Velo-City 2015: il punto su bike sharing e parcheggi per bici

Velo-City 2015: il punto su bike sharing e parcheggi per bici

Velo-City 2015: il punto su bike sharing e parcheggi per bici

Velo-City 2015: il punto su bike sharing e parcheggi per bici

Si è appena concluso a Nantes il Velo-City 2015: 1.550 addetti ai lavori che per 4 giorni hanno animato le oltre 65 sessioni di discussioni e presentazioni sul futuro della ciclabilità mondiale. Quali sono le maggiori novità di quest’anno? Si parla sempre meno di piste ciclabili, per i paesi che hanno già raggiunto delle buone quote di spostamenti in bici i problemi sono diventati altri: parcheggi sicuri con nuovi sistemi di custodia sia meccanici che tecnologici e progredire nell’offerta di bici pubbliche.

Sono infatti centinaia di migliaia le bici che stanno cambiando il volto delle città di tutto il mondo e ora si pone il problema di come parcheggiarle: se ne è discusso nella sessione “parking solutions for an ocean of bicycles”; si è parlato dei nuovi parcheggi in stile “gabbia”, ai quali possono accedere solo gli utenti abbonati con l’uso di un badge, di sistemi meccanici di efficientamento dello spazio con rastrelliere su più livelli, fino alle velostazioni, non solo parcheggi ma veri e propri mondi dedicati alle bici.
Parcheggio bici

Moltissimi degli oltre 90 espositori hanno portato al Velo-City rastrelliere di ogni tipo, dalle ormai popolarissime “1 car=10 bicycles” alle soluzioni che trasformano i soliti pali in comode rastrelliere. Non avendo raggiunto numeri degni di nota, il nostro paese non soffre ancora del problema della sosta, ma consigliamo alle città che stanno lavorando per aumentare i ciclisti di intervenire rapidamente con piani di sosta ciclabile e soluzioni capillari, non solo nei pressi delle stazioni ma in tutti i punti di interesse.

L’apertura di recenti velostazioni come quella di Firenze e la prossima a Bari fanno ben sperare, mentre per il bike-sharing il discorso italiano è ancora una volta controverso. Nonostante l’opinione comune voglia – a torto o a ragione – che il bike sharing sia una misura indispensabile per la creazione di un nuovo popolo di ciclisti urbani, non tutti sono convinti che le bici pubbliche invoglierebbero gli incalliti automobilisti italiani a pedalare. C’è chi pensa che il servizio sia troppo costoso da sviluppare e manutenere e che stia già rivelando le sue falle, ma sono già 153 i comuni italiani che ne hanno creato uno (Euromobility/Epomm) con risultati disparati. Il sistema è infatti particolarmente adatto a coprire il cosiddetto “ultimo chilometro”, ad esempio la distanza dalla stazione del treno al posto di lavoro, o da un parcheggio auto in periferia. In ogni caso le esperienze italiane sono ancora lontane dal confronto con quelle dei cugini nordeuropei, soprattutto nelle grandi città, dove i numeri e la qualità dei mezzi disponibili possono cambiare davvero l’equilibrio degli spostamenti in favore della bici.

Bikesharing Nantes
Mentre l’Italia arranca, per altri paesi il bike-sharing non è in discussione, e l’unica domanda è come implementare i sistemi esistenti, come hanno fatto nella sessione “Bike-sharing: get ready next generation”. Durante il dibattito Colin Huges dell’Institute for Transportation & Development Policy (United-States) ha affermato che il bike-sharing è il servizio che aiuta a superare il dubbio se venga prima l’uovo o la gallina, cioè che aiuta a creare la “cycling culture” prima che la città sia davvero a misura di bici. Il servizio Vélib di Parigi che ogni giorno mette in sella 12mila parigini sta già andando oltre le sue 1.751 stazioni di prelievo, proponendo una nuova flotta di biciclette elettriche a pedalata assistita completamente autosufficienti grazie a con un sistema di efficienza energetica e all’ausilio di pannelli solari. Tra i servizi offerti presto anche speciali motori elettrici extra-compatti da applicare alla propria bicicletta.

Quale lezione trarne per definire le strategie del nostro Paese, ancora bisognoso di lavorare sulla rete ciclabile e sulla moderazione del traffico? Considerando i costi elevati e le tante priorità per la ciclabilità in Italia c’è davvero da chiedersi: è proprio il bike sharing l’obiettivo che dobbiamo portare a casa se vogliamo spingere per il nuovo ruolo trasportistico della bicicletta? Visti i risultati ottimi che sono stati raggiunti in città che grazie al bike-sharing hanno portato una nuova massa in sella, vale la pena lasciare aperta la domanda.

Forse la sfida italiana non è l’improbabile rincorsa a sistemi costosi e già obsoleti come quelli europei, ma giocare in quello in cui siamo più bravi, la creatività e l’innovazione, con la ricerca di soluzioni a basso costo, basate magari su reti sociali, come il recente progetto per un nuovo bike sharing a Bari, il sistema “get an easy bike” che con soli 25mila Euro ha messo in strada 100 biciclette senza bisogno di stazioni, semplicemente con l’ausilio di u-lock intelligenti e una app.

Anche di parcheggi per bici e bike sharing, si parlerà a CosmoBike Mobility che si terrà dall’11 al 14 settembre alla fiera di Verona.
logo_cosmobike_mobility

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