Bruxelles, dopo aver rivoluzionato la mobilità del centro rendendo buona parte delle strade a 20 km/h, torna a lavorare sulle infrastrutture ciclabili ricavando nuovi spazi per le bici lungo le arterie della città.
L’emergenza Coronavirus e la necessità di garantire il distanziamento fisico hanno posto l’accento sulla mobilità della città e in qualche caso, come a Bruxelles, hanno fatto breccia tra tecnici e amministratori.
Con l’avvio della Fase 2, lungo alcuni assi centrali del centro città, sono comparse nuove corsie ciclabili che prendono il posto delle piste sottodimensionate presenti sui marciapiedi, andando così ad ampliare significativamente lo spazio per bici e pedoni, riducendo lo spazio disponibile per le auto.
L’esigenza di proteggere i pedoni modificando l’ampiezza dei marciapiedi ha generato così la creazione di nuove ciclabili in sola segnaletica.
In queste immagine raccolte sui social network sono ben visibili le fasi di cancellazione dei vecchi attraversamenti ciclabili accompagnati dalla creazione di nuove corsie per la micromobilità.
???? Rue de la Loi, Brussels, an old narrow cycle path on a sidewalk is removed and a new corridor is conquered from a car lane! ?? ? @HeroesforZero @bXLpedestrian @BaldwinMatthew_ pic.twitter.com/LBaWyTGv8F
— IFPedestrians (@IFPedestrians) May 5, 2020
Del resto già in passato, quando ancora non sapevamo nemmeno cosa fosse il distanziamento fisico, vi avevamo parlato della necessità di creare infrastrutture separate dai flussi pedonali, realizzate sulla carreggiata stradale piuttosto che lungo più o meno larghi marciapiedi.
In queste settimane in cui diverse città italiane stanno promuovendo una Rete di Mobilità d’Emergenza lungo assi strategici della città, recuperando spazio dalle corsie veicolare, viene da chiederci cosa faranno quei centri urbani minori che in passato hanno promosso e realizzato centinaia di ciclabili promiscue tra pedoni e ciclisti.
Anche in questo caso sarà estremamente necessario adottare soluzioni simili a quelle di Bruxelles per salvaguardare i pedoni, ricavando nuove corsie ciclabili in strada, gettando all’aria anni di pianificazione e soldi pubblici spesi a realizzare infrastrutture ciclabili dove non avrebbero dovuto trovare posto.
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