Queste righe dedicate alle biciclette a ruota fissa si rivolgono in particolare a coloro che non sanno esattamente cosa siano. Rientrando in questa categoria ho provato a risolvere l’arcano: spiegare ai comuni mortali le biciclette a scatto fisso.
Procediamo per gradi:
Cosa è la ruota fissa?
“La bicicletta a scatto fisso ha la particolarità di avere un solo rapporto possibile e nessun meccanismo di ruota libera, per cui la pedalata è solidale con il movimento della ruota posteriore. Non è perciò possibile pedalare a vuoto all’indietro, né smettere di pedalare, a meno che non si voglia rallentare bruscamente l’andatura.”
Così la definisce Wikipedia. Tutto Chiaro?
Se come per me la risposta è negativa non vi abbattete e continuate la lettura.
Non soddisfatta della prima ricerca sul web ho deciso di rileggere il capitolo “Un giorno a scatto fisso” di Roberto Peia tratto da “Diari di un bike Messenger“. Per le loro consegne gli Urban Bike Messenger usano biciclette a ruota fissa, “un tipo di bici senza quel dispositivo meccanico- presente nella maggior parte delle biciclette- che permette, quando si smette di spingere sui pedali, che questi stiano fermi e che le ruote continuino a girare per inerzia” – afferma Peia – che poi aggiunge: “con una Fissa invece i pedali girano sempre perchè il mozzo posteriore, cioè quella rotella posteriore con i denti su cui gira la catena sono solidali, come fossero saldati“.
La descrizione incalza molto tecnica “la trasmissione della catena alla guarnitura, cioè la corona dentata anteriore, è senza soluzione di continuità. E così quando si smette di pedalare, è la ruota posteriore a spingere le pedivelle e le gambe del ciclista sono costrette a frullare.”
Tutto chiaro no?
Dopo tutte queste definizioni cominciavo ad avere un’idea confusa in testa soprattutto quel termine “frullare”, riferito alle gambe, non mi lasciava tranquilla. Decisa a non arrendermi ho chiesto aiuto prima via internet e poi di persona a Paolo, per i più Rota Fixa: un nome una promessa, “fissato” romano che da quasi nove anni le usa per spostarsi per la Capitale.
Non sono servite tante parole come immaginavo: al nostro incontro mi ha semplicemente detto “PROVALA!”.
Dopo una rapida occhiata all’elegante bicicletta, ho chiesto ingenuamente: “MA I FRENI?” con una risata incoraggiante sono stata invitata di nuovo a provare e una volta salita in sella ho avuto subito chiaro cosa è la bici a scatto fisso.
E’ una bicicletta che non possiede i classici freni ma che usa i pedali anche per rallentare ed arrestare la sua corsa, semplicemente facendo forza/resistenza sulle pedivelle. Effettivamente è vero, come cercava di spiegare Peia, le gambe del ciclista sono costrette a “frullare” e ad essere sempre in movimento: sia per procedere che per arrestarsi. Le distrazioni nel traffico però non sono ammesse: la frenata è tanto più immediata quanto la forza impressa al pedale.
Con la frenata a presa diretta sulla catena della ruota posteriore, le fisse sono state le prime ad essere inventate e hanno un solo rapporto, una singola marcia. Estremamente essenziali e leggere in quanto prive del sistema di cavi, dei comandi e del cambio, e nella maggior parte dei casi dei freni. Sono particolarmente adatte all’uso su pista nei velodromi dove la necessità di franata è ridotta ma sempre maggiore è anche l’impiego per gli spostamenti in città.