Viaggio in bici in Maremma (parte 3): da Alberese a Marina di Grosseto

Tratto dalla raccolta di viaggi: Abbondanti dozzinali

Il titolo può sembrare strano, ed è volutamente grottesco, nasce da un gioco di amici che auto-ironizzava sulla nostra scarsa organizzazione dei primi viaggi, sulla scarsa preparazione fisica, su tutto-ciò-che-non-è-romanzato.
E questo è anche un po’ il taglio della narrazione dei miei diari: grottesco, surreale, ironico, con un occhio disincantato sempre teso al lato antropologico dei posti visitati…

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Viaggio in bici in Maremma (parte 1): da Roma a Orbetello
Viaggio in bici in Maremma (parte 2): Orbetello, Albinia, Alberese

ALBERESE – GROSSETO – MARINA DI GROSSETO

Seduti al tavolino di un bar a bordo strada, Campari e piadina, importunati dal caldo e dalla forzata simpatia del gestore. “Avete scelto il giorno più caldo della settimana per muovervi, oggi fanno più di 38°”. Il tizio ci fornisce però importanti informazioni sui problemi di strada che già si affacciano all’orizzonte: “Ragazzi più avanti c’è il fiume Ombrone, e il primo ponte utile per attraversarlo è l’Aurelia”.

Ci facciamo coraggio, e finalmente paghiamo tributo all’asfalto; e sono tre chilometri di magliette tirate su dal risucchio dei Tir e di traiettorie meticolosamente dritte, qui per fortuna la carreggiata è un po’ più larga, e la striscia rovente ci porta fin dentro Grosseto, sempre accogliente e quieta.
Di lì, sfidando un pomeriggio non meno torrido della mattinata, rivolgiamo di nuovo la rotta verso il mare, per una bella ciclabile tra i campi e i canneti.
La luce è sempre incazzata, ma più diffusa, come solo in estate sa essere.
Passiamo Principina a Mare, e finalmente nel tardo pomeriggio, con più di 80 km nelle gambe, facciamo il nostro ingresso a Marina di Grosseto, che ci accoglie con una vasta e ombrosa pineta.

Completata la tappa della giornata, restano due questioni logistiche da sbrigare: magnà&dormì.
Ovviamente, entrambe le operazioni vanno effettuate in maniera abbondante e dozzinale; vale a dire, ottenendo un risultato quanto più possibile soddisfacente in termini di quantità, spendendo il meno possibile. La famosa troppo corta lascerà scoperta senza alcun rimpianto la qualità.

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Alla questione alimentare provvede un supermercato e il buon gusto di Gianluca, che esce soddisfatto brandendo una busta contenente due lattine di fagiuoli, un chilo di pizza bianca, un formaggio spalmabile di sottomarca e una bottiglia di pessimo rosso da tavola. All’acqua provvederà il Comune di Grosseto e le nostre borracce.
Per il pernotto, essendo volutamente privi di tenda, chiediamo alla pro-loco se esistono posti tranquilli e legali dove accamparsi lungo il litorale.
Ma certo ragazzi, se passate gli stabilimenti dopo la pineta si può stare tranquillamente… però se proseguite fino a Castiglione della Pescaia, c’è più movida, più movimento per voi giovani…

Il fantasma di Nanni Moretti si agita dentro di noi.
Trovato il luogo adatto, leghiamo a un palo le bici e le scarichiamo per preparare il nostro prestigioso campo base. Sono le sette e mezza, e non il sole ancora non dà tregua.
Cerchiamo di fare una doccia negli stabilimenti ormai in chiusura, ma i senegalesi surfisti che le custodiscono ce le negano con cortesi scuse.
Ripieghiamo su una sommaria sciacquata marina.
Dopo la toeletta, si consuma la sontuosa cena. Cannellini e borlotti, pietanze da re.

Per spalmare il mediocre (pietoso) formaggio sulla pizza, ricorro al coperchio della vaschetta di plastica della confezione, avvalendomi del condimento della sabbia. La bottiglia di vino in due, il nostro carburante speciale, il sole della giornata e la pedalata formano una cooperativa con l’obiettivo di stenderci definitivamente. Ci riescono molto bene.
Ci addormentiamo in condizioni pietose verso le dieci di sera, cullati dal rumore delle onde e dal riflesso della luna sul mare.
Quando si va a dormire presto, le ore dopo l’una vengono definite “del mattino”; quando questa condizione non si verifica, si parla in maniera disinvolta di “tre di notte”, “quattro di notte”, e così via.

Sono appunto le tre del mattino quando il nostro sonno sabbioso viene bruscamente interrotto da un rumore atroce, e dei fari allucinati squarciano il velo del nostro pacifico stordimento.
Niente più Comfortably Numb.

Ci occorre qualche secondo per renderci conto che quello che ci viene incontro fendendo il buio è il trattore che compatta la spiaggia, e non ci resta che strisciare come vermi nei nostri sacchi a pelo per evitare fini indecorose.
Un’oretta dopo lo sentiamo tornare indietro, ma noi baccelli siamo ormai al sicuro, lontani dalla sua traiettoria. [continua]

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