Raid dell’abbraccio, cronaca di viaggio

Raid dell’abbraccio, cronaca di viaggio

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Mauro e Romeo maturi ciclisti stra…vaganti a volte viaggiatori… quasi sessanta primavere il primo, qualcuna in più il secondo.
… Maturi per non dire Vip (vecchi in pensione)… eh! Già! il tempo corre al nostro fianco, consapevoli di ciò ci organizziamo, ringraziamo per la voglia di fare che ancora non ci abbandona.
Capo Nord? Si può fare! Dopo qualche giorno:
“Penso sia complicato Capo Nord, andiamo a Santa Maria di Leuca, mi sembra più semplice ed è sempre una bella impresa”
Concordo con Mauro e questo pensiero frequenta la mia mente con insistenza, scaturendo idee.
Sui pedali, in una delle tante uscite, confido a Mauro la pensata:
“Vuoi che lungo la strada abbracciamo chi incontriamo?”
“Bella idea!”
A ottobre nasce il “Raid dell’abbraccio”, sei mesi per allenarci e non solo in bici, ma anche ad abbracciare. Lo stimolo è forte, ci ritroviamo bambini, a giocare con questa idea, ad immaginare, fantasticare, inventare.
Butto giù alcune righe… un documento descrittivo (lo chiamo io) per pubblicizzare, per informare, per spartire con altri la nostra gioia, l’entusiasmo, il piacere di questo viaggio. Inizio a spedire email: per primo mi rivolgo all’organizzazione ecclesiastica, ingenuamente penso sia la più adatta ad accogliere il progetto, ma evidentemente ho sbagliato film, perché il riscontro è pressoché nullo. Idem con le varie associazioni collegate al clero. Della Fiab solo Pescara ha accolto con entusiasmo, seguendo con interesse, offrendo ospitalità e partecipazione. Dei comuni solo Ancona ha accolto l’iniziativa.
Con grande emozione contatto la famiglia Pantani, parlo con Serena, figlia di Manola sorella di Marco e successivamente Tonina, la mamma, che si rendono disponibili, con riserva. Mi consulto con Mauro e decidiamo di allungare la tappa da Ravenna a Cesenatico.
Non ci siamo celati dietro nessuna falsa causa, ne a messaggi per salvare o manifestare contro, tanto meno per raccogliere fondi, non abbiamo cercato sponsor, ne sovvenzioni. Forse questo ha generato diffidenza.
Ritengo che vantaggi economici sopprimono sentimentalismo e romanticismo, spegnendo la luce della strada che desideriamo percorrere.
Il nostro abbraccio è puro, un gesto affettuoso per trasmettere il piacere di fare quello che facciamo, di soddisfare la passione. Vogliamo dire che siamo contenti oggi, lo siamo stati ieri e speriamo di esserlo domani. Gioiamo del dono che abbiamo: la serenità interiore, la gratitudine per ciò che è intorno a noi, per questa meravigliosa natura. Sono… siamo consapevoli in ogni momento della fortuna di sentirci così, avere la forza di superare le prove che la vita ci impone, superare malinconia, angoscia, tristezza, dolore per ritrovarci ancora una volta sorridenti con tanta voglia di abbracciare, di condividere il sorriso del nostro cuore, magari strappando per un istante la tristezza da un altro cuore.
Stampiamo i biglietti da visita, creiamo una comunty su facebook, un indirizzo di posta elettronica.
Ad ogni uscita distribuiamo biglietti e abbracci, i consensi non mancano e i “mi piace” crescono, parte il countdown: centoquaranta giorni, c’è tutto il tempo per prepararsi, ma tutto si concentra negli ultimi tre giorni. Mia mamma diceva sempre: “ Chi ha tempo non aspetti tempo” Ma la pigrizia inconscia prevale e solo quando il tempo stringe mi accorgo di essere in ritardo. Tra le tante: vogliamo la foto in piazza San Marco, prontamente la cara Lorena si presta per il servizio. Non può mancare il presidente, non possono mancare gli amici veneziani a sventolare il vessillo della Serenissima, tanto meno l’abbraccio con i gondolieri.
Lavoro fino a tarda notte per preparare il road book: mille chilometri su dieci metri di carta da srotolare strada facendo, per non sbagliare, per non spendere tempo a controllare la carta geografica, per percorrere strade minori, ciclabili ove esistono.
Preparo la lista delle cose che dimentico: un foglio bianco che posso compilare solo dopo la partenza.
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DOMENICA 10 MAGGIO

