Infrastrutture

Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese: “Un cambio di rotta per rilanciare l’opera”

Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese: “Un cambio di rotta per rilanciare l’opera”

Per rilanciare la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese, opera strategica per il cicloturismo nel Mezzogiorno, è necessario un cambio di rotta: ne è convinto il Coordinamento dal Basso promotore dell’infrastruttura ciclabile alla luce delle conclusioni del tavolo tecnico ministeriale sui progetti di fattibilità, che impongono una svolta nella visione e nella gestione della Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese.

“La mancanza di regia globale, l’assenza di una di visione unitaria che rischia di oscurarne la stessa identità e la tutela della storica pista di servizio sono gli elementi più importanti rimarcati dal tavolo tecnico del Ministero delle Infrastrutture e la Mobilità Sostenibili (MIMS) che nelle scorse settimane ha concluso il complesso iter di valutazione dei progetti di fattibilità della Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese, la prima del Sud a rientrare in quel sistema di ciclovie nazionali concepito per attrarre una quota consistente e in costante crescita del cicloturismo nazionale e internazionale”, scrive il Coordinamento dal Basso in una nota.

Cicloia Acquedotto Pugliese ponte canale

In arrivo nuovi finanziamenti?

La buona notizia è che la Ciclovia dell’Acquedotto molto probabilmente riuscirà a usufruire di finanziamenti del Next Generation EU (che si vanno ad aggiungere ai fondi statali già disponibili); ma le prescrizioni del Ministero sottolineano che c’è l’urgenza di una radicale correzione di rotta per bruciare le tappe, aprire i cantieri e restituire alla fruizione questo straordinario itinerario che altrimenti rischia di rimanere soltanto sulla carta.

Proprio per questo il Coordinamento dal Basso per la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese chiede alle Regioni Campania, Basilicata e Puglia: “L’impegno che la progettazione definitiva ed esecutiva sia unica e non spezzettata, con un solo gruppo di progettazione a dare carattere, identità e qualità all’intero tracciato. Il severo giudizio del tavolo tecnico, infatti, è il naturale esito della infelice scelta delle Regioni di non sviluppare un unico progetto di fattibilità tecnico-economica, come hanno fatto le altre ciclovie nazionali, ma di farne ben quattro in tempi e modi diversi”.

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Rendere fruibile il percorso in tempi brevi

Nel contempo il Coordinamento intende riaprire un dibattito pubblico, rilanciando la proposta di una nuova Cicloesplorazione dell’Acquedotto Pugliese come strumento di animazione territoriale.

“L’obiettivo immediato – scrive il Coordinamento – è dunque aprire alla fruizione in tempi brevi una ciclovia di fatto già esistente, naturalisticamente unica e con un tracciato già definito dal percorso della condotta e dalle emergenze di archeologia industriale. C’è bisogno però dell’impegno di Acquedotto Pugliese Spa che oppone problemi di sicurezza peraltro facilmente superabili. Solo così sarà possibile aprire una nuova prospettiva turistica offrendo nuove opportunità di sviluppo ai territori dell’entroterra senza necessariamente aspettare la conclusione dell’opera”.

Ciclovia Acquedotto Pugliese mappa

Un itinerario unico di 500 chilometri

La Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese è un po’ insolita rispetto alle altre. Parte dalle sorgenti di Caposele, in Alta Irpinia, e attraversa solo luoghi dell’Italia interna: il Vulture Melfese, l’Alta Murgia, la Valle d’Itria, l’Arneo e l’entroterra del Salento per poi giungere nel finisterrae di Santa Maria di Leuca. Qui si è al cospetto di una cascata monumentale che guarda il Mediterraneo e che celebra una delle opere di ingegneria idraulica più ardite del mondo, l’Acquedotto Pugliese. La ciclovia è il viaggio iconico in bicicletta di 500 km che si compie letteralmente sulla condotta storica, il Canale Principale, realizzata tra il 1906 e il 1939, pedalando sulla pista di servizio e sui ponti canale, incrociando impianti di sollevamento, fontanine, serbatoi pensili, edifici di ispezione, targhe segna-chilometro. Una ciclovia d’epoca, nascosta, incastonata nella natura, già oggi percorribile in bici e a piedi e di cui si discute ormai da oltre 20 anni.

Recuperare la visione originaria dell’opera

Il lavoro portato avanti dal tavolo tecnico dimostra sostanzialmente la capacità e la volontà di voler fare le cose per bene senza peraltro bloccare la prosecuzione del progetto: fatte salve le importanti prescrizioni di cui si è detto, i primi lotti funzionali potranno a questo punto essere realizzati.

Per questo il Coordinamento, nell’augurarsi che la Ciclovia dell’Acquedotto sia ulteriormente finanziata con il Next Generation EU (come peraltro richiesto da Legambiente nazionale che l’ha inserita nel pacchetto delle Ciclovie indicate al Governo Draghi fra le dieci opere faro per rendere concreta la transizione ecologica), ritiene che: “Questo progetto dovrà in qualche modo ripartire su basi nuove provando a recuperare la visione originaria di un’opera che potrebbe realmente segnare la rinascita di molte aree interne approfittando del momento magico, ormai irreversibile nonostante la pandemia, che sta vivendo il turismo slow e in particolare il cicloturismo a livello mondiale”.

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Commenti

  1. Ettore ha detto:

    Lo spezzettamento per competenze è il problema che si sono trovati ad affrontare tutti i progetti di tracciati ciclistici. La progettazione lo deve prevedere, sottovalutarlo può essere fatale al progetto stesso!

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