Mobilità

Genova dà il via alle piste ciclabili d’emergenza

Genova dà il via alle piste ciclabili d’emergenza

Nei giorni scorsi sono partiti i lavori per realizzare le prime ciclabili d’emergenza anche nella città di Genova, città che non può permettersi di veder crescere ulteriormente l’uso dell’auto privata.

corsie ciclabili promiscue
Corso Italia – Foto di Genova24.it

L’obiettivo del sindaco Marco Bucci, rimarcato più volte, è di far cambiare abitudini di mobilità ai genovesi per evitare che alla ripresa completa delle attività la città sia ulteriormente bloccata nel traffico, pertanto gli interventi messi in campo avranno carattere d’urgenza e dovranno in qualche modo “adattarsi” alle condizioni attuali della città.

I più attenti ai lavori si saranno accorti che la prima ciclabile d’emergenza realizzata in Corso Italia, a differenza di altre corsie ciclabili emergenziali, ha una particolarità: trova posto tra la corsia veicolare (a sinistra) e alcuni stalli auto (a destra).

Particolarità che è stata finalmente recepita dal Ministero dei Trasporti solo con la recente approvazione del Decreto Rilancio, dove nell’articolo 205 si parla di bike lane o corsie ciclabili tracciate con “segnaletica orizzontale di colore bianco” e “a tratto discontinuo, valicabile e ad uso promiscuo“.

corsie ciclabili promiscue
Berlino – Bike lane con parcheggi a destra – Foto di M. Dondé

La pista ciclabile realizzata a Genova, a lato parcheggi, negli anni precedenti era prevista solo da un parere ministeriale, poco conosciuto e da molti diffidato, pertanto tecnici e dirigenti erano restii nella realizzazione di queste infrastrutture per l’assenza di certezze normative. Con il Decreto Rilancio si mette finalmente una pezza a questa mancanza e seppur non esplicitamente scritto, tra le righe si può leggere la possibilità di realizzare corsie ciclabili a sinistra di parcheggi.

Tra i vantaggi di questa soluzione ne possiamo elencare alcuni:

  • permette di realizzare ciclabili in contesti dove è impossibile eliminare la sosta a lato della carreggiata in breve tempo (è il caso di viale Monza a Milano);
  • garantisce una visibilità più elevata al ciclista, che diventa parte integrante degli utenti della strada;
  • l’automobilista è solitamente più attento rispetto al passeggero durante l’apertura delle portiere (pertanto è meno probabile che si causi l’effetto dooring) ma è comunque importante prevedere una fascia tampone tra parcheggio e bike lane (quella che qualcuno pensa erroneamente trattarsi di uno stretto marciapiede);
  • la disponibilità di spazio alla sinistra della bike lane permette al ciclista veloce di superare il ciclista lento o una cargo bike, fluidificando il traffico di biciclette.

C’è voluta una pandemia e un decreto da 55 miliardi di euro per avere un confronto con il Ministero dei Trasporti e ottenere il consenso per fare quello che in tutto il resto d’Europa si fa da anni.

Questo tipo di ciclabile, che da oggi con l’approvazione del decreto chiameremo “corsia ciclabile” è molto utilizzata all’estero, a Berlino ad esempio, si trova spesso lungo direttrici di traffico. Anche Budapest ha realizzato soluzioni simili per far fronte all’emergenza.

corsie ciclabili promiscue
Corsia ciclabile d’emergenza con parcheggio a destra a Budapest

La soluzione adottata da Genova, seppur non esattamente uguale a quella recentemente approvata, funzionerà perché funziona in tutta Europa ed è una pratica che se diffusa sarà di gran lunga utile anche in altri contesti italiani.

Resta da chiedersi perché ci sono voluti tutti questi anni per ottenere un articolo di legge che già all’estero ha dimostrato di funzionare. Ma la stessa cosa vale per le case avanzate e il doppio senso ciclabile, le prime finalmente previste nel Decreto Rilancio e il secondo invece ancora non digerito dai tecnici del Ministero dei Trasporti.

Commenti

  1. italo portesan ha detto:

    Buongiorno, innanzitutto complimenti per l’articolo. Vorrei, sena intento polemico, dire la mia sulla ciclabile a destra o a sinistra dei parcheggi. Premetto che vivo, da sei anni, nel Limburgo belga e quindi al confine con il Sud Limburgo olandese. Viaggio prevalentemente in bicicletta su entrami i lati del confine. L’approccio dei due stati in tema di bike lane è abbastanza diverso. Anche perché in Olanda principalmente la pista ciclabile è in sede separata rispetto alla carreggiata per le auto e dove è promiscua, su strade strette a basso traffico, la situazione è abbastanza strana: una corsia centrale a senso alternato per le auto e due corsie ai lati per le biciclette. Le auto quando si incrociano invadono la ciclabile se è vuota altrimenti danno la precedenza alle bici e si accodano!!!!
    Nelle città dove non c’è spazio sui marciapiedi per le ciclabili i parcheggi sono a lato strada e le bici passano a sinistra dei parcheggi. Però viene insegnato agli automobilisti ad aprire la portiera con la meno destra in modo da obbligare il guidatore a fare una torsione del busto in modo da vedere se arriva una bicicletta. Questo comportamento non viene sempre usato ma c’è comunque una certa attenzione in fase di apertura delle porte.
    In Belgio invece viene privilegiata , nei centri urbani, la corsia ciclabile a destra delle macchine parcheggiate e la linea di arresto per le strade laterali si trova prima della ciclabile. Questa soluzione a me personalmente da più sicurezza anche perché, pur essendo vera l’affermazione che il passeggero è meno attento in fase di apertura è anche vero che sono meno i passeggeri rispetto ai guidatori. L’unico inconveniente di questo schema riguarda le macchine che devono svoltare a destra che non sempre vedono se la ciclabile è impegnata e quindi rischiano di tagliare la strada al ciclista. (personalmente ho sfondato due portiere per questo motivo)
    Ringrazio per l’opportunità datami di fare il commento e mi scuso per la lunghezza del pezzo
    Italo

    1. Gabriele Sangalli Gabriele Sangalli ha detto:

      Buongiorno Italo, grazie del commento. Tutte le soluzione che cita sono molto valide e applicabili anche in Italia, non c’è mai LA soluzione, dipende sempre molto dai contesti e dagli obiettivi. Ritengo che il caso Genova sia un buon inizio, per il caso specifico di quella strada e per l’urgenza di realizzazione. Chissà poi se in futuro l’amministrazione non decida di chiudere al traffico il lungomare, quella sarebbe una soluzione interessante…! Grazie e buone pedalate

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