Apro la porta, scendo le scale, esco. Assieme alla fresca e profumata aria mattutina, m’investe l’emozione, l’esultanza, l’esaltazione di questo momento e la commozione nell’incontrare il compagno di viaggio e gli altri amici che ci accompagnano per un tratto. C’è anche il capitano, Sandro, con la spider rossa strombazzante. La piccola carovana dirige a Chirignago dove Filiberto ci attende. Ora ci siamo tutti, rituale foto di gruppo sul sagrato della chiesa, auto compresa, che ci scorta per il primo chilometro… un saluto e un abbraccio al capitano e ad Antonella.
Con noi: Alice, Filiberto, Giorgia, Angelo. La strada scorre, le bandierine sventolano, siamo in cammino verso il profondo sud della nostra bella Italia. Che che ne dicano è ancora uno dei borghi più belli, se non il più bello, del mondo.
A Piove di Sacco giungiamo puntuali per abbracciare due cari amici: Beatrice e Nicola che si uniscono a noi con il tandem, non prima della pausa caffè. È molto bello vederli pedalare davanti a me e cogliere il loro entusiasmo, leggere la scritta dedicata al nonno sulla manica della maglietta di Beatrice: “…a te che mi hai fatto conoscere questa passione” . Pedala e parla, mi racconta, percepisco la sua allegria, la sua contentezza… gioisco!
In centro ad Adria, sulla piazza della chiesa, ci congediamo dai due: foto, abbracci, baci, saluti, manubri in opposta direzione e arrivederci. Con loro cambia direzione anche il vento che si contrappone a noi. Giorgia e Angelo ci hanno salutato precedentemente a Pontelongo.
Ariano Polesine desiderio di birra, il primo bar è affollato, giro l’angolo e nella piazza del municipio, c’è anche il gradino per appoggiare il pedale di fronte al bar “American” perfetto! Abbracci a Stefano a Cristina e a Pasquina, colta di sorpresa dal mio dire:
“Tu non credere di sfuggire al mio abbraccio!” non si tira indietro e calorosamente ci troviamo uno nelle braccia dell’altro allegramente con affetto.
Stefano molto coinvolto si sente onorato dell’abbraccio complimentandosi per l’idea, noi felici che venga accolto lo spirito del gesto.
Sosta pranzo al “Bar Sport” di Volania, dove, come consuetudine ormai da vari viaggi, Anna ci ristora, accogliendoci a braccia aperte, contenta di rivederci e di scambiare chiacchiere.
Con lo splendido sole e il vento contrario affrontiamo l’interminabile lembo di terra tra il fiume e la laguna di Comacchio che aggiriamo seguendo l’argine del Reno, dove usufruiamo del traghetto nei pressi di S. Alberto. Ad assistere il capitano della chiatta c’è Tania che sorpresa e confusa accetta il bigliettino e si concede al rituale abbraccio. Fluido e senza incertezze procede l’attraversamento di Ravenna e l’individuazione della ciclabile. Il road book fatto in casa si dimostra un ottimo strumento, ne vado fiero, anche se all’imbocco di via Barbona mi trovo davanti una sbarra su una strada bianca in mezzo ai campi. Procedo imperterrito, conduco i miei compagni, increduli e poco convinti, all’incrocio con via dei Lombardi che ci porta in riva al mare.
Siamo a quota 160 km, il vento continua ad ostacolare, il fisico da segni di cedimento che si manifestano con irritazione… con l’aiuto di una piccola dose di frutta liofilizzata si supera la crisi. La via del mare frequentata dai bagnanti, colorata dai negozi, distrae dalla fatica e conduce all’arrivo. La bandierina a scacchi del traguardo di oggi si è spostata e il nostro sforzo non è stato premiato. Giunti a Cesenatico allo Spazio Pantani entro:
“Ciao sono Romeo del Raid dell’abbraccio, sei Serena?”
“No, sono Veronica, la fidanzata di Denis, lui non c’è… sarà qui tra una ventina di minuti”
Capisco che la mia spinta affettiva nei confronti della famiglia Pantani non è corrisposta, anche perché durante la giornata i vari tentativi di contatto telefonico con la mamma Tonina, sono falliti. A questo punto, stanchi come siamo, non intendiamo dilungarci nell’attesa. Consegno il libro “Il Sogno di Nenette” di Alberto Fiorin con relative dediche, in ricordo di questo deludente incontro, mi congedo senza abbraccio e si chiude definitivamente il capitolo. Abbiamo più fortuna con Agata e Monia dell’hotel Esplanade, gentili simpatiche e sorridenti ci accolgono nella struttura dove finalmente ci rilassiamo, ora l’unico pensiero è la cena!
Soddisfiamo la ricarica di energie presso “La Trattoria” da Mauro e Lorella serviti dalla giovane Giorgia che non ci fa mancar nulla. Ceniamo alla grande a base di pesce, lasciandoci consigliare dagli addetti ai lavori… anche per la bibita, senza porre limite al budget…
“Ma si! Per una volta… due… tre… sempre non badiamo a spese”.
Più che soddisfatti non possiamo fare a meno degli abbracci… ben corrisposti… che piacere!
Km 203 media km/h 21,5 tempo 9h 24′ tempo impiegato 12h 50′
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LUNEDI’ 11 MAGGIO CESENATICO

