Virginia Raggi: “Rete ciclabile, intermodalità e soluzioni condivise”

Virginia Raggi: “Rete ciclabile, intermodalità e soluzioni condivise”

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[AGGIORNAMENTO 19 GIUGNO 2016: Virginia Raggi ha vinto al ballottaggio diventando il primo sindaco donna di Roma con il 67,2% dei consensi]
Continua l’approfondimento di Bikeitalia con i candidati alla poltrona di sindaco di Roma sui temi della ciclabilità e della mobilità nuova. Dopo aver intervistato qualche settimana fa il candidato di Sinistra Italiana Stefano Fassina, sabato 9 aprile abbiamo incontrato Virginia Raggi, candidata al Campidoglio per il Movimento 5 Stelle, al termine di una giornata cominciata in mattinata con un convegno sulla ciclabilità organizzato dal Coordinamento Roma Ciclabile alla Città dell’Altra Economia (invitati tutti i candidati sindaco, presenti solo Fassina e Raggi, ndr) e una serie di incontri con artigiani e commercianti del Rione Monti, dove le botteghe e le attività storiche cercano di resistere nonostante la crisi e forme di concorrenza sleale.

Incontriamo Virginia Raggi nel cuore di via Urbana, che nonostante le battaglie per la pedonalizzazione appoggiate anche dai commercianti di zona, viene attraversata dalle auto mentre i pedoni sono stati relegati ai margini della carreggiata, dietro ai paletti per evitare la sosta selvaggia. Un colloquio di una ventina di minuti in cui abbiamo approfondito i temi emersi nel corso dell’incontro con i cittadini alla Città dell’Altra Economia, focalizzando l’attenzione sulla mobilità e la ciclabilità della Capitale.

VIRGINIA_RAGGI_VIA_URBANA

Virginia Raggi, Roma ha circa 70 auto ogni 100 abitanti: come si può fare per abbattere questo numero così grande?
Attraverso una serie di misure congiunte, tra le prime c’è sicuramente il riavvio di una mobilità pubblica che dev’essere efficiente, mentre fino a oggi non lo è stata: sono state tagliate delle linee.

Le cosiddette “razionalizzazioni”?
Già, ma di fatto per esigenze di bilancio hanno tagliato linee di trasporto pubblico o le hanno in parte modificate: questo naturalmente non aiuta l’abbattimento del numero delle auto private in circolazione.

Quindi in concreto che cosa si può fare?
Ci sono tutta una serie di misure ulteriori che si possono attuare da subito e che riguardano il telelavoro, l’apertura di sportelli della pubblica amministrazione online e che quindi implicano una minore necessità di spostamenti. E poi, quello che per noi è fondamentale, è la creazione di una rete di piste ciclabili.

Attualmente le ciclabili presenti a Roma sono parecchio malmesse e non sono collegate tra loro: qual è il vostro progetto a riguardo?
Una viabilità per ciclisti che non sia limitata alla stradina dove la pista ciclabile inizia-e-finisce e non serve a niente ma proprio la creazione di una rete che consenta ai ciclisti di percorrere più o meno tutta la città in lungo e in largo, ovviamente deflazionando l’uso del mezzo privato inquinante, incrementando il mezzo privato sostenibile e poi ci piacerebbe anche aumentare le possibilità di trasporto intermodale.

In effetti le distanze di Roma non sono paragonabili a quelle delle altre città italiane: c’è chi per andare al lavoro deve percorrere ogni giorno 25-30 chilometri…
Roma non è una città piccola: ogni Municipio è spesso più grande di una città media italiana, per questo è fondamentale l’intermodalità, in modo tale che chi abita in una periferia e deve recarsi dall’altra parte della città dovrà avere la possibilità di portare la bicicletta sul mezzo pubblico indipendentemente dalle fasce orarie: dobbiamo agevolare chi sceglie questa modalità di spostamento.

