“Sono caduto tante volte e mi sono sempre rialzato, ma questa volta non mi rialzerò più…” disse Marco Pantani davanti alle telecamere.
Era la mattina del 5 giugno 1999 e all’hotel Touring di Madonna di Campiglio, alla vigilia della penultima tappa con Gavia, Mortirolo e arrivo all’Aprica un controllo antidoping costrinse il Pirata alla resa. Marco era in maglia rosa: il giorno prima passò il traguardo di Madonna di Campiglio a mani basse, come si addice a un campione talmente forte da non aver bisogno di festeggiare. Al giro del ’99, Pantani aveva polverizzato gli avversari su tutte le salite più importanti: Gran Sasso, Oropa, Pampeago e Campiglio.
Ma i controlli di quel 5 giugno svelavano una triste realtà: i livelli di ematocrito di Marco Pantani erano al 51,9% contro il 50% consentito allora dalle norme dell’Uci, la federciclismo mondiale. Quel giorno la sua squadra, la Mercatone Uno, si rifiutò in blocco di partire, il giro andò avanti, seppure senza il suo protagonista.
A distanza di 16 anni da quella mattinata che segnò il declino di quello che fu il ciclista più amato dagli italiani, un’intercettazione arriva a svelare una triste verità di quella squalifica: Marco era pulito e fu un complotto della Camorra a distruggerne la carriera.
L’intercettazione, pubblicata da Mediaset Sport mette adesso in evidenza una realtà diversa, fatta di scommesse miliardarie in cui la Camorra, pur di non perdere, fu disposta a sacrificare il più grande scalatore di sempre.
Ecco il testo completo:
Uomo: “Mi hanno interrogato sulla morte di Pantani”.
Parente: “Noooo!!! Vabbuò, e che c’entri tu?”.
U: “E che c’azzecca. Allora, Vallanzasca ha fatto delle dichiarazioni”.
P: “Noooo”.
U: “All’epoca dei fatti, nel ’99, loro (i Carabinieri, ndr) sono andati a prendere la lista di tutti i napoletani che erano…”
P: “In galera”.
U: “Insieme a Vallanzasca. E mi hanno trovato pure a me. Io gli davo a mangià. Nel senso che, non è che gli davo da mangiare: io gli preparavo da mangiare tutti i giorni perché è una persona che merita. È da tanti anni in galera, mangiavamo assieme, facevamo società insieme”.
P: “E che c’entrava Vallanzasca con sto Pantani?”
U: “Vallanzasca poche sere fa ha fatto delle dichiarazioni”.
P: “Una dichiarazione…”
U: “Dicendo che un camorrista di grosso calibro gli avrebbe detto: ‘Guarda che il Giro d’Italia non lo vince Pantani, non arriva alla fine. Perché sbanca tutte ‘e cose perché si sono giocati tutti quanti a isso. E quindi praticamente la Camorra ha fatto perdere il Giro a Pantani. Cambiando le provette e facendolo risultare dopato. Questa cosa ci tiene a saperla anche la mamma”.
P: “Ma è vera questa cosa?”
U: “Sì, sì, sì… sì, sì.”
L’intercettazione realizzata grazie a una cimice posizionata nell’abitazione di un camorrista, svelata dalle indagini della polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Forlì. Il procuratore Sergio Sottani alla guida delle indagini non ha dubbi: “Un clan camorristico minacciò un medico per costringerlo ad alterare il test e far risultare Pantani fuori norma”.
Ciao Pirata.
#pantanieraundio