I Campionati Mondiali di Ciclismo del 2025 rappresentano un momento storico per questo sport, perché per la prima volta si terranno in Africa, precisamente a Kigali, capitale del Ruanda. L’evento, dal 21 al 28 settembre 2025, sarà caratterizzato da un percorso estremamente impegnativo, in grado di mettere a dura prova anche le gambe degli scalatori.
Il circuito ruandese prevede infatti un dislivello totale di 5.475 metri, paragonabile alle tappe alpine del Tour de France e del Giro d’Italia. La corsa si svolgerà a un’altitudine di circa 1.400 metri e includerà un percorso di 15,1 chilometri ripetuto quindici volte, con salite impegnative come la Côte de Kigali Golf e la Côte de Kimihurura. Il tracciato è ideale per gli scalatori puri, un tocco unico a questo unico mondiale, che segna anche una tappa significativa per la crescita del ciclismo in Africa.
La scelta del Ruanda come sede è stata fortemente voluta dall’UCI, in linea con l’espansione globale dello sport, e arriva grazie al successo del Tour du Rwanda, evento che ha visto una crescente partecipazione internazionale negli ultimi anni.
Ma le luci della ribalta sono controbilanciate da molte ombre, tra cui spiccano le frodi, i costi elevati e soprattutto una questione aperta sui diritti umani e la libertà di espressione.
Il ciclismo in Africa
Il ciclismo in Africa sta vivendo una fase di crescita e sviluppo significativa, favorita dal lavoro dell’UCI (Unione Ciclistica Internazionale) attraverso il suo centro satellite aperto in Sudafrica nel 2005. Questo centro, situato a Paarl, ha offerto opportunità di allenamento a centinaia di atleti provenienti da oltre 40 diverse Federazioni Nazionali africane. Oltre all’allenamento fisico, gli atleti possono ricevere una preparazione che include tutte le competenze necessarie per diventare ciclisti professionisti, dall’alimentazione alle tattiche di gara.

Dopo i Mondiali di Kigali, l’UCI prevede di espandere ulteriormente la sua presenza in Africa, aprendo fino a quattro nuovi centri satelliti per migliorare l’infrastruttura ciclistica del continente. Anche per questo i Mondiali potrebbero segnare un punto di svolta per il ciclismo africano. L’evento potrebbe diventare il trampolino di lancio per lo sviluppo del ciclismo in Africa, stimolando maggiori investimenti da parte dei governi e un ampliamento del calendario di gare nazionali.
Tuttavia, l’organizzazione dell’evento non è priva di ostacoli, tra cui accuse di corruzione all’interno della federazione ciclistica ruandese e problematiche logistiche legate agli alti costi di partecipazione, che hanno sollevato preoccupazioni.
Per garantire quindi in un’organizzazione efficace, la Federazione Ruandese ha scelto come partner A.S.O e Golazo. L’azienda francese A.S.O è l’organizzatrice del Tour de France e della Vuelta. Golazo, società belga di marketing sportivo, è invece già attiva in Africa orientale da più di dieci anni. Due simili colossi non porteranno solo esperienza, ma anche sponsor.
Le nuove generazioni africane: Biniam Girmay
L’UCI sta investendo molto nello sviluppo delle nuove generazioni di ciclisti africani, con l’obiettivo di far emergere nuovi talenti come Biniam Girmay.

Girmay, 24 anni, eritreo, è il primo africano nero a vincere una tappa al Tour de France (solo altri due corridori africani, entrambi bianchi – i sudafricani Robbie Hunter e Daryl Impey – avevano precedentemente vinto tappe del Tour). Anzi, ad essere precisi, nel 2024 di Tappe al Tour ne ha vinte tre. Girmay corre per il team Intermarché-Wanty ed è professionista dal 2020. Nel suo palmarès ci sono una vittoria alla Gand-Wevelgem nel 2022, la medaglia d’argento in linea Under-23 ai campionati del mondo 2021, una tappa al Giro d’Italia 2022 e una al Giro di Svizzera 2023.
Il Ruanda oggi
Il Ruanda, nonostante la visibilità internazionale guadagnata con l’organizzazione di eventi sportivi e il supporto a squadre di calcio europee (Arsenal, Bayern Monaco e Paris Saint-Germain) con la campagna “Visit Rwanda”, non è ancora competitivo a livello ciclistico internazionale. Attualmente, solo due cicliste ruandesi sono contrattualizzate con squadre europee, Valentine Nzayisenga del Team WCC e Diane Ingabire del Canyon//SRAM Generation. Allo stato attuale, i padroni di casa potrebbero essere quasi invisibili ai loro Mondiali.

