Che fine ha fatto il nuovo Codice della Strada?

Che fine ha fatto il nuovo Codice della Strada?

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Le idi di marzo sono giunte, ma il nuovo Codice della Strada sembra sia stato rinviato alle calende greche: il disegno di legge, approvato abbastanza celermente dalla Camera, è stato trasmesso in data 13 ottobre 2014 al Senato e da allora ha rallentato il suo iter visto che questo accadeva ben 75 settimane fa, vale a dire 525 giorni. Lo stato di avanzamento dei lavori si è impantanato strada facendo – come già era accaduto al percorso della legge sull’omicidio stradale, poi approvato – tenendo nel cassetto una serie di provvedimenti importanti per la mobilità e la sicurezza stradale. Uno stallo che preoccupa e invita a riflettere.

Circa un mese fa, il presidente dell’Asaps (Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale) Giordano Biserni aveva parlato di “stallo prolungato” dovuto a una dettagliata relazione tecnica della Ragioneria Generale dello Stato che descriveva aspetti negativi dal punto di vista finanziario. Ma non si riusciva a spiegare il nodo delle mancate coperture dei costi: “In realtà la legge potrebbe portare a un incremento delle entrate: allora nel rimbalzo fra i Ministeri delle Infrastrure e dell’Economia e delle Finanze qualcosa non ha funzionato”, dichiarava Biserni.

Più recentemente la presidente di Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) Giulietta Pagliaccio ha scritto una lettera aperta al presidente del Senato Piero Grasso per chiedere di portare a compimento il nuovo Codice della Strada: “Riconosciamo a questo Parlamento di aver cominciato ad attivare politiche nazionali per lo sviluppo della mobilità ciclistica e ne appreziao l’impegno anche sul fronte degli stanziamenti economici. Tutti questi sforzi, però rischiano di essere vanificati se non si portano a compimento le modifiche del Codice della Strada”.

“Per questo motivo di rivolgo a Lei – scrive la Pagliaccio – per chiederLe con forza e convincimento di farsi parte attiva nell’accelerare il procedimento di approvazione della legge delega di riforma del Codice della Strada salvaguardandone le innovazioni più significative, che migliorano la sicurezza e la sostenibilità ambientale della mobilità e, in particolare, di quella all’interno delle aree urbane”.

In effetti, l’approvazione del nuovo Codice della Strada avrebbe innanzittutto il merito di semplificare e uniformare i cambiamenti che si sono stratificati nel tempo producendo più confusione che altro; e andrebbe ad agire anche sulla sicurezza nei centri urbani, dove gli utenti fragili (pedoni, ciclisti, bambini) sono oggi ancora più vulnerabili perché non adeguatamente protetti dalle regole di tutti. E mentre gli incidenti sulle autostrade e sulle strade extraurbane sono diminuiti negli ultimi anni, sono proprio le strade di città – quelle che dovrebbero essere ancor di più a misura di pedone, ciclista, bambino – a continuare a tingersi di rosso, registrando addirittura un aumento degli incidenti, se possono chiamarsi incidenti quelli che si verificano in strade costruite per far correre i mezzi a motore in centri abitati.

L’Italia ha già aspettato troppo tempo per avere una normativa avanzata sulla circolazione stradale: per questo è assolutamente necessario che il Senato riesca ad approvare in via definitiva il nuovo Codice della Strada quanto prima e comunque entro l’estate. Procrastinarlo ulteriormente ci allontana da un’idea di mobilità nuova, sostenibile e attenta alle persone. Non possiamo più aspettare.

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