Baviera e Norimberga, sono arrivato a metà del mio itinerario in Germania. Giorno dopo giorno, tutto sembrava andare per il verso giusto.
Un ostacolo improvviso
Il primo vero ostacolo si è presentato dopo circa due settimane di viaggio: un disturbo gastrointestinale, uno di quelli seri, con tutti i disagi che comporta. Senza aver chiuso occhio e con i morsi del dolore allo stomaco, è arrivata la mattina in cui avrei dovuto percorrere oltre 100 km per raggiungere la tappa successiva. Ricordo ancora il fortissimo conflitto tra il rifiuto di mollare e il desiderio di rimettere il mio corpo a letto a riposare. Ma la resa non era contemplata, dovevo andare avanti. Con molta calma ho iniziato a fare le borse, mi sono vestito, ho preparato la borraccia con i sali minerali, ho preso due pasticche di Imodium e mi sono chiuso la porta alle spalle, senza ripensamenti.
Le prime 3 ore di viaggio sono state snervanti; la nausea era forte ed ero molto debole. Dopo 10 ore di chilometri lenti, pazienza, piccoli sorsi d’acqua e sali minerali e, finalmente, un succo di frutta zuccherato, sono arrivato a destinazione. Non avevo mollato nemmeno per un metro, ero euforico. Nei giorni successivi ho ricominciato a mangiare e a stare meglio, ho macinato gli ultimi chilometri della Germania fino ad arrivare a Rostock, dove ho preso il traghetto per la Svezia.
L’arrivo in Svezia: incontro con la Taiga e persone gentili
Il primo impatto, appena arrivato in Svezia, è stato di un paese riservato e silenzioso, con cittadine apparentemente deserte, pochissimi rumori, nessun clacson, niente brusii o urla. Lì ho avuto la fortuna di incontrare persone gentili che mi hanno aiutato in un momento critico, quando ho forato. Si sono dimostrate disponibili a dedicarmi del tempo per accompagnarmi da un meccanico, anche se non era molto vicino, per riparare la ruota. Mi hanno dato utili indicazioni e consigli su quale strada prendere per proseguire.
Viaggiando con una mountain bike e affidandomi a Google Maps (nonostante mi avesse fatto sbagliare diverse strade in Austria e Germania), ho potuto pedalare attraverso strade secondarie, percorrendo stradine nel mezzo della taiga svedese, incontrando alci, volatili e altri animali di piccola taglia. Ho visto laghi incantevoli e un’infinità di alberi, ho assaporato l’odore della foresta dopo un temporale e trascorso ore in totale solitudine, immerso nella natura, con gli occhi pieni di meraviglia.




Arrivato al confine con la Lapponia finlandese, ho realizzato che ce la stavo facendo: mancavano meno di 1000 km a Capo Nord, e mi sentivo pieno di energia. In un paio di giorni ho attraversato la Lapponia, dove le renne sono diventate un incontro quotidiano. Il paesaggio ha iniziato a cambiare: la foresta si tingeva dei colori dell’autunno e le temperature si facevano più basse.
L’ultimo giorno: arrivo in bici a Capo Nord
L’ultimo grande giorno è arrivato: per l’ultima volta, dopo quasi due mesi di viaggio, salgo sulla mia Trek Marlin 6. Mi separano solo 128 km dalla destinazione finale. Nonostante la stanchezza accumulata, sento una forza incontenibile dentro di me. I chilometri scorrono veloci, ma il vento, inizialmente favorevole, diventa contrario, rallentandomi. In alcuni tratti faccio fatica a pedalare, ma niente mi fermerà. Percorro gli ultimi 5 km pedalando come un ossesso; in lontananza vedo l’arrivo, ancora pochi metri…
Ce l’ho fatta, sono a Capo Nord.
Un altro sogno si è realizzato, un’esperienza che mi ha arricchito e che porterò con me per tutta la vita. Alla prossima avventura.
[Simone Bandinelli]
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