La città dei 15 minuti come obiettivo per il post-Covid

27 Novembre 2020

Più verde, più svago e più smartworking, è quanto emerge dalla nuova ricerca Arup effettuata tra 5000 persone residenti a Milano, Londra, Parigi, Berlino e Madrid che hanno risposto alla domanda “Cosa vorresti per la tua città dopo la pandemia di Coronavirus?”

Il tema che tiene banco è ancora una volta “La città dei 15 minuti”, un obiettivo che si è già posta di raggiungere Parigi, ma che poco alla volta prende piede anche in molte altre città europee. Del resto il Covid, e soprattutto il primo lockdown, hanno pesato fortemente sul modo in cui viviamo le nostre città, anche per questo l’accento cade ormai sul tema della vicinanza di servizi e delle aree verdi alla propria abitazione, nel migliore dei casi in un arco temporale di 15 minuti da affrontare a piedi o in bicicletta.

Cargo bike famiglie in bicicletta
(credits Cyclelogistics.eu)

Ciò che emerge dalla ricerca riportata su Il Sole 24 Ore è la volontà dei cittadini di riavere spazi di qualità che mettano al centro i veri bisogni delle persone: spazi in cui muoversi e fare attività fisica, aree verdi, occasioni di socialità e di incontro, vicinanza ai servizi del quartiere e velocità della rete internet sono tra le principali richieste di chi vive in città.

La ricerca denominata per l’appunto Arup’s City Living Barometer, dal nome della società internazionale di ingegneria che ha curato il procedimento, è andata a valutare gli elementi che rendono una città realmente vivibile, considerando come indicatore per la qualità della vita quanto le strutture essenziali si trovino comprese nei 15 minuti a piedi o in bicicletta da casa, un modello più volte rilanciato dalla sindaca di Parigi Anne Hidalgo.

Gli elementi che trainano la trasformazione delle città post-pandemia secondo il team di Arup sono almeno 5: pedonalizzazioni diffuse, forestazione urbana, spazi pubblici per il gioco dei più piccoli e per la socialità dei più grandi, un mix di funzioni urbane, e l’uso della tecnologia per costruire dei modelli digitali. Proprio la parte infrastrutturale della città, le sue forme e i suoi spazi rappresentano la chiave vincente per far muovere le persone in modo attivo e quindi sano, a piedi o in bicicletta.

Ecoquartiere in Olanda

Non mancano inoltre ragionamenti sui “modi dell’abitare” contemporaneo, dove si fa sempre più spazio la condivisione di spazi, oggetti e servizi, facendo entrare in gioco elementi come coworking di quartiere, o servizi di sharing tra vicinato, anche per tornare a un “abitare di comunità” come del resto si sta già facendo in alcuni quartieri di edilizia a canone agevolato di Milano o come si fa da molti anni in altre città più a nord del Paese.

Sembra pertanto che le idee della popolazione vadano nella direzione di scegliere ambienti urbani che siano sempre più a misura di persona, di famiglie e di bambini, perché del resto, come ricorda sempre l’ex sindaco di Bogotà Enrique Peñalosa nonché presidente di 8-80 cities: “I bambini sono una sorta di indicatore per le realtà urbane: se possiamo costruire una città di successo per loro, avremo una città di successo per tutti”.

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