Mobilità

Perché a Torino la ciclabilità non è un’opzione?

Perché a Torino la ciclabilità non è un’opzione?

Domenica 16 luglio è stato pubblicato sul sito e sui social de La Stampa – edizione Torino – nella rubrica “Cosa ne pensi?” il sondaggio “Piste ciclabili, sei favorevole o contrario?”. Come prevedibile, il link della principale testata torinese, che proprio qui a Torino ha la sua sede principale, ha iniziato a rimbalzare nei gruppi Facebook e Whatsapp.

Torino ciclabili piazza statuto
Ciclabili a Torino: il percorso per bici in Piazza Statuto

Domande con opzioni di risposta tendenziose

Le domande andavano dal generico “Sei favorevole allo sviluppo di piste ciclabili?” al “Qual è la tua principale preoccupazione riguardo allo sviluppo delle piste ciclabili a Torino?” passando dal “Quanto ti senti coinvolto” e “Cosa miglioreresti”, con opzioni di risposte tendenziose, che vanno a braccetto con l’articolo a cui era abbinato dal titolo, piuttosto eloquente, Ciclabili, la città si spacca sui 50 km di piste in due anni.

Chiedere l’opinione dei lettori e delle lettrici, in una modalità crowdsourcing, è una forma utile e coinvolgente, che permette, oltre ad attirare l’attenzione di chi legge e farlo sentire partecipe alla vita del giornale, anche di far emergere il sentire comune che chi fa il giornale potrà valorizzare proprio per rispondere alla sua vocazione: informare e aiutare le persone a interpretare la realtà e il mondo che le circonda.

Un sondaggio che alimenta la conflittualità

Un sondaggio – come quello proposto da La Stampa – che invece stimola un dibattito tra tifoserie, alimenta conflittualità, dentro e fuori dalla rete, e polarizza le posizioni su un tema già parecchio dibattuto non aiuta a fare informazione. Pensare che promuovere la ciclabilità e in generale una mobilità più sostenibile possa essere solo un’opzione è anacronistico, soprattutto in una città con una mobilità ancora autocentrica e un tasso di auto per abitante tra i più alti in Italia (e quasi doppio della media europea) a cui si aggiunge il primato di città più inquinata e tra le città che già stanno vivendo temperature insostenibili effetto della crisi climatica.

Risponderemmo mai a un sondaggio che chiede se siamo favorevoli ai marciapiedi? E a uno che chieda se siamo d’accordo sulla presenza delle aree gioco per bambini? Forse anche quelli sono “perdita di posti auto”, no? Eppure sulle ciclabili il ragionamento si perde.

Alto rischio di strumentalizzare il tema

Dare in pasto all’opinione online – con uno strumento che non ha valore statistico, come sottolinea anche la stessa redazione a proposito di “Cosa ne pensi?”, visto che chiunque può rispondere e i rispondenti non sono un campione rappresentativo della popolazione – un tema così delicato come quello della ciclabilità e della transizione energetica è rischioso: si strumentalizzano sentimenti e paure in nome del clickbait e si offre il fianco a polemiche da parte di chi crede che la mobilità motorizzata con auto private possa rimanere inalterata o peggio stimolata, invece di aiutarle a capire perché dobbiamo invece cambiare.

I risultati del “sondaggio” (senza valore statistico)

Sempre nel disclaimer della redazione, si legge che il sondaggio serve “per far arrivare a chi ci amministra istanze che altrimenti potrebbero restare inascoltate”, come se un’accozzaglia di commenti di pancia, non mediati e non sostenuti dalla voce di esperte ed esperti (chi fa ricerca o le associazioni che da anni fanno lobby e si occupano di questi temi, per fare un paio di esempi), potessero in qualche modo essere d’aiuto all’Amministrazione.

