Qualche giorno fa ho pubblicato una foto sul mio profilo Instagram. Io e mio figlio eravamo a fare trekking. Dopo 3 ore di salita (di cui l’ultima con lui sulle spalle), siamo arrivati al rifugio e per festeggiare ho bevuto una fantozziana famigliare di birra gelata e ho fatto una foto con la bottiglia sullo sfondo delle montagne del lago di Como.
Mi arriva un messaggio: “Tu che sei uno sportivo, come puoi mandare questi messaggi sbagliati, lo sport è una cosa seria. Tu così lo denigri”.
Sapete qual è (studi alla mano) uno degli ostacoli più grandi all’ampliamento del numero di italiani che fanno attività fisica in modo sistematico? Ve lo dico io: è la narrazione dell’epica dello sport.
Quella cosa che lo sport è solo fatica, sudore e sofferenza, che devi sempre dare il 100%, che dobbiamo allenarci come spartani sotto la agoghé, mangiare come santoni indù e avere il focus di un monaco buddista, che se non torni sderenato da ogni allenamento sei una merda perché non hai dato abbastanza, che se “no pain no gain”, che io sulla bici piuttosto ci muoio, che no days off e cose così. Con la storia che lo sportivo deve essere tutto d’un pezzo sennò non è un vero sportivo (e questo modo di pensare nel ciclismo è qualcosa di estremo, la frase più ricorrente è “ma tu hai corso”?).
Monitorare l’allenamento con l’HRV
Corso online
Questa narrazione piace a noi, che facciamo dello sport una ragione di vita. Ma rende l’attività fisica qualcosa di elitario, lontano, inarrivabile.
E, in questo momento storico, avremmo bisogno di allargare le maglie dell’attività fisica, che potrebbe davvero essere una delle soluzioni ai problemi di salute della popolazione di questo paese.
Iniziare a pensare che sia possibile anche divertirsi, essere fisicamente in forma ed essere in salute senza dover per forza soffrire come bestie.
A volte dovremmo semplicemente fare ciò che ci diverte, senza credere che sia qualcosa di così speciale. Senza avere l’approccio “tutto d’un pezzo”, che non fa bene a nessuno.
Hai detto una grande verità ma la nostra cultura per lo sport è troppo giovane per comprendere questo che ai più sembra un limite ma che in realtà traccia una linea di demarcazione netta fra gli Sportivi veri ed i Malati della performance