La sindrome del piriforme nel ciclismo. Il ciclismo è uno sport che non sovraccarica particolarmente le articolazioni, tuttavia il lavoro muscolare ritmico e prolungato in posizioni più o meno fisse può generare delle sofferenze a carico di diversi distretti anatomici, nel caso del muscolo piriforme la zona interessata è quella glutea e la parte posteriore della coscia.
La flesso-estensione ripetuta dell’anca durante la pedalata è un movimento visibilmente semplice, ma in realtà è estremamente complesso, in quanto caratterizzato oltre che dell’azione di muscoli “motori” anche dall’intervento della muscolatura “stabilizzatrice” dell’anca, che ha il ruolo chiave di controllare i movimenti “secondari” di abduzione/adduzione e rotazione int./ext.
visita biomeccanica
basta dolori in sella
Per spingere in maniera ottimale sul pedale l’organismo cerca di mantenere in asse i vari segmenti corporei, fisiologicamente il movimento sarà tridimensionale e composto da:
- movimenti sul piano sagittale: flesso/estensione
- movimenti sul piano frontale: adduzione/abduzione
- movimenti sul piano trasversale: rotazione interna/esterna
Durante la pedalata il muscolo piriforme agisce da stabilizzatore:
• controlla l’eccessiva adduzione e intrarotazione del femore soprattutto nella fase di spinta
• stabilizza il bacino in antero/retroversione
Il contatto prolungato con la sella, associato all’attività muscolare intensa e prolungata e ad altri fattori predisponenti possono dare luogo alla cosiddetta “sindrome del piriforme”, uno stato doloroso della regione glutea con o senza irradiazione alla parte posteriore della coscia dovuto ad una retrazione ed ispessimento del muscolo con conseguente sofferenza del nervo sciatico.
Anche se ogni caso andrebbe analizzato singolarmente per risalire all’effettiva causa della sintomatologia è possibile ipotizzare alcuni movimenti durante la pedalata che concorrono a stressare il muscolo in questione:
• eccessivo spostamento mediale del ginocchio in fase di spinta
• eccessiva intrarotazione dell’arto
Indice
Anatomia e funzione del piriforme
E’ necessario introdurre alcuni concetti anatomici relativi al muscolo piriforme per poi capirne la funzione e i disturbi associati.
Il piriforme è un muscolo del bacino, appartiene al gruppo dei muscoli “pelvi-trocanterici” che hanno un ruolo sia nel movimento del cingolo pelvico sia nella stabilizzazione; origina dalla faccia anteriore dell’osso sacro per poi inserirsi sul bordo superiore e interno del grande trocantere e consente alcuni movimenti dell’anca che variano in base alla posizione assunta dall’articolazione:
• abduce, extraruota il femore ( a 60° di flessione dell’anca prevale il ruolo di abduttore)
• partecipa alla retroversione del bacino e alle inclinazioni laterali
L’azione principale del piriforme è la stabilizzazione, è un muscolo che ha un importante ruolo posturale ed è di conseguenza perennemente attivo, ciò comporta una maggiore tendenza alla retrazione muscolare.
La peculiarità del piriforme, come di altri muscoli più o meno profondi, è la sua vicinanza ad alcune strutture nervose, nel caso specifico il muscolo decorre vicino al nervo sciatico (nell’85% della popolazione il nervo decorre anteriormente), quindi in caso di variazioni della struttura muscolare tale rapporto può divenire conflittuale dando luogo a disturbi e dolore.
Sintomi e cause
Il muscolo in questione ha da sempre suscitato interesse in ambito clinico poiché la diagnosi di sindrome del piriforme può essere facilmente confusa con altri tipi di disfunzioni relative non solo all’articolazione dell’anca, è importante perciò escludere problematiche di origine rachidea che possono causare sintomi simili.
La sindrome del piriforme è caratterizzata dalla comparsa di dolore nella regione glutea che può irradiarsi alla parte posteriore della coscia, solitamente peggiora con la posizione seduta prolungata e con i movimenti di adduzione e rotazione interna.
Le cause sono molteplici:
- microtraumi
- ipersollecitazioni e stiramenti ripetuti
- difetti posturali
- traumi diretti
Esse determinano una sofferenza del muscolo e dei tessuti adiacenti che tendono ad indurirsi e a perdere le caratteristiche di elasticità e fluidità, causando delle alterazioni biomeccaniche ed una ipersensibilità dell’area.
Tale cambiamento strutturale del ventre muscolare determina 2 effetti principali:
• dolore dovuto ad una compressione del nervo sciatico, che può irradiarsi all’arto inferiore
• dolore dovuto a sofferenza miofasciale dell’area, meno frequentemente irradiato
Valutazione e trattamento
Alla palpazione il muscolo risulterà visibilmente indurito e resistente allo stiramento, esistono alcuni test utilizzati in ambito clinico che possono aiutare nella diagnosi, alcuni valutano l’allungamento muscolare, altri la funzione (Freiberg, FAIR, Pace e nagle etc.).
Prendiamo in esame il FAIR test (flexion, adduction, internal rotation) che è utile per valutare lo stiramento del muscolo:
Paziente in decubito laterale, viene esercitata una lieve flessione, adduzione ed intrarotazione d’anca; se compare dolore e/o il movimento è limitato il test è indicativo di una sofferenza/retrazione del piriforme.
Il trattamento d’elezione è la terapia manuale e la rieducazione posturale, esistono varie tecniche di approccio, dalla massoterapia al trattamento fasciale, sostanzialmente l’obiettivo comune è di ripristinare la corretta funzionalità del muscolo, risolvendo la disfunzione e ristabilendo il fisiologico rapporto tra i tessuti.
Oltre alla terapia manuale sarebbe idoneo associare degli esercizi specifici di stretching, per mantenere nel tempo l’elasticità muscolare.
Vediamo un esempio facilmente replicabile a casa
Posizione supina, anca e ginocchio flessi, poggiare il piede a lato del ginocchio controlaterale, effettuare una trazione con la mano controlaterale sul ginocchio flesso in direzione dell’allungamento muscolare.
Fare attenzione a non compensare con movimenti del bacino e rispettare sempre la soglia del dolore.
Mantenere la posizione per almeno 30 secondi.
Allo stretching passivo è possibile associare una contrazione isometrica in direzione opposta alla trazione esercitata dalla mano seguita dal rilasciamento muscolare.
Accorgimenti in bici
Per evitare il peggioramento del disturbo ed agevolare la risoluzione dello stesso è necessario rispettare la fisiologia dell’organismo. Alcune semplici linee guida possono aiutare in questo:
- dare la giusta importanza al riposo, quindi non sovraccaricare un’area già sofferente:
- effettuare dei trattamenti manuali per ottenere il ripristino della corretta funzionalità miofasciale;
- associare degli esercizi di stretching specifici;
- analizzare il gesto della pedalata e controllare in particolare alcune regolazioni della bici (altezza di sella, avanzamento di sella, rotazioni del piede).