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Fiab definisce “stragista” la riforma del Codice della Strada

Fiab definisce “stragista” la riforma del Codice della Strada

La Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (Fiab) ha inviato una lettera aperta ai gruppi parlamentari e alla Commissione Trasporti della Camera in occasione della Giornata Mondiale in Memoria delle Vittime della Strada di domenica 19 novembre, in cui sono previste manifestazioni in molte città d’Italia.

Fiab definisce stragista la riforma del Codice della Strada

La lettera aperta ai gruppi parlamentari

Nel testo si affronta il tema della sicurezza stradale e c’è un invito alla riflessione “sulla strage che ci consuma quotidianamente nel nostro Paese”. L’associazione sottolinea che si occupa “da oltre trent’anni della sicurezza delle persone, promuovendo una mobilità rispettosa di tutte e tutti, fornendo analisi e strumenti per migliorare la qualità della mobilità attiva, perché l’Italia si allinei agli standard europei da cui ancora è molto distante”.

Codice della strada: una riforma “stragista”

Quindi l’affondo verso le misure contenute nel Ddl “Sicurezza stradale” del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini (già al centro delle polemiche per una frase sull’alcol al volante, ndr): “Dal Ddl emerge un approccio coercitivo e sanzionatorio che ignora la visione scientifica del tema e trascura gli strumenti necessari per salvare la vita delle persone. I provvedimenti indicati, a nostro avviso, contengono errori grossolani e distorsioni pericolose che portano a una riforma stragista, che affermando di salvaguardare chi va in bici, in realtà persegue ancora una visione autocentrica e ormai insostenibile”.

Un’espressione forte, anche se viene da pensare che l’intento di Fiab utilizzando l’aggettivo “stragista” fosse di sottolineare come questa riforma non affronti compiutamente “la strage che si consuma quotidianamente” sulle strade del nostro Paese e non certo che il governo intenda “fare ricorso a delitti di strage come strumento di lotta politica” (questo il significato del termine secondo la Treccani).

I numeri della strage stradale in Italia

Certo è che la situazione sulle strade italiane è molto grave: “Solo nel 2022, sono 3.159 le morti dovute a collisioni stradali e 223.475 i feriti. Le collisioni stradali sono la prima causa di morte per i giovani sotto i trent’anni e nel 2022 i decessi sono aumentati del 9% rispetto al 2021. Non ci stanchiamo di ripetere che le principali cause di morte sono l’alta velocità, la guida distratta, il mancato rispetto degli attraversamenti pedonali e il mancato rispetto della distanza di sicurezza (ISTAT). Sono questi i fattori su cui bisogna intervenire”, sottolinea Fiab nella sua lettera aperta.

Obiettivo zero vittime è molto lontano

In un altro passaggio della missiva, Fiab sottolinea tutte le mancanze che rendono la riforma del Codice della Strada promossa dall’esecutivo fallimentare dal punto di vista della sicurezza stradale: “Le proposte del Ddl disincentivano l’uso della bicicletta muscolare e a pedalata assistita, non promuovono l’intermodalità e soprattutto non contrastano l’uso eccessivo dell’auto privata nei centri urbani (in Europa svettiamo per il numero di auto pro capite, 67 auto ogni 100 abitanti). Limita le ZTL, gli autovelox e non fa riferimento all’introduzione delle città 30. Siamo sempre più lontani dalla direzione indicata dalla comunità scientifica e dalle direttive europee che, non dimentichiamo, hanno l’obiettivo di azzerare il numero delle vittime della strada entro il 2050, con una tappa intermedia che prevede il dimezzamento delle vittime e dei feriti gravi nel 2030”.

Incentivare la ciclabilità come strumento di salute pubblica

Fiab prosegue collegando la necessità di incentivare la mobilità attiva e sostenibile per affrontare la sedentarietà e l’obesità che colpiscono in particolare le generazioni più giovani: “Rispediamo al mittente l’accusa di sostenere posizioni ideologiche quando promuoviamo la mobilità attiva e sostenibile. I dati parlano chiaro e oltre al numero di vittime di violenza stradale, ricordiamo il problema della sedentarietà e dell’obesità che colpisce le generazioni più giovani. […] In quest’ottica le infrastrutture ciclabili dovrebbero essere realizzate come si realizza una politica sanitaria. Come FIAB chiediamo che il Governo investa in Salute per evitare di spendere in Sanità”.

