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CasaPound contro le pedonalizzazioni: una battaglia di retroguardia

Scagliarsi contro le pedonalizzazioni sembra essere quasi una missione per alcune forze politiche: lo dimostra il recente caso di Ascoli Piceno, dove la formazione neofascista CasaPound in vista delle elezioni amministrative di maggio ha tappezzato la città di manifesti contro l’attuale giunta di centrodestra “rea” di aver disseminato il centro storico della città di pedonalizzazioni e varchi elettronici per limitare l’accesso dei mezzi a motore. Ma questa battaglia di retroguardia contro le pedonalizzazioni, per CasaPound, sembra arrivare da lontano: lo dimostrano le numerose iniziative di questi ultimi anni in diverse città d’Italia, sempre nel segno dell’antipedonalizzazione spinta.

In realtà ad Ascoli Piceno la questione è legata a doppio filo con il vero obiettivo della campagna targata CasaPound: la Saba, la società che gestisce i parcheggi a pagamento, nel 2002 ha stipulato una convenzione di 40 anni con il Comune e ogni aumento delle tariffe che porta malcontento tra i cittadini motorizzati rappresenta un assist involontario a chi vuole attaccare l’amministrazione in carica, nel caso specifico cercando di superarla a destra. Già tre anni fa, il 16 gennaio 2016, l’organizzazione neofascista ascolana aveva portato avanti un’iniziativa di protesta analoga:

Nel comunicato in cui si rivendica questa nuova campagna di affissioni, vengono attaccate le “scelte politiche devastanti dei nostri amministratori: mancato riacquisto dei parcheggi, svendita delle società partecipate in attivo, dislocazione dei servizi e del commercio in un’unica direzione, morte programmata del centro storico tramite pedonalizzazioni e varchi elettronici. Una visione talmente miope, che ha posto le basi per un surrogato di Ascoli, a pochi chilometri dalla città, in mano a imprenditori privati, che sta lentamente sostituendo la città in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue funzioni”.

Dunque le pedonalizzazioni e i varchi elettronici della Ztl sarebbero responsabili della “morte programmata” del centro storico ascolano? Ridurre la presenza dei mezzi a motore e rendere le strade più sicure per tutti, soprattutto nei centri storici, rappresentano la direzione che molte città nel mondo hanno già preso da anni o stanno prendendo adesso proprio per non “morire di traffico e di smog”. Le pedonalizzazioni sono democratiche perché tolgono spazio pubblico ai mezzi privati a motore e lo restituiscono ai cittadini, senza alcuna distinzione.

A Cagliari, nell’estate del 2018, il primo cittadino Massimo Zedda (indipendente di sinistra, al suo secondo mandato, ndr) viene attaccato da CasaPound con un’affissione che mette in correlazione l’apertura dei porti per i migranti predicata dal sindaco sardo e la chiusura delle strade alle auto: “Zedda ridicolo: porti aperti ma strade chiuse. No a Via Roma pedonale”, recita lo slogan. E in quell’occasione finiscono sul banco degli imputati anche le ciclabili e le Zone 30, come recita la nota di CasaPound: “Come sempre il prezzo di queste insensate decisioni sarà pagato dai residenti, dai commercianti e dai lavoratori dato che cambiamenti di questa portata dovrebbero essere preceduti da ampi studi sull’individuazione di soluzioni alternative che favoriscano lo scorrere del traffico scongiurando code e attese infinite, da interventi per la creazione di ulteriori parcheggi che rimpiazzerebbero quelli cancellati dalle piste ciclabili e dalle zone pedonali favorendo una migliore organizzazione che a quanto pare manca totalmente”. Certo è che cercare di risolvere il traffico costruendo nuovi parcheggi (attrattori di traffico, ndr) appare quanto meno surreale.

Andando ancora un po’ più indietro nel tempo, due anni fa – a febbraio 2017 – a Roma nella questione della chiusura al traffico di Via Urbana nel Rione Monti CasaPound si schierò contro il progetto ribadendo il suo secco “No ai progetti di pedonalizzazione / piste ciclabili / isole ambientali”. Dopo un lungo iter, entro l’estate 2019 è previsto l’inizio dei lavori per l’Isola Ambientale di Monti, un progetto fortemente voluto dalla sindaca Virginia Raggi: stop alle auto, pedonalizzazioni – tra cui anche Via Urbana – e zone 30 per rendere le strade del Rione più aperte alle bici e alle persone, con buona pace dei fascisti del Terzo Millennio.

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