I risultati del sondaggio sulle ciclabili di Torino, chiuso dopo appena 24 ore, sono riportati in un successivo articolo che non lascia dubbi: il 74% dei 952 rispondenti è a favore delle ciclabili. Un 59% ritiene che abbia migliorato la mobilità, secondo il 34% l’ha peggiorata, mentre il 7% non sa. Le risposte successive mettono in evidenza la sicurezza delle strade, scelte “non appropriate” e richiesta di “maggiore sicurezza”.

La revisione delle ciclabili a Torino

Che ci siano dei miglioramenti da fare sulla ciclabilità urbana di Torino è evidente e la stessa Assessora alla Transizione Ecologica, all’Ambiente e ai Trasporti Chiara Foglietta in una recente intervista ha evidenziato la necessità di migliorare là dove necessario e soprattutto di continuare a investire in nuove infrastrutture per la ciclabilità, puntando alla transizione ecologica.

“La bicicletta in sé non è un argomento divisivo”, risponde prontamente l’Assessora al giornalista de La Stampa il giorno prima del sondaggio. “Divisivo è il dibattito che spesso ne deriva. Non credo esistano tifoserie così nette: molti torinesi che usano l’auto si spostano frequentemente anche in bici, col monopattino o a piedi. E credo che questa sia una maggioranza, che magari non alza la voce per difendere la sua posizione, ma concorda sulla strada intrapresa, che prevede anche la realizzazione di zone trenta, aree car free e pedonalizzazioni”.

Torino: controviali (immagine di repertorio)

La polarizzazione delle discussioni sulle ciclabili

Ma per andare un po’ più a fondo di cosa può esserci dietro le domande del sondaggio e la ricerca di polarizzazione, abbiamo interpellato Maria Cristina Caimotto, linguista, professoressa dell’Università di Torino e autrice di “Discourses of Cycling, Road Users and Sustainability. An Ecolinguistic Investigation”.

“Le discussioni attorno alle ciclabili – spiega Caimotto – concentrano più temi che toccano corde profonde nelle persone: la propria identità e posizione sociale e i danni all’ecosistema. Ogni giorno ci viene ripetuto che dobbiamo ridurre le emissioni di gas climalteranti e usare meno l’auto è il modo più immediato di contribuire a livello individuale. Allo stesso tempo le pubblicità dell’industria automobilistica creano identità e narrazioni in cui possiamo identificarci. Se fate caso alle pubblicità delle automobili, noterete che dicono pochissimo del prodotto che vendono e moltissimo dell’identità con cui i potenziali acquirenti dovrebbero identificarsi. Nell’arco di una vita una persona spende in automobili e costi accessori la stessa cifra che spende per le case in cui vive: si vede in fretta quanto l’argomento può essere divisivo. Andare in bici va bene sempre, purché non tocchi il mio posto auto o le mie abitudini di spostamento”.

La resistenza al cambiamento

E Caimotto continua: “Sono sentimenti comprensibili: tendiamo a resistere ai cambiamenti e abbiamo, giustamente, paura della crisi climatica per cui una delle reazioni irrazionali per sopportarla è negare che esista. Si tratta, appunto, sentimenti da rispettare come tali, ma non da usare come argomentazioni per dibattiti privi di fondamento. È importante smettere di alimentare qualsiasi discorso che in qualsiasi modo mette auto contro bici, automobilisti contro ciclisti ecc. perché è come incentivare la lotta tra i polli in mano a Renzo Tramaglino, impegnati a beccarsi tra loro senza accorgersi né preoccuparsi di dove li stanno portando”.

Si tratta di un problema complesso che richiede soluzioni complesse. Sappiamo che non si risolve solo aggiungendo nuove ciclabili, ma migliorare la ciclabilità è un pezzo e uno strumento per cambiare il volto delle nostre città e migliorare la qualità della vita delle persone.

“Il dovere di chi occupa posizioni di potere – conclude Caimotto – è accompagnare il cambiamento con argomentazioni intelligenti, non fomentare schermaglie per far passare il tempo una domenica in cui fa troppo caldo”.