In conclusione, Fiab chiede al Parlamento di “svolgere la funzione più alta e per cui è stato eletto dai cittadini: decidere. Mettendo da parte interessi di categoria, posizioni partitiche, interessi elettorali e avendo come unico obiettivo il benessere delle persone. Siete la voce pubblica di tutte e tutti: fatevi sentire”.

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Commenti

  1. Dadan ha detto:

    Guarda Adriano, dal tuo intervento abbiamo capito chi voti e cosa ti da fastidio…Alla FIAB si possono fare certo delle critiche (ad esempio l’appoggio scellerato a Jovanotti e al suo tour sfascia ecosistemi promosso insieme a giganti dello sfruttamento ambientale ed animale come Fileni e Riomare), ma non credo proprio che non abbia mai effettuato raccolte firme, pressioni o richieste in fase pre-realizzazione di questa o altre iniziative di ministeri e parlamenti… Il fatto che in quesot caso non siano state proprio considerate fornisce una idea chiara del fatto che le lobby legate al trasporto su gomma (auto, petrolio, etc) hanno molto più peso ed appeal della FIAB agli occhi di questo governo (ma anche di altri)…

  2. Gianni ha detto:

    Non so ch sia questo Anceschi, ma qui siamo allo sfacciato “ribaltamento della frittata e delle responsabilità”.
    Tutto cio’ che viene chiesto alla FIAB dovrebbe già essere stato acquisito e valutato dal Ministero dei Trasporti che in quanto tale dovrebbe avere tutti i dati e studi conosciti per tutelare tutti coloro che usufruisco di strade e servizi stradali pubbblici dai camion ai pedoni passando dalle biciclette. Significa forse che se i pedono in associazione tra loro “non propongono nulla, sono solo in grado di lanciare inutili campagne che sfociano nel nulla intendendo che le proposte vanno certificate con raccolte firme e depositate sui tavoli del Ministero dei trasporti e delle infrastrutture, per dare un peso politico ad un’azione nella quale ci si crede fino in fondo”. Mi pare che confondono la politica e peso politico con uno strumento tecnico come il Codice della strada sia pure sottoposto alle visioni ideologiche Ministeriali. Non ci siamo, non ci siamo per niente, perchè si sta andando in esatta controtendenza a quanto accade nella civile Europa e a quanto gli enti territoriali cercano faticosamente di fare utilizzando fondi propri e Statali a supporto della ciclofruibilità territoriale.

  3. Alberto Morello ha detto:

    Convengo con il signor Anceschi. Per alcuni anni sono stato tesserato FIAB, ma i miglioramenti in fatto di mobilità ciclistica sono stati sempre e solo marginali sia da parte delle amministrazioni, delle aziende e dei cittadini. Premetto che ho iniziato a lavorare nel 1980 e in tutti questi anni posso dire che ho usato l’automobile per un totale di non più di 3 anni, per gli spostamenti casa-lavoro.
    Un Italiano deluso

  4. adriano anceschi ha detto:

    La Fiab lancia strali ma non propone e non è propositiva. Con oltre 20000 iscritti possono indirizzare e decidere una scelta politica chiara verso un mondo di rispetto per ciclisti e pedoni. Ma non propongono nulla, sono solo in grado di lanciare inutili campagne che sfociano nel nulla. Le proposte vanno certificate con raccolte firme e depositate sui tavoli del Ministero dei trasporti e delle infrastrutture, per dare un peso politico ad un’azione nella quale ci si crede fino in fondo. Criticare quando il danno è già stato fatto risulta inutile. I punti per salvaguardare i cittadini debbono essere chiari e circostanziati da fatti e numeri: occorre una raccolta firme verso quelli che si ritengono i più importanti e necessari dispositivi per la salvaguardia dei ciclisti e pedoni. Tutto questo la FIAB non lo ha mai effettuato.

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