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La strage stradale dei ciclisti non si ferma: 5 anni senza Michele Scarponi

La strage stradale dei ciclisti non si ferma: 5 anni senza Michele Scarponi

Cinque anni fa oggi – il 22 aprile 2017 – il ciclista professionista Michele Scarponi si stava allenando in bici sulle strade della sua Filottrano, dopo l’ultima vittoria in carriera ottenuta alla prima tappa del Tour of the Alps. Di lì a pochi giorni, dopo una vita da gregario, avrebbe guidato per la prima volta da capitano la sua squadra, l’Astana, al Giro d’Italia. Ma la strada per quell’appuntamento fu interrotta in modo violento e brusco, proprio quella mattina di cinque anni fa quando venne investito e ucciso mentre stava lavorando in bicicletta sulla strada.

Gli anniversari rappresentano momenti per fare dei bilanci, anche se non se ne ha voglia: la verità è che la strage dei ciclisti in questi cinque anni non si è mai fermata e le strade continuano a essere costellate di mazzi di fiori, ghost bike commemorative e fotografie di chi non c’è più perché l’incolumità e la sicurezza stradale di chi pedala non è adeguatamente tutelata. E lo dimostrano gli episodi quotidiani e i numeri: la statistica è impietosa e certifica che in Italia la violenza stradale continua a spadroneggiare mietendo vittime. Un ciclista investito e ucciso ogni due giorni in media, come riporta l’Osservatorio Ciclisti realizzato dall’Asaps (Associazione Sostenitori e Amici Polizia Stradale).

A livello nazionale il numero di ciclisti vittime della strada, negli ultimi 5 anni, ha risentito anche della pandemia: nel 2017, l’anno della morte di Michele Scarponi, sono stati 254; l’anno successivo sono scesi a 219, per poi risalire nel 2019 a 253. Nel 2020 si è registrata una netta flessione, dovuta però ai mesi di lockdown legati al Covid-19, con 169 morti; per poi arrivare ai 180 del 2021. In pratica uno ogni due giorni.

Ma il dato che molto spesso non emerge riguarda i feriti gravi, quelli che dopo l’investimento vengono ricoverati in codice rosso: nel 2021 “sono poi ben 989 i casi di investimenti di ciclisti ricoverati in codice rosso in prognosi riservata, presso gli ospedali di zona, registrati nel 2021 in Italia, in un momento storico in cui le terapie intensive erano già sotto pressione per il Covid-19 per molti mesi”, come riporta l’Osservatorio Ciclisti.

“L’Osservatorio Ciclisti 2021 testimonia ancora una volta di più quale sia la vulnerabilità di questa utenza. Numeri che superano il 2020 derivati anche da un maggior utilizzo delle due ruote durante l’emergenza da pandemia”, afferma il presidente Asaps Giordano Biserni.

Dall’1 gennaio 2017 al 31 dicembre 2021 – in un lasso di tempo di 5 anni – i ciclisti investiti e uccisi sulla strada in Italia sono stati 1.075: un morto ogni 40 ore circa. Una strage silenziosa, una macabra conta che viene aggiornata sulle cronache e finisce nelle statistiche: è qualcosa che non possiamo accettare.

In questi 5 anni i familiari di Michele Scarponi – il papà Giacomo, la mamma Flavia, la sorella Silvia e il fratello Marco – hanno dato vita, forma e sostanza alla Fondazione Michele Scarponi che porta avanti in suo nome progetti di sicurezza stradale e iniziative per promuovere la mobilità ciclistica di tutti.

Non a caso il motto scelto per la Fondazione è “La strada è di tutti a partire dal più fragile” e il logo riporta l’immagine del piede a terra: oggi mettiamo il piede a terra per ricordare Michele e tutte le vittime della violenza stradale.

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