Leggi anche: “Perché La Stampa va contro la mobilità sostenibile?”. La domanda di un lettore

Leggi anche: La Città delle Biciclette | Il potere delle parole nella promozione della ciclabilità

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Commenti

  1. Avatar Sandro ha detto:

    Paolo, ah OK scusa. Allora vivi fuori la zona tariffaria metropolitana dove sono necessari i biglietti integrati. Purtroppo, come ovunque nel mondo, i biglietti singoli per viaggi occasionali saranno sempre svantaggiosi all’occhio di chi usa l’automobile come primo mezzo. Alla fine GTT chiede sui €0.15 per km che è in linea con la media di tutte le altri città d’Italia e Trenitalia (regionali). Piuttosto si dovrebbe scoraggiare e rendere molto, ma molto, più costoso entrare in città in auto (che ora costa poco, come hai descritto tu e ti credo) da far pensare che forse il trasporto pubblico può essere usato per altre cose che i viaggio occasionali e quindi rendere attraente gli abbonamenti che sono già convenienti.

  2. Avatar Paolo ha detto:

    Purtroppo Sandro non è così, il biglietto per il treno+100 min. di metro costa 4,20 andata +4,20 ritorno x 2 persone = 16,80 …in auto con 2 ore di parcheggio spendo la metà e ci metto la metà del tempo.
    Sono anch’io d’accordo con te che torino è una, anzi la città autocentrica per eccellenza, purtoppo l’amministrazione non fa nulla per migliorare la situazione, è fresca di ieri la notizia che a ottobre
    aumenteranno i costi dei biglietti del trasporto pubblico, una scelta secondo me sbagliata che invoglierà ancor di più l’utilizzo dell’auto.
    Io ho la fortuna di poter andare in bici al lavoro ogni giorno (su una strada poco frequentata e per metà ciclabile) ma se penso ai coraggiosi ciclisti torinesi che ogni giorno rischiano la vita per andare al lavoro mi vien male…spero almeno che la “città a 30 km/h” prenda vita al più presto.
    Saluti

    Paolo

  3. Avatar Sandro ha detto:

    Questo commento mi sembra più una scusa che una causa. Un biglietto giornaliero a Torino costa €3 per viaggi illimitati mentre uno singolo €1.50 e vale per 100 minuti. Mi vorresti dire che fare 60km + parcheggio (che costerà almeno €1.50/h) costa meno di €3?
    In nessun Paese d’Europa il trasporto pubblico costa poco (tranne Belgio), ma è che l’accesso alle auto è molto scoraggiato/limitato mentre Torino vive negli anni 70 = autocentrica.

  4. Avatar Sandro ha detto:

    Sono stato Torino un sabato di marzo e la piazza Vittorio Veneto la sera era sommersa di auto parcheggiate, ovunque da tutti i lati. Nella piazza c’è il divieto di sosta e fermata per tutto il piazzale. Ti fa già capire tutto.

  5. Avatar Paolo ha detto:

    Vivo e lavoro 30 km fuori Torino, ogni qualvolta però devo raggiungere il centro città faccio i conti tra il costo del parcheggio dell’auto e quello del prezzo dei biglietti dei mezzi pubblici(metro)…indovinate quale mezzo uso alla fine?
    Finchè i mezzi pubblici non saranno efficienti, capillari, e sopratutto ECONOMICI la gente continuerà a riempire Torino di automobili, è triste ma è così..

  6. Avatar Massimo Sanfilippo ha detto:

    Una domanda: si ritiene che la ragione per cui Torino ha questa alta densità di autoveicoli sia stata la mancanza di piste ciclabili? Come mai nessuno parla di eliminare le cause di questo massiccio uso di autoveicoli? Si vedono troppe risposte, ma ci si pone poche domande, e questa oggi più che mai è cosa necessaria.
    Grazie

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