Un piano strategico per ridurre la sedentarietà degli Italiani

23 Aprile 2020

L’epidemia di Covid-19 ha mostrato con tutta la sua aggressività quanto gli italiani fossero impreparati a un evento di tale portata. Era impreparato il Servizio Sanitario Nazionale, messo al tappeto da decenni di politiche di tagli. Ma soprattutto erano impreparati gli italiani stessi: indeboliti, malati, sedentari.

Il 98% dei morti per COVID-19 presentava due o tre patologie croniche sviluppate anni prima, verosimilmente causate da uno stile di vita prettamente sedentario.

L’epidemia di Coronavirus ci ha fatto capire quanto sia importante investire nella salute di tutti, poiché senza salute l’intero sistema Italia è destinato a crollare.

L’emergenza in corso ci offre l’occasione per ripensare il sistema: l’approccio tradizionale della sola cura dei malati non è più efficace né sostenibile. Bisogna lavorare alla prevenzione delle malattie.

E la terapia esiste già. Si tratta di una terapia a basso costo, con pochissimi effetti collaterali, facilmente implementabile e che è in grado di effettuare modifiche fisiologiche stabili e durature nell’organismo che la assume. Si chiama attività fisica.

Per questo abbiamo deciso di elaborare una strategia per avvicinare l’attività fisica alla vita degli Italiani partendo da 250 studi scientifici e 150 case-study da cui abbiamo dedotto che:

  • attraverso le campagne di promozione dell’attività fisica è possibile cambiare davvero le abitudini delle persone se il protocollo è pensato sulle esigenze reali di ciascuna popolazione (bambini, adulti, anziani);
  • ogni campagna deve coinvolgere i professionisti della salute e del movimento, come i medici di base, che devono essere abilitati a prescrivere l’attività fisica come terapia e i laureati in scienze motorie, che devono essere abilitati a somministrarla;
  • occorre un monitoraggio continuo delle attività fisiche svolte magari attraverso gli strumenti digitali a nostra disposizione;
  • bisogna smettere di collegare attività fisica al concetto di sport: molte persone non si rivedono nei valori di sacrificio e costanza dello sport. Bisogna iniziare a parlare del movimento come a un’espressione naturale del corpo, come di un bisogno fisiologico quanto il cibo;
  • non si deve chiedere agli italiani di fare attività fisica, non si deve “rubare” loro il tempo. Si dovrà invece lavorare per rendere più attivi gli spostamenti quotidiani, favorendo l’uso della bicicletta e degli spostamenti a piedi;
  • bisogna elaborare una strategia completa e continuativa che non si limiti a delle iniziative distaccate e puntuali;

Il Piano strategico per la riduzione della sedentarietà che abbiamo quindi elaborato consentirebbe di abbattere notevolmente i costi sanitari del nostro paese che dedicano 12,1 miliardi di euro/anno (l’8,9% dei costi totali del SSN) alla cura di malattie correlate all’inattività fisica. Se solo si riuscisse a ridurre del 20% il numero degli Italiani inattivi si otterrebbe un risparmio economico per il sistema Italia pari a 2,4 miliardi di euro/anno.

Mettiamo a disposizione di tutti il piano che abbiamo elaborato, affinché possa diventare uno strumento per costruire la salute attraverso il movimento del corpo, a ogni livello e per ciascun italiano.

Pubblichiamo questo documento con la speranza che le persone chiave nel nostro Governo e nelle Istituzioni possano cogliere l’occasione per lavorare sulla salute degli Italiani: è tempo di prendere decisioni coraggiose e soprattutto è tempo di investire nella salute degli Italiani che, mai come in questo momento, si è dimostrata un bene tanto prezioso quanto fragile.

Per scaricare il Piano strategico per la riduzione della sedentarietà, clicca qui o sull’immagine sottostante.

Piano-Strategico-per-la-riduzione-della-sedentarieta

Commenti

3 Commenti su "Un piano strategico per ridurre la sedentarietà degli Italiani"

  1. Stefano ha detto:

    Ottimo. Sottoscrivo. Io avevo proposto di diminuire le ore di lavoro giornaliere a chi fosse disposto a fare attività fisica, ovviamente conforme alle proprie condizioni di salute. Il tutto con sgravi fiscali per le aziende interessate. Può sembrare dispendioso ma diminuirebbe sussidi a sistegno del reddito e della sanità in oltre aumenterebbe gli occupati.

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