Ritornare ai rumori della metropoli dopo aver trascorso una settimana nell’entroterra delle Marche non è stato facile: lì si possono ancora assaporare “interminati spazi” e “sovrumani silenzi” di leopardiana memoria, ma anche immergersi in un microcosmo in cui il tempo scorre più lentamente e il senso di comunità è ancora forte. Durante questo soggiorno ho partecipato al PAT (Piede a terra) Festival organizzato dalla Fondazione Michele Scarponi da relatore, da cronista e da ciclista: un format itinerante e innovativo che ha “messo piede” in diverse città delle Marche per portare un messaggio di sicurezza stradale e cultura della strada e che ha avuto come suo centro propulsivo Filottrano, città in cui domenica 14 aprile si è svolta la seconda edizione della Granfondo Michele Scarponi – Strade Imbrecciate che ha visto la partecipazione di oltre 2.000 persone unite dal ricordo dell’indimenticato campione marchigiano e del suo sorriso.
A Urbino insieme con Marco Scarponi – fratello di Michele e segretario generale della Fondazione a lui dedicata – e Alfredo Giordani della Rete #Vivinstrada mercoledì 10 aprile abbiamo incontrato gli studenti di Scienze Motorie dell’ateneo per sensibilizzarli sul tema della cultura della strada: un convegno articolato che è stato seguito e raccontato dal Ducato, la testata dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo dell’Università di Urbino. Io ho provato a spiegare come i mass media (non) raccontano la strage stradale e spero che adesso quei ragazzi guardando l’ennesima pubblicità di auto che sfrecciano nel deserto e circolano in città prive di traffico, oppure leggendo titoli su “auto impazzite” e “strade killer” affinino il loro spirito critico e non accettino supinamente una narrazione che si è dimostrata autoassolutoria e fallace.
Un’altra tappa di avvicinamento alla giornata della pedalata di domenica l’abbiamo percorsa tutti insieme giovedì 11 aprile “in Ancona” (gli anconetani dicono così, ndr) dove siamo stati ospiti del bike cafè “Zucchero a Velò” per la presentazione del libro di Bidon, collettivo di scrittori rappresentato da Filippo Cauz e Leonardo Piccione, “Chissà che l’utopia non vinca”: mai location fu più azzeccata per una raccolta di racconti che trasudano passione per il ciclismo da tutte le pagine, accompagnando il lettore nelle storie eroiche e velleitarie di ciclisti che pedalano verso un traguardo razionalmente irraggiungibile, utopico appunto, eppure ci provano lo stesso perché l’imponderabile è una componente che può cambiare il destino di una competizione e non c’è strategia o preparazione che tenga.
Nel Palazzo Comunale di Filottrano fino a Pasqua sarà possibile visitare la mostra con le stampe di Ferdinando Piras “L’epoca d’oro del grande ciclismo”, con un’ampia carrellata sulle bici d’altri tempi, con l’immancabile foto del passaggio della borraccia tra Coppi e Bartali e l’esposizione delle tante maglie indossate da Michele Scarponi nel corso della sua carriera cominciata da giovanissimo e terminata troppo presto, a causa della violenza stradale che ha spento il suo sorriso.
https://www.facebook.com/fondazionemichelescarponi/posts/638006309955782
Qui venerdì 12 aprile c’è stata una serata-amarcord condotta dal giornalista Marco Pastonesi che ha intervistato i gregari marchigiani di ieri e di oggi tra cui Simone Stortoni, classe 1985, ex compagno di squadra di Michele Scarponi che oggi gestisce un negozio di biciclette a Jesi e mi ha fornito la bici da corsa con cui ho corso la Granfondo, un onesto muletto con telaio in alluminio e forcella in carbonio montato Shimano 105.
La ? con cui parteciperò alla #GranfondoMicheleScarponi di domenica 14 aprile è montata 105 e l'ho noleggiata a Jesi al negozio di bici aperto da Simone Stortoni, ex gregario di Michele ❤️ #levelobike https://t.co/ug5wWoDSbx
— Manuel Massimo (@manumas78) 13 aprile 2019
Il giorno prima della Granfondo, sabato 13 aprile, ritiro del pacco gara e in serata finalmente il corso principale del paese è stato liberato dalle auto in sosta: quanto sarebbe più bella, sicura e a misura di persona questa strada se fosse così tutti i giorni?
Sul palco del Teatro Torquis di Filottrano sono salite l’ex pallavolista Federica Lisi Bovolenta e la cantautrice Pia Tuccitto con lo spettacolo “Ioelei”, una fusione tra parole e musica nel ricordo di Vigor Bovolenta – campione di volley morto in campo – e un inno alla vita che continua nonostante tutto, anche se è difficile e sembra impossibile per chi resta. Una serata molto intensa che ha fatto sciogliere il dolore per la perdita di Michele, ancora vivo e presente, in un lungo applauso liberatorio al termine dello spettacolo.
Domenica tutta Filottrano si è tinta di giallo e celeste, i colori del team Astana, ultima maglia di Michele Scarponi con cui nel 2017 avrebbe corso da capitano il Giro d’Italia se quel maledetto 22 aprile la violenza stradale non ce lo avesse portato via: oltre 2.000 persone sono arrivate da tutta Italia e anche dall’estero per rendergli omaggio, per pedalare sulle strade dove si allenava, per stringersi attorno alla sua famiglia e ai suoi amici con una manifestazione sportiva dedicata alla sua memoria.
Oltre al percorso lungo di 135 chilometri e al medio di 93, quest’anno c’era anche il “corto” da 70 chilometri: non competitivo e adatto anche per un’andatura cicloturistica; è quello che ho scelto di fare io, mettendo diverse volte il piede a terra per godermi la strada ma senza l’assillo della gara e fermarmi a documentare con foto e video i posti che attraversavo: la sommità della collina dopo la strada imbrecciata;
il panorama da Cingoli “il balcone delle Marche”;
le lingue d’asfalto finalmente libere dai motori e punteggiate dai colori dei ciclisti e delle biciclette;
le colline marchigiane da cartolina conquistate con la fatica delle tante salite e divorate con gioia in discesa.
Arrivo al traguardo indicando il cielo con un dito per salutare Michele: l’Aquila di Filottrano che continua a volare.
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