La situazione politica in Ruanda
Negli ultimi trent’anni, il Ruanda ha vissuto una trasformazione straordinaria, passando da un paese devastato dal genocidio del 1994 a una delle nazioni africane più promettenti in termini di sviluppo economico e sociale.

Sotto la guida di Paul Kagame, il “Paese delle mille colline” ha registrato una crescita del PIL superiore all’8% annuo, con notevoli progressi nell’urbanizzazione, nell’accesso all’energia e nell’educazione, riflettendo un impegno deciso verso la stabilità e la modernizzazione. Kigali, la capitale, è diventata un modello di pianificazione urbana, riconosciuta per la sua pulizia, sicurezza e innovazione, attirando turismo d’affari e investimenti internazionali. Socialmente, il Ruanda si distingue per l’elevata alfabetizzazione e per i significativi avanzamenti nell’uguaglianza di genere, con una rappresentanza femminile predominante in parlamento e nel governo.

Tuttavia, questo successo è accompagnato da controversie legate al regime autoritario di Kagame, il cui controllo politico ha limitato le libertà civili e represso l’opposizione. Le elezioni presidenziali nel 2024 hanno confermato nuovamente Kagame con un plebiscito (ha vinto con il 99% dei voti), nonostante le critiche internazionali riguardo alla mancanza di trasparenza e alla repressione politica.
Sport washing?
A livello regionale, il Ruanda mantiene un ruolo attivo ma conflittuale, specialmente nelle relazioni con la Repubblica Democratica del Congo, accusata di sostenere gruppi ribelli sul suo territorio. Ma il Ruanda ha fatto discutere anche sul piano internazionale: nell’aprile 2024 il parlamento inglese ha approvato la legge che consente a Londra di deportare migranti irregolari in Ruanda, in cambio di 370 milioni di sterline in cinque anni. Secondo molti, Kagame userebbe questi accordi per mantenere buoni rapporti con i Paesi ricchi, che chiuderebbero un occhio sulle violazioni dei diritti umani nei campi profughi.
Il sospetto che i Mondiali di Ciclismo siano parte di una più ampia campagna di “sport washing” occupa parte del nostro pensiero. Migliorare l’immagine del Paese nel mondo, mentre si reprime il dissenso politico e si limita la libertà di espressione – oltre ad altre violazioni dei diritti umani – è uno sport che abbiamo già visto.
La situazione sanitaria e il virus Marburg
Anche le questioni sanitarie sono da tenere sotto controllo. Il Ruanda nel settembre 2024 è alle prese con un altro virus, denominato Marburg. A fine mese è stato infatti segnalato il primo focolaio di contagio e il Paese è alle prese con il contenimento. La malattia causata dal virus di Marburg è estremamente contagiosa e può provocare febbre emorragica, con sintomi simili a quelli dell’Ebola. Al momento non esistono cure specifiche né vaccini disponibili.
Mentre scriviamo, un caso sospetto è stato isolato anche ad Amburgo, uno studente di medicina di rientro proprio dal Ruanda. Incrociamo le dita.
Le potenzialità dei Mondiali di Ciclismo in Ruanda
Le potenzialità del ciclismo in Africa sono indubbiamente grandi, ma la strada verso un consolidamento nel panorama internazionale richiede un impegno a lungo termine. Il talento naturale non manca, si pensi a Daniel Teklehaimanot e Biniam Girmay, ma le sfide infrastrutturali, economiche e organizzative sono ancora significative.
I Mondiali di Kigali 2025 offrono un’opportunità senza precedenti per accendere i riflettori sul ciclismo africano. Ma non è detto che da soli possano cambiare radicalmente la situazione.
Perché l’evento possa realmente fare la differenza, sarà necessario un impegno continuo da parte delle federazioni locali. Dovranno essere fatti investimenti mirati nelle infrastrutture e supportare la crescita del calendario delle competizioni africane.
Se i Mondiali riusciranno a ispirare una nuova generazione di ciclisti africani e a incentivare una maggiore professionalizzazione del settore, potrebbero rappresentare un vero catalizzatore per il cambiamento. Tuttavia, il rischio che rimangano solo un evento isolato esiste, soprattutto se non ci saranno sforzi concreti per costruire un sistema ciclistico sostenibile e competitivo nel lungo periodo.
Foto in apertura: Tour du Rwanda 2024 – crediti Tour du Rwanda
I commenti che non rispettano queste linee guida potranno non essere pubblicati