Mobilità

Le chiacchiere vuote della politica e i ragazzi che si ammazzano per strada

Qualche giorno fa sono stato invitato dal Consiglio di Zona 1 di Milano in audizione per spiegare le cose che ho capito negli ultimi dieci anni di attività in merito alla sicurezza stradale. Per evitare di dire castronerie, ho esteso l’invito all’architetto Matteo Dondé, direttore scientifico di Bikeitalia, nonché uno dei più grandi esperti di sicurezza stradale in ambito urbano in Italia.

Sicurezza stradale: problemi e soluzioni

Abbiamo avuto a disposizione 45 minuti, durante i quali abbiamo cercato di presentare problemi e soluzioni, sempre partendo da dati più oggettivi possibili, riportando i risultati provenienti da ogni angolo d’Europa, spiegando cosa ha funzionato e cosa non sta funzionando nel nostro paese.

Abbiamo parlato principalmente di riduzione delle velocità massime e di infrastrutture per lo sviluppo della ciclabilità (parcheggi, ciclabili, etc.).

Al termine della nostra presentazione, i consiglieri di zona hanno preso la parola e si sono avvicendati per commentare i nostri interventi durante il quale abbiamo più volte esortato i nostri auditori ad abbandonare per sempre la dicotomia tutta italiana per cui la velocità è di destra e la moderazione delle velocità è di sinistra, che la bicicletta è di sinistra, mentre il SUV è di destra e di concentrarci, invece sulla città che vogliamo, lasciando lavorare i tecnici con gli strumenti idonei per raggiungere l’obiettivo preposto.

Le chiacchiere vuote della politica

Le osservazioni che ci sono state rivolte sono state delle più disparate: c’è chi ci ha accusato di essere faziosi (sì, siamo dalla parte della sicurezza e della salute pubblica), c’è chi ci ha detto che ci siamo dimenticati della piaga dei ciclisti anarchici che mettono a repentaglio l’incolumità cittadina (senza offrire nessun dato, ma solo la propria impressione), c’è chi ha candidamente ha dichiarato non riusciamo a far rispettare i 50 km/h, come possiamo pensare di far rispettare i 30 m/h, che è un po’ come dire “non riusciamo a evitare i femminicidi, come possiamo pensare di contenere le violenze sessuali?”.

Un certo consigliere ha quindi deciso di ritornare sulla madre di tutte le battaglie in seno alla mobilità milanese: se a noi esperti della materia la ciclabile di Corso Buenos Aires piacesse oppure no. Alla domanda abbiamo risposto che un infrastruttura va giudicata non sulla base dei gusti personali ma della sua funzionalità: se la ciclabile ha aumentato il numero dei passaggi senza aumentare morti, feriti e incidenti, allora va bene. Ma non è bastato, perché in Italia i fatti non bastano a modificare le opinioni.

Fatti vs. opinioni

Al termine dell’audizione che è sfociato in un indecoroso battibecco sui parcheggi di interscambio e su problemi individuali (“io devo andare ogni giorno a Cologno Monzese e non c’è il trasporto pubblico per questo ho bisogno dell’auto”). Sciolta la seduta, alcuni si sono precipitati da noi per spiegarci come la loro esperienza personale valesse di più della montagna di dati presentati, quindi abbiamo educatamente ringraziato e, con l’amaro in bocca per lo spettacolo offerto dai rappresentanti nelle nostre istituzioni, siamo andati a cena come i vecchi amici sono usi fare.

L’indecorosa rappresentazione della politica, dicevo, che a ogni livello, dal Consiglio di zona al Governo della Repubblica, invece di cercare le soluzioni ai problemi devono per forza impugnare battaglie identitarie che inseguono il ventre molle della maggioranza degli Italiani che, come risultato, disertano sempre di più le urne, perché inorriditi da quelli che parlano sempre per convenienza propria e mai per la patria di cui tuttavia si riempiono la bocca.

Chiedono targhe, casco e limiti di velocità obbligatori per i monopattini avendo trovato ancora una volta una minoranza, un capro espiatorio, a cui addossare ogni colpa e nel frattempo invocano l’impunità per la maggioranza dei cittadini che non possono diventare lo strumento per “fare cassa” perché così fan tutti.

La violenza stradale quotidiana

E nel frattempo l’Italia soffoca nella propria inciviltà, nel frattempo il numero di morti sulle strade a Milano nel 2022 ha raggiunto la cifra record di 44 persone. Nel frattempo non passa giorno senza che un ragazzino finisca sotto le ruote di qualcuno che doveva controllare le notifiche di TikTok. Nel frattempo, Libero Milano parla di “Dittatura delle biciclette”, la rivista Quattroruote titola “La guerra di religione contro l’automobile” e lancia una fatwa contro il consigliere Marco Mazzei che ha osato proporre che Milano diventi una città 30.

