[Video] Pedalando l’alluvione: Dalla Croazia alla Serbia attraverso la Bosnia (Cycloscope 2° parte)

17 Novembre 2017

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Qui il link alla prima parte (ed il primo video-episodio).

10° tappa: Ravna Gora-Karlovac

Per una trentina di chilometri il nulla, solo boschi, ogni tanto incrociamo una macchina. C’è qualche gruppetto di case ogni tanto, ma a parte l’abbaiare dei cani (tutti rigorosamente alla catena) non si sente nessun rumore, non una radio, una tv, il pianto di un bambino.

Silenzio.

Arriviamo a costeggiare il fiume Kupa. Imponente. Sembra sull’orlo di traboccare.
Poi Karlovac, attraversiamo la città, che a noi è piaciuta (per chi ama le città un po’ decadenti).
Inizia a piovere e subito dopo la città ci fermiamo a dormire nel solito boschetto. Un bosco pauroso, alberi altissimi e con il tronco molto sottile. Con il forte vento qualche ramo si spezzava e si sentivano rumori un po’ inquietanti. Abbiamo cucinato con il casco in testa! E io ci ho anche dormito.

11° tappa: Karlovac-Sisiak 16 maggio 2014

Siamo sopravvissuti alla notte.
Niente alberi crollati sulla tenda. Ma piove, piove, piovissimo…

Ritorniamo a costeggiare il fiume Kupa. Ci fermiamo a mangiare sotto una pensilina degli autobus.
Mentre mangiamo si avvicinano due cani, uno più piccolo e fifone e uno un po’ più grande che sembra un cucciolone. Ci porta dei bastoncini e vuole che glieli lanciamo. Ha un collare quindi è di qualcuno, forse è scappato dalla catena.

Ripartiamo e il cane ci segue per un paio di chilometri. Dopo di chè finisce di chiamarsi il cane e inizia a chiamarsi Scoppio. Cerchiamo di farlo tornare indietro ma niente.

Scoppio ci segue, in discesa fa i 35 km/h, pensiamo che prima o poi si stancherà e tornerà indietro.
Dopo 20 chilometri iniziamo a preoccuparci. Non dà il minimo cenno di voler tornare indietro e neanche di essere stanco!

Pensiamo che forse dovremmo trovare una stanza in modo che lui si arrenda. In tenda non ci sarebbe speranza. Alla fine Scoppio ci segue per 60 chilometri, arriva con noi in città, a Sisiak.
Noi troviamo un “apartmani”, gli diamo due salsicce e lo salutiamo.

Speriamo stia bene e che trovi qualcuno che gli voglia bene. O forse sarà qui ad aspettarci domani mattina.
Davvero non sappiamo cosa l’abbia spinto a seguirci per 60 chilometri sotto la pioggia.
Non gli avevamo nemmeno dato qualcosa da mangiare. Forse voleva solo correre.
Siamo molto preoccupati ma non possiamo fare granché per Scoppio. Anche se ci piacerebbe portarlo con noi per tutto il viaggio!

Accendiamo la TV e capiamo che la pioggia di oggi ho provocato un vero e proprio alluvione, sembra ci siano parecchi morti e moltissimi sfollati. Chissà cosa ci sarebbe successo se avessimo deciso di campeggiare.

12° tappa: Sisak-Novska 17 maggio 2014

Ci svegliamo e ancora piove. Usciamo per fare colazione, Scoppio non c’è.
Sono felice che non ci abbia aspettato ma anche triste perchè non c’è.
Per colazione ci preparano 3/4 uova all’occhio di bue con prosciutto, succo di frutta e caffé: la cosiddetta colazione dei campioni!

Continuando a pedalare e vediamo quello che l’alluvione ha lasciato dietro di sè. I boschi sono completamente allagati, si vedono solo le cime degli alberi e sembra debbano saltare fuori i coccodrilli.

13° tappa: Novska-Oriovac

Ci svegliamo verso le 7.30 e, tanto per cambiare, piove! Stanotte abbiamo dormito in un campo umidi vicino ad un cimitero. Passano un po’ di persone che se ne vanno alla messa della domenica. Ci ignorano.