Arriva il mattino con il rituale risveglio e tutto quel che ne consegue fino al momento del congedo con gli abbracci. Il più contento è Luca, l’inserviente dell’hotel, per l’abbraccio con Alice, mentre Filiberto è già in rilassamento sul divanetto di vimini all’esterno, cullato dalla risacca, accarezzato dalla brezza marina, ha scambiato l’alba con il tramonto. Su dai andiamo! Un piccolo malinteso direzionale provoca una caduta, nulla di grave, ma sufficiente a generare contrarietà non manifesta, che io percepisco. A Rimini Mauro esprime il desiderio di procedere in solitaria e rallenta il passo, per superarci nella sosta snack a Misano. Ci ritroviamo nella salita al passo di Siligata, procediamo assieme fino alla stazione di Pesaro (che raggiungiamo seguendo la ciclabile n° 11 direzione centro)
Dove Filiberto ed Alice attendono il treno per rientrare. A questo punto Mauro non si sente bene: “ Vi saluto io vado a cercare una camera, non me la sento di continuare” Alice cerca inutilmente di dissuaderlo, ma alla fine ci separiamo. Invito gli amici a prendere il treno in partenza a pochi minuti:
“Inutile che ritardiate di due ore, visto che non pranziamo”
Con preoccupazione accettano, rammaricati ci abbracciamo… un ultimo saluto in corsa mentre mi allontano.
Molteplici sono i sentimenti: delusione, contrarietà, irritazione, preoccupazione, dispiacere.
Prevale l’ego: ”Posso benissimo procedere da solo!” anche se ho programmato degli appuntamenti legati alla scopo del viaggio ed essere da solo mi crea un certo imbarazzo.
Tutto è bello quanto si va in bicicletta, i pensieri al vento lentamente liberano la mente che respira l’aria dell’imprevisto, accetta il lato pratico degli eventi. Sto pedalando sulla ciclopolitana n° 2 in direzione Fano lungo il mare… mi piace, tanto mi piace che ora mi fermo a mangiare qui al bar ristorante “AQABA Beach” sul lungomare Marina di Ardizia.
So per certo che anche il mio compagno ha superato il momento di crisi e sta bene, prova ne è che mi invia un messaggio… non si è fermato sta procedendo, peccato sapendolo l’avrei aspettato. Il mio fatalismo suggerisce che le cose vanno come devono andare… nulla si può e così sia. Filosofia di comodo? Può essere!
Tranne qualche breve interruzione riesco ad arrivare alle porte di Ancona usufruendo di ciclabili. Incontro traffico intenso incolonnato, sopratutto pesante, in uscita dalla città. Arrivo in stazione in contemporanea con un treno regionale proveniente da nord, mi illudo che a bordo ci sia Mauro, attendo qualche minuto, ma lui non c’è. Nel frattempo squilla il telefono:
“Sono Andrea Guidotti l’assessore allo sport”
“Ciao sono in stazione…” seguono le istruzioni per raggiungere il palazzo del comune.
Andrea si è preparato per pedalare un po’ in compagnia, ma dispiaciuto mi comunica che nello scaricare la bicicletta dall’auto riscontra una foratura. Rispondo che non fa niente, nel mio intimo preferisco visto che sono solo e non so come togliermi dall’impaccio. Già sono imbarazzato per l’incontro, in fin dei conti non siamo nessuno per chiedere un incontro con delle autorità, inoltre mi presento solo… non so cosa dire come spiegare.
Arrivo davanti al palazzo, Andrea mi attende in tenuta sportiva mi abbraccia calorosamente sollevandomi da ogni pena, comprendendo la causa della mia solitudine, non c’è bisogno di alcuna ulteriore spiegazione. L’incontro è entusiasmante, ricevo i complimenti per l’impresa, capisco che lo spirito che anima il viaggio è colto. Oltre a noi c’è Federica, un’addetta stampa del comune, che fotografa l’evento. Io consegno il libro “Il Sogno di Nenette” di Alberto Fiorin, l’assessore mi consegna dei gadget e mi informa che il giorno prima, domenica, si è svolta una manifestazione ciclistica, vorrebbe darmi dei libri, ma in bici è problematico trasportarli, mi invita a bere qualcosa, lo ringrazio, lo saluto con un altro abbraccio. Ancona è tappa per oggi, ma visto che sono solo ed ho ancora voglia di pedalare proseguo per la Riviera del Conero. Il sole è al tramonto, lo spettacolo di immagini è sublime, un energetico naturale che sprigiona potenza. Pedalo su questo tratto collinare senza difficoltà, curva contro curva la strada si snoda ondulata seguendo il profilo del monte, aprendo di tanto in tanto una finestra sul mare e, successivamente, reimmergersi nel fitto del bosco. La spinta emotiva è forte, godo immensamente del mio stato, della discesa che mi attende oltre il dosso alla fine della salita. Il vivace percorso altalenante mi accompagna a Sirolo, che mi abbraccia con l’aria dell’imbrunire intrisa di profumi. Appoggio il pedale al bordo del marciapiede, scendo dalla bici con le gambe indolenzite, entro nel piccolo hotel: “Buonasera avete una camera?” chiedo all’uomo che mi viene incontro e risponde affermativamente. Mi fa parcheggiare la bicicletta nel cortiletto, attende lo stacco dei bagagli, chiude a chiave il cancello: “Qui la sua compagna è al sicuro” così dicendo mi lascia con la moglie addetta alla ricezione.
“Hotel Parco” ottima e confortevole sistemazione, non da meno l’accoglienza del titolare che m’indirizza per la cena a “L’OSTERIA”. Dirigendo alla cena mi sento con Mauro: è attardato di una quarantina di chilometri. Dopo cena una passeggiata in centro mancava… ora posso coricarmi nell’accogliente cameretta, dotata di una porta finestra che si apre in un cortiletto tappezzato d’erba, immerso nella vegetazione. In un letto con eccezionale materasso dove il mio riposo ne apprezza il confort.
Km 157 media km/h 18,3 tempo 8h 31′ tempo impiegato 11h 23′
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MARTEDI’ 12 MAGGIO SIROLO

Non ho oscurato gli infissi, mi piace che l’alba accompagni il risveglio, tra veglia e sonno attendere i raggi del sole. A piedi nudi saluto il giorno calpestando il praticello umido, respirando profondamente l’aria del bosco mescolata all’effluvio del mare… l’incanto di un presente che non ha ne passato ne futuro, in cui la mente è priva di pensiero e l’anima gode la beatitudine dell’attimo: “Grazie!” esclamo gioioso e rientro. Riordino la mia persona, raccolgo le cose sparse in giro ricompongo il bagaglio e dirigo alla sala da pranzo. Lorenzo ( l’uomo di ieri che mi ha accolto) mi attende per servirmi un’abbondante colazione e dar vita al dialogo che si conclude inevitabilmente con un caloroso abbraccio. L’ampia piazza comprende il balcone sul mare, un angolo suggestivo ombreggiato con panchine, palme e una stupenda vista che precipita dall’alto della rupe sulla spiaggia della baia delimitata a nord dal monte Conero, a sud dal piccolo promontorio che si dissolve dolcemente perdendo quota fino al livello del mare sulle spiagge della costa marchigiana. Trascorre il tempo, ma io sono fermo in ammirazione di uno spettacolo unico. Il mare di un intenso azzurro si infrange sulla scogliera … mai visto di questo colore l’Adriatico… mi dispiace devo andare. Attraverso l’arco gotico del castello, mi allontano dal borgo medioevale, inebriato dalla discesa continuo il viaggio. In pochi minuti sono in pianura, alla mia destra, oltre l’estesa prateria, s’innalza il colle di Loreto con l’inconfondibile santuario. Il panorama è invitante, esaltato dalla luce del primo mattino è un invito. Non esito appoggio la bici al paracarro per la foto mentre sopraggiungono al lato opposto della strada, un uomo e una donna impegnati nella camminata del mattino.
Lei gesticolando mi chiede se desidero il loro aiuto per lo scatto, io rispondo invitandoli a raggiungermi:
“Buongiorno, sono Romeo del raid dell’abbraccio….” brevemente illustro il viaggio cosicché Paola e Franco, torinesi in vacanza, entusiasti si alternano alla fotocamera e alla stretta delle mie braccia in un intenso e caloroso abbraccio per manifestare la gioia dell’istante.
Istante che alimenta il cuore e carica di energia, che per parecchie pedalate si ripropone con gaudio. È la pace, la fratellanza, un sentimento di amicizia, un sorriso! Mi chiedo perché non è sempre così? Lascio a chi legge la risposta.
La litoranea Numana – Scossicci – Porto Recanati alterna tratti di campagna a tratti con insediamenti, sempre più frequenti.
Miracolato! Un incrocio anomalo, un attimo di distrazione e senza accorgermene taglio la strada ad un furgone: “Grazie baldo giovane! Che guidato da una mano Santa presti l’attenzione venuta meno a me, blocchi il tuo mezzo e salvo io sono”. Non un gesto di stizza, ma comprensione per il mio errore, le mie scuse ed un saluto. Ritengo ciò un miracolo e ringrazio ancora. Alle porte di P. Recanati prima del cavalcaferrovia, all’altezza dell’area camper, mi stacco a destra su una ciclopedonale che mi conduce in centro sul lungomare. Allineate le palme delimitano il confine tra la strada e la sabbia della spiaggia, ma la caratteristica sono le numerose piccole bancarelle dove è in vendita il pesce appena pescato e laggiù in mezzo al mar ci stan i pescherecci, si incrociano numerosi solcando lungo la costa. Un piccolo ponte di legno mi permette di passare il fiume Potenza e proseguire a fianco al mare fino alla spiaggia la Rotonda. La strada termina in un sotto passo pedonale che non offre alternative alla SS 16 per un paio di chilometri molto stretta, oltre inizia una ciclabile in sede propria con fondo levigatissimo che mi ricorda il viaggio ad Ortona (sempre in bici) del 2007 quando, nell’apprezzare la scorrevolezza del fondo, essendo attardati, già era buio, mi sono lasciato prendere il pedale verso una velocità insostenibile per qualcuno che reagisce bruscamente, rallentando la mia folle corsa. Reazione dovuta anche alla stanchezza. È solo un breve tratto, mi ritrovo sulla carreggiata, supero Porto Potenza Picena e all’inizio della frazione di Fontespina grazie ad un sotto passo abbandono l’arteria per ritrovarmi nell’abitat più idoneo al mio cavallino. Civitanova Marche con il campanile circolare della chiesa di Cristo Re che funge da faro per il porto antistante, oltre il quale la pista serpeggia in un piccolo parco per proseguire verso nord seguendo il fiume Chienti… non è la mia direzione!
Attraverso un cantiere raggiungo la statale ed il relativo ponte che permette l’attraversamento del corso d’acqua. Riprendo immediatamente il mio percorso. La ciclabile costeggia la campagna coltivata che degrada per alcune centinaia di metri al mare, affiancata da un bel viale di recente realizzazione, bello il muro che separa la ferrovia ad un livello superiore.
Altrettanto piacevole attraversare la fitta pineta di Porto San Elpidio, che si esaurisce lasciando la fascia rossa tra le palme che si susseguono allineate. Tra i vari insediamenti balneari si interpone un tappeto naturale: verde erbetta rasata alla perfezione… un immagine che da l’impressione di essere a Miami. Si susseguono le varie cittadine della costa, con le rispettive vie ciclabili, interrotte per brevi tratti nell’attraversamento dei fiumi, costringendo in statale. Non è sempre facile rientrare nella quieta via, ma grazie al preciso road book casalingo e a qualche aiuto indigeno riesco nell’intento.
Squilla il telefono: “Ciao Romeo sono Rocco, dove sei?”
“Ciao Rocco, sono a Roseto e voi?”
“Pescara… ti veniamo incontro”
“Ok ci troviamo in stazione a Pineto”