Come accade nelle principali città europee: basterebbe copiare da loro…
Esatto: copiare le best practice è fondamentale. A scuola ci hanno detto che non dovevamo copiare e avevano ragione, perché dovevamo imparare: adesso che abbiamo imparato, capire che si può copiare una buona realtà senza doversi reinventare ogni volta la ruota, perché la ruota già esiste, è il modo migliore di far funzionare le cose. Anche perché se ci dobbiamo mettere da zero a pensare a quello che serve sicuramente non facciamo nulla: se invece capiamo che già molto è stato fatto, cioè il Piano Quadro della Ciclabilità del 2012…

… che però è rimasto “lettera morta”…
Sì: è rimasto completamente inattuato ed è per questo che bisogna renderlo operativo. Inoltre ci sono tutti i dati dell’ECC (European Cycling Challenge, la sfida europea dei ciclisti urbani che si tiene ogni anno nel mese di maggio, ndr) del 2014 che dovrebbero essere utilizzati perché ci danno la rappresentazione di quelli che sono i flussi di ciclisti nelle strade di Roma e che sono rimasti in un cassetto.

A proposito di ECC: Roma, attraverso l’Agenzia per la Mobilità, si è iscritta anche all’edizione di quest’anno e ha promesso di pubblicizzare l’evento attraverso i canali istituzionali per massimizzare il numero di partecipanti. Ma sui social tra i ciclisti che hanno partecipato alle precedenti edizioni c’è un po’ di malcontento, perché ci si chiede che cosa sia stato fatto con i dati raccolti fino a oggi...
In effetti è così. Alcuni ciclisti urbani e attivisti – come Marco Pierfranceschi – stanno facendo un ottimo lavoro per utilizzare i dati raccolti, però più dati abbiamo più possiamo arricchire e rendere sempre più precisa questa mappatura: perché una cosa è una rete ciclabile calata dall’alto, cosa ben diversa è più utile è realizzarne una disegnata dai cittadini che di fatto già si spostano con la bicicletta in città.

A proposito di ciclabili disegnate dai cittadini, ha seguito la nascita delle ciclabili fai-da-te come quella del tunnel di Santa Bibiana, del Ponte Tuscolano e dell’imbocco di via Prenestina realizzate da un gruppo di “anonimi attivisti” per la ciclabilità urbana?
Diciamo che è stata forzata un po’ la mano, perché l’amministrazione è stata sorda alle richieste di ciclabilità da parte di chi pedala: l’amministrazione deve tornare ad ascoltare i cittadini.

Comunque da quando sono state realizzate, queste corsie ciclabili “popolari” disegnate su strada sono state rispettate dalle auto…
Certo, perché gli automobilisti non lo sapevano e le auto comunque si sono adeguate alla novità: questo è un segnale che servono le bike lane, fatte sulla sede stradale, però magari un po’ più protette. Sicuramente l’amministrazione si deve muovere perché i cittadini sono pronti e anche gli automobilisti: se già le rispettano così…

Certo, ma a Roma il problema è anche l’eccessiva velocità dei mezzi a motore che sfrecciano in strade costruite per farli correre: che cosa ne pensa del limite di 30 km/h in città, ad eccezione delle arterie di scorrimento?
La velocità eccessiva in città non ha ragione di esistere: per questo vanno previste ampie zone 30 ma anche zone 5, davanti alle scuole ad esempio. La “città 30” oggi è impossibile, ma è un obiettivo: noi dobbiamo lavorare gradualmente e con l’accordo dei cittadini per obiettivi. Se le cose vengono calate dall’alto, come dicevamo prima a proposito della rete ciclabile, non le usa e non le rispetta nessuno: se le cose invece vengono in qualche modo costruite con i cittadini sicuramente si riesce a raggiungere un risultato in un tempo più breve.

Il bike to school, l’accompagnare i bambini a scuola in bicicletta, è una pratica che si sta diffondendo già da qualche anno nelle scuole capitoline. A Lodi c’è un progetto di “pedibus” dove i bambini vengono accompagnati a piedi, non dai nonni o dai genitori ma da personale del Comune appositamente dedicato a questo: le piace come idea anche per Roma?
Lo stiamo studiando e sicuramente c’è già personale capitolino che può farlo, però dobbiamo prima esaminare come sono allocati oggi tutti i dipendenti del Campidoglio: è una questione di contratti, di assicurazione ma anche di organizzazione del lavoro. Però nel momento in cui si riesce a proporre una visione della città che piace credo che tutti saranno più pronti a fare uno sforzo in quella direzione. Se l’obiettivo è condiviso la strada si trova.