Dopo una ventina di chilometri, poco prima di Nova Gradiska foro la ruota dietro. Ci metto una pezza, letteralmente, ma non tiene e appena ci metto le borse, pronta a ripartire, sono a terra di nuovo.
Devo ricominciare tutto da capo! Nel frattempo esce un anziano signore panciuto dalla casa di fronte, mi vuole aiutare. Non capisce perchè una donna sta cambiando da sola la camera d’aria della bicicletta. E perchè suo marito la filma con la telecamera invece di aiutarla.

Prendiamo una stanza a pochissimo in un paesino che si chiama Oriovac. Hanno anche un ristorante, anche questo costa pochissimo, si chiama “Lui”.

Ci accoglie Ilia, un camionista con pochi denti, la faccia simpatica e, soprattutto, parla inglese.
La moglie cucina nel ristorante. Dopo cena ci offre la Rakija alle prugne fatta da lui. Buonissima, ce ne facciamo tre bicchieri e andiamo a dormire felici. Domani si va in Bosnia!

14° tappa: Oriovac – Novo Selo

Finalmente il sole!
Dobbiamo partire per la Bosnia, il confine è il fiume Sava, proprio quello straripato in questi giorni. I danni più ingenti sono stati tra Bosnia e Serbia, proprio lungo il nostro percorso. Almeno cento morti e centomila case distrutte.

Dopo una ventina di chilometri arriviamo al ponte/confine. Finalmente il primo timbro sul passaporto. Siamo in Bosnia!
E per prima cosa mangiamo: Burek con sir per me e ćevapčići per Daniele più due caffè : 5 euro.

Seguiamo il fiume che è tanto bello quanto inquietante. L’onda di piena sembra passata ma l’acqua dovrebbe essere a cinquecento metri da noi ed invece è solo ad un paio di metri. Proprio al bordo della strada.
Ora si teme per il Danubio, qui hanno paura che lo straripamento faccia riemergere le mine del ’92.

Dopo una settantina di chilometri ci allontaniamo dal fiume e arriviamo a Novo Selo, imbocchiamo una stradina di campagna che, scopriamo, porta ad una casa abbandonata con giardino (probabilmente era una scuola) c’è una densità di zanzare per metro quadrato mai vista! E lo dico io che sono cresciuta nella bassa padana. Così, il primo giorno senza pioggia e temperatura invernale siamo costretti a mangiare nella tenda!

15° tappa Novo Selo-Gorni Rahic

Partiamo, sempre costeggiando il fiume Sava ma dopo una decina di chilometri la strada è bloccata dalla polizia. Ci dicono che è allagata, ma c’è anche un cartello rosso con teschio che dice “pericolo di morte-mine”.
Torniamo indietro, il percorso alternativo va verso sud. E’ una strada parecchio trafficata, anche perchè molte vie sono chiuse. Ci sono un po’ di salite… e 36,5°. Arriviamo al solito boschetto e dormiamo, un po’ in pendenza. Domani cercheremo di raggiungere Bijeljina per passare il confine e arrivare in Serbia.

16° tappa: Gorni Rahic-Janja

Ci svegliamo presto, alle 9.45 siamo pronti ma ci sono già 36° che dopo poco diventano 39,5°.
E’ l’inferno, la strada è tutta una salita, e ne facciamo parecchia a piedi fermandoci sotto ogni alberello che incontriamo. Dopo venticinque chilometri e la sensazione di essere diventati una pozzanghera sull’asfalto arriviamo nel paesino di Koraj.

Anche qui ci guardano come se arrivassimo da un altro pianeta. Ci fermiamo nella piazzetta del paese a mangiare un po’ di pane e formaggio. Si avvicina un signore, che ci compra due birre, due scatolette di gulas e dei biscotti. Poi ci invita al bar di fronte dove in pochi minuti arrivano tutti gli uomini del paese.

Ci dicono che anche a Bijeljina la frontiera è chiusa, che dobbiamo andare più a sud e passare il fiume Driina a Sepac per arrivare in Serbia.
Il Driina finisce nel Sava che finisce nel Danubio quindi Belgrado sta ancora aspettando la piena. Ci sono chilometri e chilometri di sacchi per cercare di salvare la città.

Ci sono altri dieci chilometri di salite poi finalmente l’attesa discesa e la mai così amata pianura.
Arriviamo a Janja, vicino al confine. Chiediamo una stanza ad un signore che ci parla per un sacco di tempo in tedesco… un personaggio. E domani dovremmo finalmente arrivare in Serbia.

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