Sono numerosi i ritardi rilevati nella progettazione e nella realizzazione del Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche e degli interventi a sostegno della ciclabilità cittadina, con conseguenze critiche sulla gestione delle ingenti risorse messe a disposizione tra il 2018 e il 2023. Questo è quanto evidenziato dalla Corte dei Conti nella relazione approvata con la Delibera n. 64/2024/G della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato.
Il Sistema delle Ciclovie Turistiche in Italia
L’analisi ha riguardato lo stato di avanzamento complessivo delle 10 Ciclovie Turistiche Nazionali:
- Acquedotto Pugliese – da Caposele (AV) a Santa Maria di Leuca (LE)
- Vento – da Venezia a Torino
- Sole – da Verona a Firenze
- Adriatica – da Chioggia (VE) al Gargano
- Tirrenica – da Ventimiglia (IM) a Roma
- Sardegna – anello da Sassari a Sassari
- Magna Grecia – da Lagonegro (PZ) a Pachino (SR)
- Trieste – Lignano Sabbiadoro – Venezia – da Trieste a Venezia
- Garda – anello da Peschiera del Garda a Peschiera del Garda
- GRAB (Grande Raccordo Anulare delle Bici) – anello Roma
Questi progetti mirano alla realizzazione di itinerari archeologico-culturali a bassa velocità, con la supervisione dei Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti, della Cultura e del Turismo per un chilometraggio complessivo di quasi 6.000 chilometri.
La magistratura contabile denuncia ritardi e problemi
La Corte dei Conti ha specificato che le carenze emerse sul piano della programmazione sono legate anche alla tardiva adozione del Piano Generale della Mobilità Ciclistica, avvenuta solo nell’agosto 2022, nonostante fosse atteso sin dal 2018.
Le lentezze procedurali osservate hanno avuto un impatto diretto sulla gestione delle risorse, con numerose criticità inerenti al loro effettivo utilizzo e indicazioni di una capacità di spesa ridotta.
Inoltre, la magistratura contabile ha sottolineato l’insufficiente coordinamento tra le Pubbliche Amministrazioni coinvolte, elemento di particolare problematicità sul versante realizzativo, specialmente considerando le tempistiche dell’intervento PNRR sul “Rafforzamento della mobilità ciclistica”, tuttora in corso.
Ciclovie Turistiche in Italia: alcune costano troppo
La Corte ha evidenziato anche la disparità tra i costi medi sostenuti per le varie ciclovie, che rende indispensabile l’adozione di interventi più economici. Ciò sottolinea la necessità di un controllo centrale più efficace e coordinato nella gestione delle risorse e delle procedure, per garantire il rispetto dei criteri programmatici.
In particolare nella tabella analitica riassuntiva n. 67 è riassunto il Piano di riparto tra le Ciclovie delle risorse ex d.m. n. 4/2022 e sono esplicitati i finanziamenti con i costi medi chilometrici per ciascuna delle 10 Ciclovie Turistiche in Italia.
Le più costose
Come si evince dalla tabella non c’è un’omogeneità dei costi tra una ciclovia e l’altra e, a fronte di un costo medio al chilometro di circa 323 mila euro (323.101,77 €/km), alcune costano sensibilmente di più.
- La Ciclovia del Garda costa 30 milioni di euro per 18 chilometri (1.666.666,66 €/km, cioè 5 volte di più del costo medio)
- La Ciclovia Trieste – Lignano Sabbiadoro – Venezia costa 30 milioni di euro per 55 chilometri (545.454,54 €/km, cioè quasi 1,7 volte di più del costo medio)
- La Ciclovia Tirrenica costa 44,5 milioni di euro per 99 chilometri (449.494,94 €/km, cioè quasi 1,4 volte di più del costo medio)
Le meno costose
Mentre invece altre ciclovie hanno un costo sensibilmente inferiore, ben al di sotto del costo medio complessivo.
- La Ciclovia del Sole costa 22,5 milioni di euro per 197 chilometri (114.213,19 €/km cioè quasi 209 mila euro in meno al chilometro rispetto al costo medio)
- La Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese costa 39,5 milioni di euro per 210 chilometri (188.095,23 €/km, cioè 135 mila euro in meno al chilometro rispetto al costo medio)
- La Ciclovia della Sardegna costa 33 milioni di euro per 120 chilometri (275.000 €/km, cioè circa 48 mila euro in meno al chilometro rispetto al costo medio)
Revoca dei finanziamenti?
Inoltre, nel documento della Corte dei Conti, non viene esplicitatamente messa nero su bianco l’espressione “revoca dei finanziamenti” ma si sottolinea che – in caso di interventi non più avviabili – sarà fondamentale il recupero delle risorse erogate e il loro eventuale riutilizzo, con la collaborazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef).
Queste osservazioni della Corte dei Conti mettono in luce la necessità di migliorare la gestione e il coordinamento dei progetti di mobilità ciclistica relativamente al Sistema Nazionale della Ciclovie Turistiche per sfruttare al meglio le risorse disponibili e raggiungere gli obiettivi prefissati.
La preoccupazione di ANCMA
“Apprendiamo con grande preoccupazione di questi ritardi. L’industria del ciclo chiede da anni un passaggio concreto da quella che è stata una logica di incentivi all’acquisto a una, più compiuta, di incentivi dell’utilizzo, che non può svanire di fronte a inefficienze e frammentarietà. Sviluppare un’infrastrutturazione ciclabile sicura e attraente è determinante per il nostro settore, lo è per la mobilità urbana e lo è per il cicloturismo, un ambito in cui il nostro Paese dimostra una grande vocazione ancora inespressa, che può offrire significative opportunità di crescita e di benessere per i territori coinvolti”.
Questo è quanto dichiara Mariano Roman – presidente di Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) – commentando i contenuti della relazione della Corte dei Conti sullo stato di avanzamento delle 10 Ciclovie Turistiche in Italia. E in conclusione rimarca: “Anche alla luce della contrazione che il mercato interno ha registrato nell’ultimo anno è indispensabile non perdere questa importante occasione di sviluppo”.
La situazione era chiaramente prevedibile e prevista. Non si può lasciare programmazione, progettazione ed esecuzione in mano a molteplici soggetti pubblici che tra loro non si parlano e appartengono a Regioni, Province e Comuni diversi. Poteva essere un esempio di coprogrammazione e coprogettazione di un “BENE PUBBLICO” con un unico soggetto responsabile, che doveva anche occuparsi poi della gestione della Ciclovia.