La casa natale di Rocco è a Ortona, mamma e sorella ci vivono attualmente.
Quando ha saputo del mio viaggio si è organizzato per far visita alla mamma, incontrarci e continuare in bici fino al profondo sud con noi. Io ho approfittato: l’ho mandato giù con la mia auto così da avere un mezzo di trasporto capace per ritornare a casa.
Con lui c’è Fernando altro amico d’avventura.

Mi siedo sul bordo della fontana nella piazzetta antistante la stazione. Un vialetto di un centinaio di metri la separa dalla strada principale del paese rendendola poco visibile, tant’è che vedo sfrecciare gli amici oltre.
“Rocco dove stai andando così di fretta? … torna hai già oltrepassato la stazione!”
Ci abbracciamo, salutiamo, raccontiamo, interroghiamo, fotografiamo, consumiamo uno snak, il tutto con gran entusiasmo contenti di vederci e di iniziare la pedalavventura assieme. Transitiamo per Pescara, godendo della grandiosa opera architettonica che permette di attraversare il fiume omonimo: il Ponte del Mare, un ponte strallato ciclopedonale lungo 460 metri, che offre un affascinante panorama sulla città, sul porto, sul fiume e sul mare, soprattutto ora che siamo al tramonto. Ultime pedalate, colme di parole, quante cose da dire, prima di salire in auto a Francavilla al Mare.
Ciao alla mia auto, si aprono le porte, stiviamo le bici e puntiamo la meta: Contrada Colombo (Ortona) dove mamma Concetta è in trepida attesa di dar sfogo alla sua straordinaria arte culinaria. Superato con notevole difficoltà l’oca guardiana, che si para davanti ruggendo come un leone, posso abbracciare il calore della famiglia: Concetta, Annarita e la vispa Sofia, Federica, Luca. Con entusiasmo manifestano il piacere di rivedermi.
In otto attorno alla zuppiera con “e’ sagne” termine dialettale, in pratica pasta e fagioli, piatto tipico. Tanto son succulenti che una porzione non basta e a Fernando nemmeno due, ne prende una terza. Segue la carne alla brace e per finire non potevano mancare, cotti al momento, gli arrosticini. Tanta è la gioia e l’allegria che Fernando prende in braccio Concetta sollevandola come fa lo sposo nel varcare la soglia di casa. Mi soffermo nei dettagli di questo momento speranzoso di trasmettere il clima che regna nei cuori.
Io e Fernando ci ritiriamo a Collesecco per la notte, in un appartamentino del cugino di Rocco, a cinque minuti d’auto, sulla collina a fianco. La Maiella ammantata di neve riflette il chiaro di luna e vigila su di noi, incorniciata dalla finestra.
A questo punto chiudo gli occhi e lascio oltre le palpebre: le stelle, la luna, le colline, la prateria, i fiori, le piante, gli ulivi… mi concentro sui profumi e: “Buonanotte!”