Incidente stradale oggi (come ogni giorno)

Nel frattempo questa mattina ci siamo svegliati con la terrificante notizia di 5 ragazzi che si sono schiantati e ammazzati con la propria auto contro un palo sulla Via Nomentana, alle porte di Roma.

E adesso andate dai loro genitori a spiegare che dobbiamo limitare la velocità dei monopattini e impedire alle biciclette di andare in contromano e che la ciclabile di Corso Tal dei Tali non è a norma. Fatemi sapere cosa vi rispondono.

Incidente stradale oggi Roma Via Nomentana articolo Repubblica
Incidente stradale oggi (27 gennaio 2023) alle porte di Roma

Manca la cultura

Come diceva un consigliere di zona l’altro giorno, il problema è che in Italia manca la cultura ed è vero, soprattutto all’interno delle istituzioni dove prima di chiedersi se il cambiamento faccia bene alla comunità, ci si chiede se la misura sia comoda o utile per se stessi.

E se poi il figlio di qualcuno lascia la pelle per strada in un incidente stradale, non ci resta che preparare le nostre lacrime migliori e parlare di strada maledetta.

Commenti

  1. Avatar giovanni ha detto:

    Egregio consigliere Arrigoni,

    dai dati ISTAT:
    Torna ad aumentare in maniera significativa la mortalità stradale in Italia. Le stime ACI-ISTAT – relative ai primi sei mesi del 2022 – evidenziano – rispetto allo stesso periodo del 2021 – un incremento, di incidenti con lesioni (+24,7%), vittime (+15,3%) e feriti (+25,7%).
    I dati
    Dal 1° gennaio al 30 giugno scorso, 81.437 incidenti hanno causato 1.450 morti e 108.996 feriti: in media 450 incidenti, 8 morti e 602 feriti ogni giorno. L’aumento delle vittime del 2022 si è registrato, in modo particolare, su strade extraurbane (+20%) mentre è stato più contenuto su strade urbane (+11%) e autostrade (+10%).

    In che modo esattamente pensa che targa e assicurazione per bici contribuiscano a risolvere questa emergenza che, nel caso non lo sapesse, dipende invece da eccesso di velocità, distrazione alla guida, mancato rispetto delle precedenze dei mezzi motorizzati!?!
    é quindi favorevole anche all’obbligo di targa e assicurazione per i pedoni come atto di “responsabilità”?

  2. Avatar Fabio Arrigoni ha detto:

    Egregio Direttore,
    ero presente alla seduta in Municipio 1 (da sette anni si denomina così). Non sono intervenuto nel dibattito, in ordine al quale, per precisa cronaca e opportuna conoscenza del lettore, avrebbe dovuto indicare i consiglieri che liberamente ha citato, così da non attribuire a tutti – e a nessuno- valutazioni che, per esempio io, non condivido.
    Ma ciò che conta sono i fatti (verificabili e noti). Ossia che:
    – il Municipio 1 ha per primo proposto (e ottenuto, sia pur con una segnaletica non del tutto completata) che il Centro Storico fosse disciplinato quale zona 30;
    – il Municipio 1 ha istituito una serie di strade car free per ingresso/uscita degli studenti dalle scuole;
    – il Municipio 1 istituito e messo in programma nuove aree pedonali, percorsi ciclabili e ampliamenti di marciapiedi.
    Questo in quanto nel programma amministrativo del Municipio 1 la priorità è data ai pedoni, parametro della sicurezza stradale.
    Come vede, non si tratta di chiacchiere, bensì di fatti, che raddolciranno la sua (eccessiva) amarezza.
    Quanto infine a biciclette e monopattini, io sono per targarli; e anche per l’assicurazione. Sono atti di responsabilità che certo non le sfuggono.
    cordialità
    Fabio Arrigoni (consigliere Municipio 1 Milano)

  3. Avatar paolo ha detto:

    Testimonianza amara e sconfortante. Riporto un ulteriore testimonianza. Il candidato sindaco di CDx di Brescia, Fabio Rolfi, ha criticato una ciclabile realizzata a Brescia (che presenta sicuramente dei punti critici) per la seguente motivazione: ha sottratto spazio ai parcheggi, non serviva. Che senso ha fare due ciclabili speculari, una per ogni lato della carreggiata? Peccato Fabio Rolfi che le due ciclabili speculari siano monodirezionali. SArebbe come criticare una strada bidirezionale perchè una corsia è speculare all’altra. Questo è il livello della politica con cui (speriamo di no) potremmo avere a che fare

  4. Avatar Daniele Cosentino ha detto:

    Quando sento l’argomento dei “ciclisti indisciplinati” non riesco a non pensare a quelli che dicono “Si ha fatto male a violentarla, però pure lei a uscire con quella minigonna…”. Mi sembra di vedere lo stesso atteggiamento.

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