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COP26, le multinazionali della bici sottoscrivono il patto per il clima

COP26, le multinazionali della bici sottoscrivono il patto per il clima

Le multinazionali della bici vogliono fare la loro parte per ridurre le emissioni e impegnarsi attivamente nella lotta ai cambiamenti climatici, a partire dalla filiera produttiva. In occasione della COP26 il movimento globale per il clima Shift Cycling Culture, in collaborazione con un gruppo qualificato di amministratori delegati che guidano alcune delle più grandi multinazionali nel settore del ciclismo, ha lanciato un appello urgente affinché l’industria del ciclo si impegni per ridurre le emissioni legate alla produzione e alla commercializzazione di biciclette e di tutto l’indotto che ci gira intorno.

“Anche il modo in cui l’industria del ciclismo produce e vende prodotti sta contribuendo al problema”, scrive Shift Cycling Culture in una nota. Diversi CEO di tutto il settore del ciclismo si sono riuniti per invitare i colleghi a riconoscere il loro ruolo di leader aziendali nell’affrontare il cambiamento climatico. I firmatari fondatori della lettera sono i CEO di Assos of Switzerland, BMC Switzerland, Brompton, CyclingTips, Dorel Sports Group, Internetstores Holding, Haro Bikes SA//Kenda Tires, Pon Holdings, Rapha, Riese & Müller, Rose Bikes, Schwalbe, Selle Royal Group, Specialized Bicycle Components e Vittoria.

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COP26 | Le multinazionali della bici sottoscrivono il patto per il clima

Tutte le aziende che operano nel settore del ciclismo sono invitate ad aderire a questa iniziativa. Sebbene l’uso di biciclette ed e-bike sia considerato un ruolo vitale nel cambiamento climatico, è generalmente noto che la sua produzione non può essere considerata sostenibile. Secondo Shift Cycling Culture, “gli obiettivi dell’Accordo di Parigi delle Nazioni Unite possono essere raggiunti solo nell’industria del ciclismo, quando è coinvolta l’intera catena di approvvigionamento. La maggior parte dell’impatto ambientale dei prodotti per il ciclismo deriva dalla produzione; Il 50-80% delle emissioni di carbonio avviene nell’estrazione, nell’approvvigionamento e nella produzione di materiali e parti. Le emissioni legate alla produzione, all’uso e allo smaltimento di biciclette e abbigliamento possono essere ridotte solo se le aziende uniscono le forze in uno sforzo collettivo”.

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I firmatari fondatori invitano tutti i colleghi dell’industria ciclistica a sostenere, firmare e lavorare attivamente sui contenuti di questa lettera. Si impegnano dunque a divulgare l’impatto del carbonio della propria azienda misurando del emissioni di gas serra entro il 2023 e poi su base annuale; e divulgare altresì i piani per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 (prendendo a riferimento le emissioni prodotte nel 2015).

In conclusione, Shift Cycling Culture afferma che “è debitamente riconosciuto che questi impegni sono solo i primi passi di un lungo viaggio. La lettera sottolinea inoltre esplicitamente che nessuno dei firmatari fondatori afferma di essere perfetto e la sfida, sia a livello aziendale che per l’industria in generale, è enorme. Ma il reciproco riconoscimento è che, senza impegnarsi nei primi passi e senza lavorare insieme come industria, il cambiamento trasformativo non accadrà”.

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