Una delle doti del geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi, fautore della mobilità sostenibile, è la chiarezza espositiva. E lo ha dimostrato anche oggi, 18 settembre 2024, aprendo i lavori della seconda e ultima giornata di ECO – Festival della Mobilità Sostenibile e delle Città Intelligenti presso l’Acquario Romano e offrendo una riflessione critica sulla questione della mobilità sostenibile in Italia. Denunciando l’assenza di una strategia coerente nelle nostre città. Secondo Tozzi, il problema è particolarmente evidente in città come Roma, dove le auto private continuano a dominare lo spazio urbano, nonostante la crescente consapevolezza della necessità di ridurre l’inquinamento.
Roma ostaggio del traffico
“In nessuna città italiana si è veramente pensato a un piano di mobilità sostenibile. Questo significa che, dal punto di vista urbanistico, le auto private non dovrebbero più essere centrali, ma purtroppo continuano a essere protagoniste. Anche se fossero tutte elettriche, la situazione non migliorerebbe. A Roma, per esempio, non c’è alcuna possibilità di migliorare il traffico dei mezzi pubblici, dato lo stato delle infrastrutture, se non si abolisce l’accesso alle auto private in determinate aree”, afferma Tozzi.
Il problema dei veicoli privati e dei bus turistici
Tozzi critica anche l’accesso dei mezzi privati e turistici alle zone centrali delle città storiche. I pullman turistici, ad esempio, continuano a essere una presenza costante, nonostante esistano da anni sistemi di regolamentazione che però non vengono adeguatamente applicati. “Sarebbe semplice da capire, ma si continua a ragionare nella stessa ottica: si permette a mezzi privati e turistici di entrare nelle zone centrali. Ad esempio, i pullman turistici aumentano il traffico e deteriorano le strade”.
Mobilità e disuguaglianze sociali
Un altro aspetto della mobilità sostenibile riguarda le disuguaglianze sociali. Tozzi sottolinea come le soluzioni adottate spesso finiscano per essere classiste: “Non si fa abbastanza per scoraggiare l’uso dell’auto privata, e lo si fa in modo classista: se metti solo una tassa d’ingresso, chi se lo può permettere la paga, gli altri no”. Questo crea un sistema diseguale, dove chi ha i mezzi economici può continuare a circolare liberamente, mentre chi non può permetterselo è costretto a subire le conseguenze.
Ciclisti: soluzioni, non problemi!
“Non è un argomento popolare, ma per me, che sono un ciclista, usando la bici ogni giorno per fare le commissioni, posso dire che l’atteggiamento degli italiani, e dei romani in particolare, verso i ciclisti è esemplificativo. Invece di ringraziare il ciclista che toglie un’auto dalla strada, lo maledicono perché magari lo rallenta. In molte città europee, come quelle francesi e spagnole, non puoi superare un ciclista se non gli lasci almeno 1,5 metri di distanza”, sottolinea Tozzi a ECO.
Il tema della mobilità ciclabile è centrale nella visione di Tozzi. In Italia, e in particolare a Roma, i ciclisti sono spesso visti come un ostacolo alla mobilità, piuttosto che come una parte della soluzione. “Le piste ciclabili vengono viste come un impedimento, quando in realtà è esattamente il contrario. Infatti, quando ero presidente del Parco dell’Appia Antica, sostenevo fortemente l’iniziativa del GRAB, il Grande Raccordo Anulare delle Bici”, racconta Tozzi, lamentando la mancanza di una visione chiara e strategica in questo ambito.
Monopattini e regole
La diffusione dei monopattini elettrici è un’altra questione che Tozzi affronta con cautela. Sebbene li veda come una possibile soluzione, sottolinea la necessità di regolamentarli meglio: “Vedo che in altre città stanno fiorendo i monopattini in affitto, e mi sembra una buona soluzione. Ma devono essere regolamentati: devono avere il casco, non ci si può andare in due, e devono essere parcheggiati correttamente”.
La visione a lungo termine (che manca)
Tozzi mette in evidenza la mancanza di una visione di lungo periodo nella pianificazione urbanistica italiana. Secondo lui, le città come Roma, Firenze e Napoli sono incapaci di adottare un approccio sistematico per ridurre il traffico e migliorare la qualità della vita urbana. “A Roma, Via Appia Antica, un monumento di oltre 2.300 anni, è ancora aperta al traffico. Un’assurdità che non troveresti in nessun’altra città del mondo”, afferma con preoccupazione, denunciando l’immobilismo degli amministratori locali. “Si tratta di un monumento inestimabile, eppure viene attraversato quotidianamente da macchine private. Il presidente della regione ha impiegato 5 anni per studiare un piano, trovare i fondi e trovare la soluzione, ma non è ancora stato realizzato nulla. Questa è la dimostrazione di una mancanza di coraggio da parte degli amministratori, e di incapacità nel far comprendere alle persone l’importanza di muoversi in un altro modo”.
Troppe auto, parcheggiate ovunque
“L’Italia è uno dei Paesi con il maggior numero di automobili per abitante in Europa, e anche il parco macchine è tra i più vecchi. Noi italiani vogliamo la nostra macchina, la vogliamo sotto casa, e non ci piace pagare per parcheggiarla o per mantenerla. È incredibile come siamo l’unico Paese in cui è ancora tollerato il parcheggio in doppia fila. Altrove, se lasci la macchina in mezzo alla strada, te la portano via subito. Qui, invece, c’è una tolleranza incredibile, e il problema di parcheggio individuale si riflette subito in un problema collettivo”.
Il coraggio di cambiare
Per Tozzi, l’unico modo per risolvere i problemi della mobilità sostenibile in Italia è avere il coraggio di ripensare radicalmente il sistema: “Se si volesse davvero puntare sulla mobilità elettrica e collettiva, bisognerebbe creare una rete efficiente”, spiega, suggerendo la necessità di interventi mirati e coraggiosi da parte delle amministrazioni locali e nazionali. La scusa della mancanza di mezzi pubblici adeguati non regge, secondo Tozzi: “Prima di tutto bisogna lasciare l’auto a casa, altrimenti i mezzi pubblici non funzioneranno mai. Rimaniamo in attesa che qualcuno prenda davvero in mano la situazione, ma fino ad allora continueremo a restare impantanati nelle stesse problematiche per i prossimi dieci anni, se nessuno dimostra il coraggio di cambiare”.
le ciclabili dovrebbero essere progettate almeno a livello provinciale e non solo comunale senza magari alcun collegamento con comuni vicini