Parliamo sempre di Covid-19 è vero, ma forse è anche giusto. Quello che però non facciamo in modo sufficiente e parlarne da angolazioni differenti.
Il giorno dopo la morte di Maradona, in pieno lockdown affettivo, proprio da Napoli, sebbene fosse in modalità da remoto si è avviata una discussione sul tema Bike&Society promossa da CNR e Università Federico II di Napoli sulla necessità di promuovere una rete di ricerca per investigare il ruolo della bici come elemento di innovazione sociale.
Diffusione del coronavirus e inquinamento atmosferico oramai sappiamo benissimo quanto siano correlati e direttamente proporzionali. Come sappiamo altrettanto bene che la crisi epidemiologica che stiamo vivendo non è – seppur nella sua gravità – semplicemente una crisi sanitaria, ma bensì una crisi di sistema che interseca la dimensione, sociale, culturale, produttiva, ambientale.
Con queste premesse il dispiegarsi della terza missione universitaria, sul tema della mobilità urbana trova uno spazio tutto da esplorare in una fase storica assolutamente interessante, con scenari di sviluppo per nulla predefiniti.
Complice anche l’effetto bonus mobilità (al netto di limiti di modalità e funzionamento) nel 2020 sono state vendute oltre 2 milioni di biciclette. Aumentano anche le bici a pedalata assistita il cui uso in buona parte è immediatamente correlabile alla mobilità urbana.
Tra gli ospiti del seminario internazionale, Marco te Brömmelstroet dell’Università di Amsterdam. Il suo keynote speach ha smontato i falsi miti olandese in tema di ciclabilità sottolineandone invece i reali fattori di successo.
Tra questi, quello che più mi ha sorpreso riguarda il tema della pianificazione. È senza dubbio importante, come ha raccontato il Cycling Professor (cosi l’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi ci ha raccontato che viene che viene chiamato), ma solo se vista in una fase dinamica dove si è capaci di ascoltare e capire quello che le persone dicono – in primis – muovendosi.
Questo elemento è centrale. Dopo il lockdown a maggio, abbiamo rivisto nelle stesse strade diverse persone che hanno cominciato a muoversi in bici e monopattini. Quest’effetto è continuato e nei pochi giorni di inizio dell’anno scolastico abbiamo visto cargo bike fuori le scuole per accompagnare i bambini, al posto delle auto.
Questi i dati empirici, ma anche quelli scientifici ci dicono lo stesso. In poco meno di tre mesi dall’avvio del servizio di monopattini in sharing, in piena zona rozza, con il coprifuoco, in smart working si sono registrate 131.000 sessioni di spostamenti. Un dato molto significativo. È previsto inoltre un incremento numerico dei mezzi e delle zone servite nelle prossime settimane ed a breve partirà anche il bike sharing con bici a pedalata assistita.
Quindi c’è una nuova domanda di mobilità, che comincia a trovare servizi e che si auto-organizza con l’acquisto diretto dei mezzi di spostamento per la mobilità dolce.
Ci sono i piani, c’è il PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), con la valutazione d’impatto ambientale in dirittura d’arrivo, c’è il piano per la ciclabilità d’emergenza ed un fondo per la progettazione degli interventi ciclabili.
Ma soprattutto ci sono nel bilancio comunale i circa 5 milioni di euro che sommati ai 6 della Città Metropolitana, portano la cifra ad 11 milioni di euro da spendere entro il 2021 per interventi per la ciclabilità urbana.
In queste ore è in corso la maratona per l’approvazione del bilancio comunale, passaggio fondamentale per acquisire nelle casse comunali queste risorse.
Mi auguro che nessuno sia cosi sprovveduto da decidere di perdere la sfida per realizzare finalmente una città che decide di muoversi consapevolmente, che riduce il peso dell’inquinamento acustico ed atmosferico, quello dell’occupazione di spazio pubblico, della congestione, che riconnette il tessuto del commercio di quartiere, che punta sull’economia circolare, che conquista spazi pubblici per l’aggregazione, che regala piazze e strade ai nostri figli per vivere gli spazi urbani.
La sfida del bilancio è emblematica. Il giorno dopo l’approvazione la città può trovarsi finalmente con piani, progetti e risorse, in una fase di cambiamento delle abitudini di spostamento individuali che tra l’altro è già partita, accelerata dalla crisi.
Lo spazio che il mondo della ricerca ha deciso di presidiare per costruire un senso e la giusta narrazione a questa rivoluzione si è avviato. L’innovazione culturale dal basso che non è mai mancata, ora può essere importante bussola per la necessaria ricerca azione che si andrà a strutturare.
Napoli è al centro di queste innumerevoli opportunità. Chi voterà il bilancio potrà essere ricordato per averle offerte alla nostra città.
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