Km 156 media km/h 19,7 tempo 8 h tempo impiegato 11h 15′
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MERCOLEDI 13 MAGGIO ORTONA

Ancora riuniti attorno alla tavola per la colazione che non si esaurisce qui. Concetta continua a sorprendere, oltre al ben di Dio che da il risveglio allo stomaco: caffè, succo di frutta, biscotti, dolcetti fatti in casa, ha preparato e confezionato i panini per dopo… che mamma premurosa!
Un intenso abbraccio ci congeda da questo angolo di mondo che chiunque non vorrebbe lasciare. Ci pensa Rocco a rompere l’incanto conducendoci per sali scendi impossibili, prima di raggiungere la SS 16 al chilometro 472. Visitiamo il cimitero di guerra Canadese. Centinaia di cippi allineati in lungo, in largo, in diagonale… ovvio, ma è sempre un bel effetto, un colpo d’occhio, un contrasto se penso a come questi corpi martoriati sono stati trovati, raccolti, ammassati, trasportati prima di esser deposti a dimora sotto questo prato verde, adornato dalla fioritura multicolore, delimitato dal porticato. Il tutto situato sul colmo del colle guardato a vista dalla Maestosa Maiella.
Vana la speranza di lasciare la grande strada, la ciclabile a Vallevò, all’altezza del trabucco, scende ripidamente al mare, ma ahimè è impraticabile, il fondo è la massicciata della ferrovia, il grosso pietrisco è mosso. Alcune centinaia di metri per desistere e ritornare sui nostri passi. Questo sarebbe un tratto della ciclabile adriatica (VE – LE) di cui ho trovato documentazione, ma a mio avviso non può essere spacciato per ciclabile.
Troviamo soddisfazione e conforto a Fossacesia, dove sul lungomare, al bar da Ciccio,una buona birra accompagna il succulento panino di mamma Concetta.
Sbaglio strada,( non ho contemplato questo tratto nel road book, mi sembrava semplice) anziché prendere la litoranea di Termoli mi incanalo in un nuovo svincolo della SS 709… pazienza, ma è un peccato perché ci allontaniamo dal mare, inoltre c’è salita.
Troppo tardi per il pranzo alla trattoria da Eva a Campomarino… non ci vogliono quindi pranziamo al buffet della stazione del paese.
Buffet allestito da noi con la spesa fatta all’Eurospin e trasferimento della panchina all’ombra sul marciapiede in prossimità dei binari. Il pasto è sempre un momento di gaudio
ed anche se il contesto non è l’ideale noi siamo contenti, per di più la piccola stazione, tecnologicamente avanzata, deserta o quasi, con i locali chiusi, senza personale è arricchita dagli annunci, dei treni in arrivo e in transito senza fermata. Il treno come la bicicletta ha il suo fascino, scatena la fantasia, stimola la voglia di viaggiare e lo spirito che ci anima tiene alto il morale, tra battute, risate, foto, bocconi, il piacere della compagnia, l’allegria non manca. Seguono rettilinei interminabili in pieno sole e quando San Severo è indicato a 20 km, per la mia mania delle strade secondarie, abbandono la statale, mi inoltro nella campagna e la meta si allontana. Complici alcune toste salite, le energie si esauriscono nell’ultimo strappo che conclude nella piazza di Poggio Imperiale.
“Cerchiamo da dormire qui… vado a chiedere” , cosi dicendo Fernando si dirige verso un gruppo di anziani riuniti in un angolo della piazza, molto lieti di fornirci indicazioni e ancor più di essere informati sulle motivazioni della nostra presenza in loco. In cuor mio c’è contrarietà per non concludere dove previsto e scetticismo: “Cosa vuoi trovare in questo paese di circa tremila abitanti sperduto tra le colline” penso. Devo ricredermi, in pochi minuti ci raggiunge Don Peppino di Poggio Imperiale, a soddisfare la nostra necessità.
Affitta camere Italia è il nome della struttura, una camera tripla con porta d’ingresso in strada. Ricoveriamo Le bici dentro una corte delimitata dalle mura delle abitazioni che la circondano, chiusa da un gran portone in ferro. Don Peppino mi porge le chiavi dicendo: “Apri tu, così domattina sai come fare per prendere le bici”. Tornati alla camera liquidiamo il conto, riceviamo le indicazioni per la cena e le istruzioni per lasciare le chiavi. Per me l’uomo è il boss del paese, anche se lui smentisce. Uno sguardo, una foto al rosso tramonto durante il tragitto verso il ristorante: “Kilometro oreZ” “osteria x passione” un localino elegante ben curato che ci rianima e accontenta lo stomaco.
Rinchiusi nella camera senza finestre ci abbandoniamo al piacere del riposo.
Km 142 media km/h 20 tempo 7h 03′ tempo impiegato 10h
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GIOVEDI 14 MAGGIO POGGIO IMPERIALE

