Il futuro della bici secondo Wilier

Andrea Gastaldello, ad Wilier Triestina (credits 4actionsport.it)

Andrea Gastaldello, ad Wilier Triestina (credits 4actionsport.it)


Il mondo dei pedali sta andando in molte direzioni: per capirne un po’ di più abbiamo chiesto ad Andrea Gastaldello, amministratore delegato della Wilier Triestina, quali sono i possibili scenari per i prossimi anni: dai materiali alle tecnologie, dalle tipologie di bici alla lotta al doping.

Wilier ha abbandonato da qualche anno la sponsorizzazione di squadre World Tour, a cosa si deve questa scelta? semplice taglio dei costi o visione strategica?
Visione strategica: abbiamo preferito investire maggiormente sulla qualità e sull’offerta di prodotti per la nostra clientela. Riteniamo importante avere una buona visibilità sul palcoscenico internazionale delle competizioni sportive, per questo abbiamo sempre sponsorizzato squadre professionistiche e, con il Giro d’Italia 2016, assumeremo il ruolo di primo sponsor del gruppo sportivo professionistico che si chiamerà Team Wilier Triestina – Southeast. Questa implementazione nel partenariato ci permetterà di acquisire maggiore visibilità e promuovere ancor di più il nostro brand. Riteniamo comunque di fondamentale importanza realizzare biciclette che facciano innamorare del nostro marchio gli utenti che decidono di acquistare Wilier Triestina, usiamo pertanto gli atleti per testare i nostri nuovi prodotti e aiutarci con i loro feedback a migliorarli continuamente.

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La nuova divisa del team Team Wilier Triestina – Southeast.

