Ieri ci ha lasciato un gigante del giornalismo: Gianni Minà, un professionista che ha intervistato il mondo e che negli anni ha coltivato questa sua passione di raccontare i grandi personaggi della storia, dal cinema alla musica, dalla politica allo sport. Impossibile elencarli tutti: da Fidel Castro a Muhammad Ali, da Diego Armando Maradona a Sergio Leone, da Pietro Mennea a Robert De Niro. Solo per citarne alcuni.
Il giornalista dell’empatia
Personaggi, sì, ma quello che traspariva dalle interviste di Minà erano le persone, messe a nudo nei loro sentimenti. Si poneva in modo empatico e faceva le giuste domande all’intervistato: ne riceveva delle risposte autentiche, non costruite. Mai una parola fuori posto, aveva garbo e ironia – oggi qualità sempre più rare – e l’intervista diventava un racconto in presa diretta di vita vissuta. Non a caso – e sono perfettamente d’accordo – l’Ultimo Uomo ricorda Minà come “il giornalista dell’empatia“.
Quell’intervista a Marco Pantani
Tra le moltissime persone intervistate – tante quanto ricca era la sua mitica agendina telefonica, che in un famoso sketch Massimo Troisi diceva d’invidiargli – c’è stato anche Marco Pantani.
Come si concretizzò quell’intervista lo ha raccontato proprio Gianni Minà in un’intervista al Corsera: «Pochi giorni dopo il Giro d’Italia del ’99 per il valore degli ematocriti troppo alti, Marco Pantani, a sorpresa, mi cercò per farsi intervistare, pur sapendo che fui uno dei primi a denunciare il doping nello sport. Mi sorprese la sua telefonata, ma ne ammirai la dignità: “Almeno lei mi starà ad ascoltare” mi disse. Lo raggiunsi a casa sua e lo intervistai. Andai solo con un operatore, senza nessun altro, era troppo delicata la situazione. La stampa era accalcata fuori dal suo cancello. Questa foto è stata estrapolata dall’intervista che è su YouTube perché non ho voluto neanche un fotografo. Ho un ricordo struggente di Marco, travolto da una situazione e da un sistema più grande di lui, spezzato e messo all’angolo, completamente solo».
“Almeno lei mi starà ad ascoltare”
Ne è uscito fuori un documento di rara sensibilità, tutto da vedere. Era stato Marco Pantani a chiamare Gianni Minà per essere intervistato: “Almeno lei mi starà ad ascoltare”. E lo ha fatto, in un dialogo delicato che lo ha portato ad aprirsi per raccontare la sua verità.
Le ultime battute – anche alla luce della prematura scomparsa di Pantani – sono da brividi: “Hai tutta l’Italia che ti sta guardando in questo momento: c’è qualcosa che vorresti dire guardandola dritta negli occhi?”, chiede Minà.
E Pantani: “Io vorrei dire che sicuramente esistono i problemi, ci sono persone che possono sbagliare: tutti possono sbagliare. Posso sbagliare io, e può sbagliare chiunque. Ma credo che la cosa che bisognerebbe imparare è di pensare forse qualche secondo in più, magari risparmiare anche qualche parola, piuttosto di dare dei verdetti e di condannare le persone ancora prima che abbiano commesso qualche cosa. Invece purtroppo nella nostra società , non solo nello sport, ci accorgiamo che uno viene condannato ancora prima che si possa difendere”.
rip? sempre Grande Marco