Giuseppe Francavilla è l’uomo che ieri, zittendo i compagni, prende la parola e ci aiuta nella ricerca. Questa mattina di buon ora, appostato in piazza per non mancare la nostra partenza, ci attende… desidera conoscere le impressioni sul breve soggiorno in paese e salutarci. Concludiamo la lunga chiacchierata con il rituale abbraccio con foto.
La strada scende, prima tra le cave di pietra, poi tra le coltivazioni di pomodoro, risorse economiche della zona, fino a giungere sulla strada maestra per San Severo.
Un piazzale enorme ospita un distributore di carburante, una decina di box auto lavaggio fai da te e il moderno bar “Cristal” ben fornito e servito da belle e gentili ragazze con la divisa dell’esercizio. Non esitiamo a sostare per la colazione.
Tra le tante Giuseppe dice: “… avete fatto bene fermarvi qui, a San Severo c’è molta delinquenza e rubano, dovete stare attenti…” penso che il suo dire abbia origine campanilistica. Mi ricredo quando, giunti a San Severo, Fernando entra in farmacia:
“Ha lasciato la bici là fuori!” esclama la farmacista scandalizzata, nello stesso istante un passante si rivolge a Rocco: “Occhio!” indicando la bici e aggiungendo: “Il paese è questo!” allargando le braccia. Da non credere.
Girovagando per le vie del centro incontro un sacerdote, a parer mio, al quale chiedo informazioni e mi soffermo illustrando il viaggio, al ché, foto con l’abbraccio:
“Lei è Don…?” chiedo per documentare l’incontro:
“Sono il Vescovo Lucio”
“Oh! Che onore”
Nel dire, il Vescovo chiede le foto anche con Rocco, mentre scatto parla, di conseguenza dice: “Son venute fuori le parole”
“Ne faccio un’altra… stia zitto!” ribadisco, infatti anziché le parole escono i sorrisi… che bello! Bella e simpatica è la visita all’ufficio anagrafe… Fernando (impiegato del comune di Noale) desidera conoscere e salutare i colleghi all’altro capo dell’Italia.
Arrivare a Bari oggi è impegnativo, attardati come siamo di una ventina di chilometri; rifletto, elaboro, decido…. in silenzio vario il programma, non faccio parola con i compagni.
Facciamo rifornimento viveri a Foggia, da dove questa mattina Mauro è partito in bici… lo chiamo: “ Ciao, dove sei… come va?… ho pensato di incontrarci a Barletta. Vedi se c’è un treno per Lecce, anticipiamo di un giorno a Santa Maria di Leuca così ci rilassiamo, magari ci godiamo il mare!”
Nell’assistere al dialogo Fernando si illumina esprimendo la sua gratitudine per la scelta:
“Rocco! Meno male che Romeo sta diventando un umano”.
Dirigiamo a Trinitapoli aiutati dal vento amico che da questa mattina ci fa volare. Comunque il sole picchia sulla retta strada che scompare all’orizzonte immersa nella sconfinata campagna. Un sentimento di abbandono, desolazione, disperazione mi pervade nel vedere questa terra: poderi numerati, vecchi casolari disabitati, porte e balconi murate, una recente costruzione con un bel porticato nelle stesse condizioni.
Borgo Mezzanone, poche case, la chiesa, la scuola, il bar, la fermata dell’autobus, tre panchine, il piccolo parco pubblico, la fontana, la SS 544 che lo attraversa. Prima e dopo il deserto, sembra un villaggio del Far West.
Mi chiedo perché? Mi sembra impossibile che non possa essere diverso, che questa terra non possa vivere in altro modo. Concludo con tristezza che tutto ciò è voluto.
Meglio pensare al pranzo (al sacco) e dopo Borgo Tressanti (46 abitanti) sostiamo all’ombra di due alberi solitari, unica oasi, tra le due colonne del cancello che non c’è, come pure la recinzione della ”Azienda Dimostrativa n° 2 Scuola Coordinata Borgo Tressanti”.
Cinquanta chilometri di deserto prima di conquistare la civiltà a Trinitapoli e altri venti per abbracciare Mauro in stazione a Barletta. Momento di commozione nel rincontrarci e proseguire tutti assieme. Faccio i biglietti in fretta e furia e saltiamo a bordo del regionale per Lecce. In treno conosciamo Terry, simpatica ragazza, assidua ciclista di Modugno, che si concede all’abbraccio con entusiasmo complimentandosi.
Fuori della stazione di Lecce, da un gruppetto di una decina di persone, ci corre incontro un giovane:
“Ciao! Sono Simone … Da dove venite?”
“Da Venezia… stiamo concludendo il Raid dell’abbraccio” Immediatamente con enfasi chiama l’amico Andrea per riferire quanto appena appreso. Loro, con altri otto amici, prendono il treno per Bari dove traghettano a Dubrovnik per risalire la costa Dalmata in bicicletta. Tutti uniti in un abbraccio collettivo posiamo dietro al fascione rosso con la scritta “Corri a Lecce”. Simone ci informa, inoltre, della sua partecipazione alla “Venice Marathon 2015”. Percepisco il calore e la gioia che i due amici, appena incontrati, trasmettono. Due felici pedalate ci conducono all’Hotel Cappello, carichi di buon umore, ci concediamo una bella, buona e desiderata birra, prima di ritirarci nelle stanze.
Ceniamo in centro al “Boccon Divino”. Nella successiva passeggiata mi sorprende la bellezza di questa città, ricca di monumenti, di bella gente a passeggio, gioventù, negozi, bar, ristoranti… vita!… c’è vita! Tra tanti incontriamo casualmente Gabriella, un ex insegnante presidente dell’associazione culturale V.I.A (Viaggiatori Italiani Associati). Con lei ci intratteniamo piacevolmente, vista la sua cordiale e allegra personalità, fonte di notizie sulla città, piena di gioventù grazie alle numerose università. Caloroso e inevitabile l’abbraccio, anche con Ilario il marito, giunto in un secondo momento.
Conosciamo, abbracciamo pure la cara Arianna del negozio di souvenir, molto simpatica e gioviale. A questo punto non rimane che l’abbraccio con il cuscino.
Km 122 media km/h 24 tempo 5h 08′ tempo impiegato 7h
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VENERDI’ 15 MAGGIO LECCE