Prima il doping medico, adesso il doping meccanico: non si rischia che tutto questo porti verso una disaffezione del pubblico nei confronti di questo sport?
Anch’io qualche volta in passato ho avuto questa preoccupazione, dopo gravi fatti di doping sportivo, ma mi sono sempre più reso conto che l’attaccamento degli appassionati di ciclismo a questo bellissimo sport è molto più forte di ogni fatto negativo che potenzialmente lo potrebbe screditare.
Credo comunque che molti progressi si sono fatti nella lotta al doping e si debba insistere per compierne ancora in futuro ed educare le giovani generazioni alla lealtà sportiva e al rifiuto dell’imbroglio.
Le aziende di bici stanno puntando sempre più verso una distribuzione diretta al pubblico dei propri prodotti: qual è il futuro della distribuzione dei prodotti ciclo?
Penso che la strategia migliore futura sia di coniugare la presenza di punti vendita tradizionali con la possibilità data al consumatore di acquistare on-line il nostro prodotto, con il vincolo che gli venga consegnato tramite il rivenditore autorizzato e qualificato, con la conseguente garanzia di un servizio completo all’utente.
Campagnolo ha presentato i propri nuovi freni a disco: i freni a pattino andranno a scomparire?
Secondo noi no. Nel mondo delle competizioni, vuoi per la maggiore leggerezza, vuoi per la maggior velocità nel cambio ruote, i freni a pattino rimarranno in buona parte delle bici in dotazione agli atleti. Conseguentemente rimarrà una buona fetta di mercato che si posizionerà sui freni a pattino.
Suo padre è scomparso tragicamente a seguito di un incidente stradale in bicicletta: cosa si può fare per evitare il ripetersi di questi tragici fenomeni?
Qualcosa è già stato fatto a livello di codice della strada e di nuove norme penali più severe verso chi compie il reato di omicidio da incidente stradale. Per proseguire nella prevenzione occorre investimento da parte degli enti pubblici territoriali per la creazione di piste ciclabili più ampie e fruibili da ciclisti di ogni “velocità”. Occorre anche impegnarsi nell’educare maggiormente il ciclista al rispetto del codice di strada, le colpe del verificarsi di sinistri non stanno solo dalla parte degli automobilisti.
Diversi paesi del mondo stanno creando dei veri e propri distretti produttivi destinati alla ricerca e sviluppo sul tema della bici. È il caso della flammish bicycle Valley e della Portugal bicycle Valley. Perchè in Italia non si fa la stessa cosa? Non ne abbiamo bisogno?
Si è cercato anche nella Regione Veneto di creare il distretto della bicicletta, forse però si è cercato di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Attualmente il confronto è tra Davide e Golia nel mondo della bici completa. Vi sono grandi players che diventano sempre più grandi e players storici che sono regrediti di molto. Credo che la politica aziendale vincente sia di pensare i progetti in Italia, con il genio e il buon gusto che solo noi italiani riusciamo ad avere ed avvalersi della collaborazione dei fornitori del Far East per realizzare prodotti concorrenziali e qualitativamente all’avanguardia.
In Italia possiamo mantenere solo la manifattura di nicchia nella fascia più alta del mercato.
Prima la MTB, oggi le gravel: stiamo assistendo alla fuga dalla bdc? l’Italia riuscirà a far valere la propria paternità sul fenomeno bici in questo segmento? Wilier come si sta muovendo?
Vi sono sicuramente nuove modellistiche di bici che tolgono numeri alla vendita delle bici da corsa tradizionali. Sono ancora a percentuali minoritarie, ma non è sicuramente da sottovalutare la loro continua crescita.
Crediamo che ci sia ancora lo spazio per la bdc tradizionale e che ci sia una nuova utenza che desidera un prodotto più “easy” e multiuso come può essere la bici gravel. Wilier, oltre alla MTB, sta investendo anche nel gravel e da luglio avrà una gamma molto interessante in acciaio e alluminio da proporre. Si sta lavorando anche ad un nuovo progetto con telaio in carbonio che verrà presentato nel 2017.
Prima c’era l’acciaio, poi l’alluminio, poi il carbonio e adesso assistiamo a un ritorno dell’acciaio. L’acciaio tornerà a imporsi come materiale di qualità per i telai di bici?
L’acciaio, secondo la nostra vision, non tornerà ad essere il materiale di riferimento nel futuro. È comunque un materiale che offre la possibilità di offrire degli articoli dal gusto vintage, frutto di un nuovo lifestyle sviluppatosi negli ultimi anni e ancora in crescita. Secondo noi l’acciaio è il materiale ideale per una seconda bici, per pedalare ognitanto fuori dai soliti canoni.
Nel 2015 avete rilanciato il vostro grande classico: la ramata. Come ha reagito il pubblico a questo ritorno al classico?
Con grande entusiasmo, per questo abbiamo inserito degli elementi di grafica ramati anche nel nostro modello Zero.6 110 in edizione limitata. Verrà usato sicuramente anche in futuro in nuovi modelli.

12. Zero.6, con telaio in carbonio dal peso di soli 680 grammi

12. Zero.6, con telaio in carbonio dal peso di soli 680 grammi

E-bike: è questo il futuro della bicicletta?
L’e-bike è una delle chiavi del futuro della bicicletta. È la fascia che potenzialmente può crescere maggiormente a livello di unità vendute. Non andrà comunque a essere una bici che monopolizzerà le vendite. Chi vuole fare sport continuativo in bici, continuerà a prendersi una bici a pedalata tradizionale.
Se avesse tre desideri a disposizione per cambiare il mondo della bici e del ciclismo, come li userebbe?
Più Paesi possibili diventino dei cloni dell’UK (in pochi anni arrivati a 6.000.000 di praticanti di bici) o dell’Olanda come esempio della mobilità sostenibile.

Più sicurezza sulle strade.

Sconfitta di ogni tipo di doping nelle competizioni.
Cross-Country o Enduro? Quale sarà la disciplina trainante del mercato mtb nei prossimi anni?
Nel mercato globale vedo un’uguale importanza per entrambi. Per un marchio italiano, il cross-country senza alcun dubbio.

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