La mobilità è uno dei temi forti di questa campagna elettorale: alla Stazione Termini stanno costruendo un megaparcheggio di oltre 1.300 posti auto che attirerà altro traffico motorizzato verso il centro della città: che cosa ne pensa?
Ulteriori parcheggi portano nuove macchine: i dati storici mondiali ci dimostrano questo. Los Angeles è la città più infrastrutturata del mondo, con addirittura strade a 6 corsie per senso di marcia ed è sempre trafficata. Noi dobbiamo scegliere quale visione avere e l’abbiamo scelta: un mondo più rispettoso dei cittadini e dell’ambiente perché, a quanto ci risulta, la Terra è l’unica casa che abbiamo e quindi la vogliamo tenere da conto, la vogliamo proteggere e lasciarla ai nostri figli magari anche meglio di come l’abbiamo trovata. Sicuramente incentivare la mobilità sostenibile è una delle attività che noi possiamo mettere in campo per rispettare quelle che per noi sono due priorità: rispetto dei cittadini e rispetto dell’ambiente.

Parlando di sampietrini e asfalto: a Piazza Venezia sono stati risistemati i sampietrini ma continuano a passarci i mezzi a motore anche pesanti, come i bus turistici: sostanzialmente è una rotatoria. Ai Fori Imperiali c’è il cantiere della Metro C e i sampietrini sono stati coperti dall’asfalto: in un futuro è possibile pensare a un grande Parco Archeologico in tutta l’area com’era nell’idea di Antonio Cederna?
Secondo me è possibile ma deve essere studiato bene: perché oltre all’accordo dei cittadini e dei commercianti, quando si pedonalizza una zona, è necessario aver studiato prima – e non dopo – un sistema di mobilità alternativa, altrimenti la città si paralizza: tanto più se vogliamo creare un Parco come quello, quindi chiudere un’intera arteria. Nulla in contrario, purché ci sia l’accordo della cittadinanza e dev’essere sostenibile dal punto di vista della mobilità.

La Storia di Roma, però, è soprattutto quella dei suoi monumenti…
Già, ma oggi sono visti come degli elementi intorno ai quali far girare le macchine: quindi le pedonalizzazioni sicuramente fanno parte della riqualificazione anche del nostro patrimonio storico-archeologico-artistico che dobbiamo valorizzare e riportare ad avere una funzione all’interno del tessuto urbano cittadino e all’interno del tessuto produttivo se vogliamo considerare il turismo come un settore che dev’essere rilanciato. Per cui sicuramente quella del Parco Archeologico è un’idea che prenderemo in considerazione però, vista l’ampiezza del progetto, non si può prescindere dall’accordo dei cittadini e da uno studio serio e attento della mobilità circostante: dev’essere una cosa fatta gradualmente e fatta bene.

Quindi ci vorrà del tempo: non sarà un’operazione che potrà essere fatta nei primi 100 giorni di mandato…
I primi 100 giorni per noi sono una barzelletta: e siccome vogliamo riportare un po’ di serietà nella politica, che in questi anni è mancata, non ci prestiamo a questo gioco. Quello che possiamo fare nei primi 5 giorni lo faremo nei primi 5 giorni, quello che richiederà 10 giorni lo faremo in 10 giorni, se interventi più complessi richiederanno un anno o due ci prenderemo il tempo necessario per attuarli al meglio.

Un’ultima domanda sulla ciclabile del Parco Lineare, da Monte Ciocci a Monte Mario, che sta per essere prolungata fino al Gianicolo passando per San Pietro: si tratta di un’infrastruttura strategica per quel quadrante della città?
All’inizio molti cittadini non la volevano, soprattutto i “frontisti” perché avevano paura di eventuali ingressi da parte di ladri o di schiamazzi notturni: in realtà non appena è stata aperta, con accanto un percorso per i pedoni, immediatamente si è “popolata”. Le persone si sono riversate come formichine a colonizzare un nuovo pezzetto di città che era stato fatto per loro, quindi questo ci deve far capire come in realtà i cittadini abbiano fame di pezzetti di città da vivere e noi dobbiamo continuare in quella direzione.

Commenti

  1. PAOLA GIANNONE ha detto:

    “Partiamo” dalla “ciclabile” del Monte Ciocci!

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