Dall’abbraccio al cuscino a quello con Matteo il portiere di giorno dell’Hotel.
Oggi sono fuori mappa, lascio la costa adriatica per quella ionica; seguiamo le indicazioni di Andrea, imbocchiamo la strada vecchia per Copertino, una stradina suggestiva, serpeggiante a tratti contenuta dalle mura dei poderi, a tratti immersa nella vegetazione ed ancora in mezzo alla prateria finché… ecco compaiono gli ulivi secolari con i caratteristici tronchi cavi di incredibile diametro. Non manca l’abbraccio alle antiche piante penetrando la cavità, per immergersi nel flusso vitale di questo, a vista, secco e duro legno che verdeggia consistentemente all’estremità delle sue diramazioni colmo dei piccoli frutti. Ci abbandoniamo una trentina di minuti alle vie del centro di Nardò prima di affrontare il forte vento che si oppone all’andare.
In centro a Gallipoli Luigi Novello ci fa gli onori di casa. Parole da dire ne ha molte, non ci molla più… curioso è il fatto del suo digiuno: un mese e mezzo circa all’anno, rateizzato in un giorno a settimana, il venerdì. A vederlo non si dice visto che ha la sua bella pancia.
Concluso il giro panoramico della città vecchia a picco sul mare dobbiamo desistere dall’idea di seguire la litoranea. Il vento è talmente forte da impedire un avanzamento a velocità decente e soprattutto con un dispendio di energia adeguato, non rimane che abbandonare la costa per attenuare l’effetto vento optando per la statale che si scosta dal mare. Vista l’ora e l’offerta del territorio ci accontentiamo della piccola cucina del bar di una stazione di servizio Esso, dove riusciamo ad approvvigionarci la dose di carboidrati necessari.
Ci arrampichiamo, assaltiamo il cartello che testimonia la conquista della meta: Santa Maria di Leuca! In piedi sopra il guard rail immortalato da uno scatto fermiamo l’attimo gioioso. Ancor più gioioso l’incontro con Joannes, il vigile, molto simpatico e affabile; si abbandona volentieri all’abbraccio, raccontandoci le divertenti associazioni di nomi e cognomi della sua famiglia di cognome Papa, il padre di nome Santo e la madre non ricordo quale altro simpatico abbinamento.
Sul piazzale della basilica, che si eleva sul colle, innumerevoli foto… seguite dalla sosta birra. Caso vuole che Giuseppe, il gestore del bar, sia vissuto negli anni 70′ a Chirignago
in un abitazione attigua alla mia. Abbracci con lui, Annarita, Paola, le cameriere e Antonella, la bella moglie. Scendiamo al livello del mare e grazie alle infinite conoscenze di Rocco troviamo ospitalità al B&B Raggio di Sole, ottima sistemazione.
Questa sera inaugurano la nuova illuminazione della cascata che precipita dalla rupe del piazzale della Basilica.
Attraverso le passerelle-camminamento sulla scogliera raggiungiamo la trattoria da Fedele ai piedi della cascata; grande afflusso di auto e persone per la cerimonia, ma noi preferiamo accomodarci sulla terrazza del locale a banchettare. Il vento di oggi ha particolarmente stimolato l’appetito e con grande gioia soddisfiamo il desiderio di cibo, festeggiamo il tramonto brindando con del buon bianco locale che annega le pietanze marinare, per una volta trascuriamo il budget: “Ma sì! È ora di finirla con il risparmio!”
“Magna e bevi che a vita xe un lampo!” (mangia e bevi che la vita è un lampo) come si suol dire dalle mie parti.
Il rombo di motori accompagna il passeggio sul lungomare, è in corso il 48° Rally del Salento.
Il rumore dell’alto numero di giri si trasforma in un borbottio pieno, irregolare al regime di minimo, il cambio produce un sinistro rumore metallico, uno sferragliare che da l’idea che tutto si stia macinando e che da un momento all’altro un botto dia fine all’evoluzione evolvente degli organi. Un botto c’è quando il pilota innesta la marcia e la vettura, come percorsa da un brivido, sobbalza, poi lentamente si avvia verso il parco chiuso, questo, dopo che il copilota ha timbrato e dato l’ok ad avanzare.
Rabbrividisco e il mio cuore accelera i battiti nel rivivere questi attimi di una passione ormai chiusa in soffitta. Una grande commozione mi coglie, non resisto devo avvicinare un protagonista: “ Ciao, sono Romeo del raid dell’abbraccio, ho coltivato questa passione realizzando il sogno alla fine degli anni 70′, ora vado in bici….” continuo il racconto del viaggio e lo scopo, concludendo con un: “Posso abbracciarti?”
Isabella è ben lieta di posare per la foto di rito, due parole anche con Elvis, il pilota e un forte abbraccio.
Basta devo andare, temo che l’eccessiva emozione possa essermi fatale, tanto sento battere forte il cuore nel petto… amici che ci volete fare, ce l’ho nel sangue!
Km 100 media Km/h 18 tempo 5h 50′ tempo impiegato 9h 55′
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SABATO 16 MAGGIO SANTA MARIA DI LEUCA

All’alba sto già camminando sul lungomare di un mare, che come ieri, è molto agitato, s’infrange sulla scogliera schizzando fino alla strada.
Dirigo deciso al porto dove è allestito il parco chiuso. I mostri sono allineati pronti per le prove di oggi. Con sorpresa scopro che la Ford Focus di Elvis Chentre e Isabella Gualtieri porta il numero 1, al ché deduco che sono un equipaggio di rilievo… vincente, mi emoziono ulteriormente riflettendo sulla casualità di ciò che accade, ed è un mistero, che mai verrà svelato.
Coltivo lo stato d’animo e continuo la passeggiata fino alla fine dell’Italia, la punta estrema dove l’incontro dei due mari è rappresentato da un monumento di pietra.
Seduto sugli scogli ammiro incantato l’immenso dove si posano i miei occhi e ringrazio per quel che provo, per la grande gioia che mi pervade, non c’è tesoro, ricchezza più grande di questa beatitudine.
Ripeto la passeggiata con gli amici, mi faccio fotografare sul gradino più alto del podio dove è allestito il palcoscenico del rally. Il mare continua la sua agitazione impedendo un tuffo, un bagno sulle acque che si mescolano, ma non impedisce di posare con le magliette personalizzate del viaggio. Mauro e Romeo, protagonisti, abbracciati innalziamo le braccia, lo sguardo e soprattutto il cuore al cielo, con i piedi sullo sperone di roccia nel punto estremo, esposto a strapiombo sul mare.
Fernando e Rocco, seguaci, si alternano in un infinità di pose. Non capita tutti i giorni di essere qui con l’anima colma di soddisfazione, purificata dal lento viaggio sulle due ruote a propulsione umana. Lo sforzo fisico, il sudore hanno ripulito dalle scorie, rigenerato e ricaricato di nuova energia per continuare a sorridere e ad abbracciare.
Il treno ci ha rubato chilometri di pedalata, un centinaio circa, ma ci regala queste ore di relax prima del giro del paletto e l’occasione di incontrare Gaetano e Severina, giovani cicloviaggiatori Svizzeri. Giovanna e Bruno, maturi camperisti di Faenza e… serve dirlo?… Abbracci! Che allegria, che simpatia!
In tarda mattinata si torna in sella, si punta a nord rimanendo in centro tra le due coste per raggiungere Lecce. Il vento soffia amichevolmente sospinge i quattro cavalieri in un territorio meno arido frequentato da paesi che si susseguono.
Patù, Salve, Presicce e Taurisano. Corso Umberto 1° “La Siesta” … forte richiamo irresistibile.
“Si! Si! Ok, qui va bene! Si mangia!” Ci sistemiamo sui tavoli all’esterno.
la sorte è con noi, è in corso un banchetto per una cresima, meglio non può andarci, il risotto è pronto!
“Ma Rocco dov’è?”
Nella bottega a fianco a salutare un giovane collega autoriparatore sconosciuto fino a quel momento ed ora già amico. Famigliarizziamo immediatamente con Vito, un avventore, Antonio e Francesca, simpatici e cari giovani camerieri. Come al solito stimoliamo curiosità e Martina, la titolare, esce per conoscerci, nel contempo io mi intrufolo nella festa all’interno per raccogliere altre braccia, abbraccio Mariagrazia, Antonio, invitati della cerimonia.
Calore umano immenso, immenso affetto in tutti questi abbracci, forte sentimento di fratellanza e amicizia. Sogno che tutto ciò si allarghi a macchia d’olio, si propaghi all’infinito e diventi priorità nell’esistenza di tutti!
Euforici riprendiamo il cammino, sospinti dal vento voliamo a 40 km/h, sfrecciamo tra gli ulivi e i paesi. Ruffano, Supersano (come noi!), Cutrofiano, sede del “Bar Tabù”, coca e birra e un abbraccio con la giovane e bella Sandra dai bellissimi occhi turchini accompagnati da uno smagliante sorriso: “Grazie Cara!”
Sogliano Cavour, Galatina, con sostina, San Cesario e conclusione a Lecce.
Di nuovo a Lecce, di nuovo all’Hotel Cappello per trascorrere la notte. Ceniamo alla pizzeria “Convivio” all’aperto con i tavoli sulla via tra il passeggio. Ritorniamo a salutare Arianna e a girare tra le vie del centro con rinnovata ammirazione per la città, detta la Firenze del sud e non a caso… appellativo meritato. Ritornati in camera Mauro si appresta al computer:
“Guarda le classifiche del rally… come sono arrivati Elvis e Isabella?”
Si sono piazzati al secondo posto, ma la piacevole sorpresa è l’articolo scritto da Andrea su “Lecce Prima” con tanto di foto dell’incontro di ieri, mi colpisce particolarmente la frase: ”Amo scrivere queste cose…” sinteticamente descrive la nostra avventura, trasmettendo lo spirito che ci anima. Mi abbandono felice e soddisfatto.
Km 77 media km/h 18 tempo 3h 56′ tempo impiegato 6h 27′
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DOMENICA 17 MAGGIO LECCE

