Bici

Il Giro della Sicurezza

Domani parte il Giro d’Italia. L’evento di ciclismo per eccellenza dove si sfidano a colpi di pedale i migliori corridori al mondo. Dove si attraversa lo Stivale in lungo e in largo. E dove tutto il mondo si collega per vedere i campioni affrontare le dure salite del nostro splendido territorio. Io non sono mai stata una fanatica del Giro, forse perché a casa mia sono stata io a portare il ciclismo, ma ricordo che la prima volta che mio zio mi ha portato a vedere una tappa che passava proprio sotto casa non ho potuto che rimanere affascinata da quel tripudio di colori che mi è sfrecciato davanti. Ma ciò che mi ha colpito di più è stato vedere quante persone lungo la strada si accalcavano per veder passare il Giro.

Bandiere, striscioni, trombette, cappellini. Il rumore dell’elicottero sopra la testa che passa per le riprese televisive. Le prime moto di scorta tecnica che iniziano ad arrivare minuti prima dei corridori per verificare che il passaggio sia libero e che tutto sia a posto. E poi finalmente in lontananza dopo qualche ora di attesa arrivano loro. I ciclisti. Prima passa il gruppo di testa e intorno a me sento un boato di incitazione e di applausi. Guardo il viso di ognuno di loro. Tirato. Stanco. Ma felice. Poi dietro ancora una sfilza di moto. Fino a quando arriva il gruppone dove si alternano davanti i corridori a tirare il gruppo in una danza perfetta. 

Paola Gianotti sicurezza stradale io rispetto il ciclista

Non puoi non rimanere affascinato dal Giro, anche se non ami il ciclismo, anche se non vai in bici se non per comprare il pane. E e io quel Giro dopo qualche anno ho deciso di farlo mio. Nel 2018 e nel 2019 ho percorso tutte le tappe del Giro d’Italia maschile un giorno prima dei professionisti per portare avanti il messaggio sulla sicurezza stradale. Fino ad allora avevo scelto principalmente di far correre la mia bici in giro per il mondo: Sud America, Stati Uniti, Russia, Australia, Malesia, Thailandia, Giappone. Il mondo era diventato la mia casa e io mi sentivo parte del mondo. Ma negli anni è cresciuta sempre di più l’esigenza di rendere le nostre strade più sicure per i ciclisti e questo mi ha portato a legarmi all’evento di ciclismo per eccellenza per parlare di sicurezza stradale.

Davide Cassani e Paola Gianotti
Davide Cassani con Paola Gianotti

Sono sempre stata convinta che per parlare di sicurezza non si può farlo dietro uno schermo o dietro una scrivania, ma bisogna farlo dalla strada, sulla strada. È lì che ha senso combattere perché si conoscono le dinamiche di quello che succede ogni giorno. Perché si vive la paura di quando un camion ti sorpassa ai 90 all’ora. Di quando un automobilista non rispetta la precedenza in rotonda. Di quando in salita ti chiudono la strada. Di quando ti sorpassa una moto a 10 centimetri di distanza. Di quando ti svoltano davanti tagliandoti la strada. Di quando hai paura. Quella paura terribile che io ho provato durante il mio giro del mondo in bici quando mi ha investito un ragazzo al cellulare rompendomi la quinta vertebra cervicale. Quella paura trasformata in una ferita non più rimarginabile che Marco Cavorso ha vissuto quando gli hanno ucciso il figlio di 14 anni sulla strada. E quella paura che tocca ognuno di noi ciclisti quando si legge che poche settimane fa, Silvia, ragazza solare e brillante di 17 anni, viene uccisa su strada mentre si allena sognando il suo futuro.

E allora basta. E allora facciamo qualcosa. Non da dietro la scrivania. Ma sulla strada. Facciamo qualcosa che vuole cambiare la mentalità delle persone. Che faccia capire che la strada è di tutti. Che ricordi agli automobilisti che non ci sono solo loro sulle strade.

Facciamo qualcosa per proteggere i nostri figli e le persone che amiamo. Solo le parole non bastano più. Solo la sensibilizzazione non serve a molto. Per questo dallo scorso anno, con l’Associazione “Io Rispetto il Ciclista” – fondata da me, Marco Cavorso e Maurizio Fondriest – abbiamo deciso di coinvolgere più comuni possibili per far installare il cartello del rispetto del ciclista sulla strada. Un segno concreto. Un monito. Un avviso. Forse non sarà sufficiente ma è un inizio e da qualche parte è necessario iniziare. E io credo sia un inizio di un enorme cambiamento. Un cambiamento culturale.

Foto di gruppo sicurezza stradale Io rispetto il ciclista Paola Gianotti

Ci vorranno giorni, mesi, anni. Ci vorrà il tempo che ci vorrà ma l’obiettivo è troppo importante per darsi un tempo. Non può morire uno di noi ogni 35 ore sulla strade. Perché ieri era Silvia, Tommy, Michele e oggi posso essere io e puoi essere tu.

Per questo oggi parte il mio Giro d’Italia. Il Giro della Sicurezza. Vista la situazione sanitaria nazionale il percorrere interamente in bici tutte le tappe come avevo fatto negli anni precedenti è logisticamente complesso e poco sicuro. E quindi ho deciso di ripercorrere solo parte delle tappe del giro partendo proprio da Torino, dalla mia Torino. E da qui dove sono presenti i cartelli del rispetto del ciclista, vado con il mio team e con l’associazione “Io Rispetto il Ciclista” a inaugurare oltre 300 cartelli in più di 60 Comuni. Da Vercelli, ad Alba, a Bologna, Cesenatico, Faenza, Imola, Parma. Hanno aderito in tantissime città. E questo è solo l’inizio. L’inizio di una strada di migliaia di chilometri da percorrere ma dove sempre più persone credono che le nostre strade si possano rendere sicure e che niente nella vita è immutato.

E quindi non molliamo e buon Giro d’Italia a tutti!

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