A mezzogiorno ci aspetta il treno del ritorno, la freccia bianca delle 12 13.
abbiamo tutto il tempo per ammirare l’architettura con la luce del giorno, questa volta con comodo, non con calma, girovaghiamo, fotografiamo, acquistiamo i souvenir.
Per poter viaggiare sul treno le bici devono essere contenute in un involucro, Fernando è il fornitore ufficiale delle sacche: borse rettangolari di una tela leggera con ingombro nullo o quasi, trasportabili nelle borse-bagaglio.
“Fermo Fernando! Cosa fai? Basta togliere le ruote e girare il manubrio!”
Se non lo fermo scompone la bici, ha tolto i pedali, svitato il bullone fissaggio del manubrio, tolto la sella:
“Basta Fernando, infila la bici nella busta!” naturalmente tutto questo è accompagnato da risate. Nell’attesa che il convoglio, già sul binario, sblocchi le porte ci spostiamo all’ombra e abbracciamo Renata, Alice, Elisabetta, Antonella e Lulù, scout di Bari.
Fortunatamente i nostri posti numerati sono sulla carrozza di coda, così possiamo sistemare le quattro sacche con le bici sul piccolo corridoio che da accesso al posto di guida nel caso la carrozza sia in testa. Dico fortunatamente perché altrimenti è problematica la sistemazione. Cambio treno a Termoli per Ortona, dove Federica ci attende per sollevarci dal peso dei bagagli, così, sfoderate le fedelissime, in scioltezza alleggeriti, saliamo a Contrada Colombo. Mamma Concetta ci attende con i suoi manicaretti. Con Mauro, io e Fernando, ritorniamo sulla casetta a Collesecco per metterci in ordine per la cena.
La zuppiera con il brodo da inizio alla cena, seguono gli spaghetti al pomodoro e il pollo arrosto che non ho ricordi di averne apprezzato la prelibatezza come in questo caso, un sapore che oltre non può soddisfare, vi dirò di più: Mauro non è un mangione, ma in questo caso ha mangiato tutto… addirittura una porzione doppia di spaghetti, incredibile.
Questa cuoca è straordinaria!
La festa continua in piazza a Tollo dove è in corso la festa del paese e il cugino di Rocco inaugura la pasticceria ambulante. Federica ci accompagna tra canti, balli, nuovi incontri e abbracci, l’attività procura sete, quindi visita in pizzeria dove lavora Luca. Una birra non basta, troppo buona, è meglio inzuppare la seconda:
“Dai Luca fai una pizza da spartire a spicchi” non l’avessi mai detto! L’artista si esprime al meglio e sebbene la cena ci ha saziato non vien meno il gradimento del capolavoro sfornato al momento, carico di ingredienti ben assortiti che ne esaltano il sapore. Siamo sempre pronti a godere… che sia una malattia? Io dico di no, non penso che il ben stare faccia male, soprattutto se viene da cose semplici come uno spicchio di pasta ricoperta con i doni della terra. Evviva la pizza, evviva il mangiare, evviva il bere, evviva noi che abbiamo il dono di gioire dell’attimo fuggente!
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LUNEDI’ 18 MAGGIO ORTONA

Abbraccio con gli occhi la meraviglia che si estende innanzi a me, nel dolce declivio della valle per innalzarsi verso il cielo lungo le pendici della Maiella, che Rocco definisce la “Mamma”, con la cima ancora innevata si staglia all’orizzonte azzurro in queste prime ore del dì che ancora una volta si offre per esser vissuto. Concetta ci attende per la colazione sempre ricca di golosità. Come contraccambiare tanta ospitalità, tanto affetto…? Stringiamoci ancora in un abbraccio e: “Grazie Concetta!!!”.
Un saluto a Federica in pasticceria dove lavora e si parte per il rientro. Ancora una volta Rocco inizia a tendere l’elastico che lega il suo cuore a questa terra, alla sua terra!… si torna a nord. Tutti e quattro con le nostre compagne, con i nostri bagagli a bordo del fido Scudo torniamo a casa. Silenziosi navighiamo all’interno della mente colma di ricordi, di sensazioni che animano i sentimenti e ci proietta nel fantastico mondo dell’avventura, che mai ci stanchiamo di vivere… speriamo ancora per molto tempo.

Un abbraccio è un dono perfetto, abbracciami forte!

956 chilometri in sette giorni

Sono innumerevoli gli amici che hanno condiviso con affetto l’abbraccio regalandoci un sorriso… grazie! Un Grazie particolare a:

COMUNE DI ANCONA:
Assessore Andrea Guidotti
Segretaria Ornella Guglielmino
Addetto stampa Federica Zandri che ha pubblicato tre articoli sull’incontro, rispettivamente sul Resto del Carlino, Corriere Adriatico, Vivere Ancona.

FIAB PESCARA :
Presidente Giancarlo Odoardi, con il quale mi scuso del mancato incontro cause problemi logistici insorti. Sono molto dispiaciuto del fatto perché il suo interessamento e la disponibilità sono stati eccezionali.

ANDREA MORRONE
per l’articolo su “Lecce Prima”

by Romeo Boscolo

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