Mario Tozzi – primo ricercatore del CNR, geologo, divulgatore televisivo e presidente del Parco dell’Appia Antica – il 26 maggio scorso ha aperto i lavori della seconda edizione di MobilitARS, organizzato da Bikenomist in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia, sul tema della “Città senz’Auto”.
Ci sono troppe auto
Nel suo intervento Tozzi ha affrontato diversi argomenti, primo tra tutti l’abnorme presenza di automobili in Italia, uno tra i Paesi con il più alto tasso di motorizzazione al mondo, individuando una misura drastica da mettere in pratica quanto prima: “Bisogna scoraggiare il traffico privato motorizzato, ma la volontà di fare questo non c’è”. Lo dimostrano anche i 2 miliardi stanziati dal governo a favore del cosiddetto ecobonus per l’acquisto di nuove auto.
L’Italia è piena di paesini che hanno meno di 5.000 abitanti e molti Comuni Italiani hanno strade con un impianto medievale: “Nei vicoli fatti per i cavalli oggi ci transitano i camion”, ha chiosato Tozzi facendo l’esempio dei quartieri storici di Roma Trastevere e Testaccio, completamente invasi dalle auto. Peraltro c’è chi si lamenta della realizzazione di nuove piste ciclabili perché “rubano posto alle autovetture”, ma è proprio quello devono fare ha spiegato Tozzi: “Tu devi essere così scoraggiato dall’uso dell’autovettura che la lasci a casa e basta”.
Le isole di calore urbane
Come se non bastasse, oltre a occupare con la loro massa un’ampia fetta di spazio pubblico che potrebbe essere destinato alle persone, le automobili in città contribuiscono a formare il fenomeno delle isole di calore. “Lo spostamento del motore endotermico è il meno efficiente del mondo”, visto che solo il 3% del combustibile fossile che lo alimenta si trasforma in movimento, tutto il resto è calore/attrito come precisa Tozzi.
Come si può uscire da questo “groviglio di lamiere delle città” si chiede Tozzi? Innanzitutto c’è da affrontare un problema culturale: la vettura di proprietà è un mito italiano a cui nessuno dagli anni della motorizzazione di massa in poi ha messo un freno. Non esiste una ricetta semplice, la situazione è seria: secondo Tozzi bisogna immaginare una città diversa da quella di oggi e serve un “limite alla libertà individuale di andare dappertutto”.
Impariamo dalla Natura
Tozzi ritiene che accanto agli economisti e agli ingegneri del traffico le città avrebbero bisogno anche di naturalisti, esperti di verde urbano: “La città dev’essere più vivibile e resiliente e dalla Natura abbiamo molto da imparare”.
Tra le soluzioni ipotizzate da Tozzi, se fosse sindaco di Roma, ci sono la rinaturalizzazione della città, un rafforzamento del trasporto pubblico locale anche grazie all’intermodalità bici+treno e, naturalmente, la chiusura delle strade alle auto. A partire dall’Appia Antica: un monumento a cielo aperto che continua ancora oggi a essere una strada di attraversamento. Un vero e proprio scandalo.
Il video integrale dell’intervento di Mario Tozzi al MobilitARS 2022 è presente a questo link:
Premetto che sono assolutamente a favore della demotorizzazione delle città, vorrei partire da un’osservazione: “solo il 3% del combustibile fossile che lo alimenta si trasforma in movimento”… forse voleva dire 30% (che era il numero che ricordavo anch’io), ho cercato un po’ in giro e ho trovato valori addirittura più alti (https://www.ilsole24ore.com/art/diesel-record-nasce-motore-efficienza-termica-superiore-50percento-ADvP34p?refresh_ce=1)… certo le auto a combustione sono “inefficienti”, ma se si inizia a buttare numeri a caso per screditare l’altra parte, si rischia di screditare tutto il discorso.
Come commentato già da altri sarei meno brutale nella transizione, perché adesso le alternative allo spostarsi in auto sono molto inefficienti: se dovessi andare a Milano da dove abito io senza l’auto – oltre al fatto di metterci più del doppio del tempo – potrei arrivarci solo negli orari canonici, qualche bus la mattina (che porta studenti verso il capoluogo), pochissimi tra pomeriggio e sera… stesso discorso per il ritorno.
Sarebbe utile, oltre a rafforzare il trasporto urbano, istituire parcheggi di interscambio “gratuiti”, dove posso lasciare l’auto e prendere un mezzo che mi porti in centro… perché se devo pagare il parcheggio in periferia, pagare il mezzo di trasporto per arrivare in centro, allora pago il parcheggio in centro che faccio prima e sono più comodo.
Non parliamo delle ciclabili in città, ho provato l’esperienza di andare alla fiera del cicloturismo in bici: fino ai navigli tutto ok, ma quando mi sono dovuto sganciare per andare verso la fabbrica del vapore ho trovato di tutto, ciclabili spezzettate, tratti creati dipingendo una linea sul marciapiede o a bordo strada… imbarazzante.
Capitolo “uso la macchina per fare la spesa” vorrei dire a chi ha commentato prima: la chiusura del “negozio sotto casa” è dovuta al fatto che sono i cittadini ad aver aderito al sistema ipermercato a 20km di distanza, se si fosse continuato ad andare vicino a casa in bici il negozietto sarebbe rimasto aperto invece di trovarsi costretto a chiudere. Nel mio paese molti hanno scelto questa filosofia (rafforzata durante la recente pandemia) e i negozi ci sono ancora e restano aperti: prestinai, fruttivendoli, pizzerie, telefonia, abbigliamento… c’è di tutto in un paesello di 8.000 abitanti, e non è che manchino i centri commerciali nei paraggi, solo che ci si va di meno.
Mah, i veri “talebani” delle opinioni sono i commenti che ho letto fino a qui: ma chi è che ha detto che bisogna smantellare completamente l’industria automobilistica dall’oggi al domani? Qui si sta solo dicendo che all’interno di centri urbani densamente popolati muoversi con l’auto non è più sostenibile, ci sono ormai decine di studi a riguardo.
Nelle lungimiranti città del nord, che prima erano piene di auto come le nostre, hanno cominciato ad ampliare le ZTL e a rendere più complicato che comodo l’uso dell’auto al di fuori di esse, e i risultati sono fantastici e i cittadini contenti. E riaprono i negozietti sotto casa.
Prendete il centro di Milano: una volta passavano le auto in corso Vittorio Emanuele, ora vi immaginate a tornare indietro? E’ meglio adesso o negli anni ’50? E chi abitava lì come fa adesso che non può andarci in macchina? Si sarà adeguato, ma siamo tutti d’accordo nel dire che è meglio adesso!
Prima o poi pedonalizzeranno anche Corso Buenos Aires, e fra 10 anni diremo: “ma come facevano ad esserci le auto qui?”
Il che non vuole dire “tutta Milano pedonale”, quelli sono pensieri che avete in testa voi, voi commentatori che attaccate per paura del cambiamento.
Che poi le amministrazioni ci abbiano messo del loro è fuor di dubbio, hanno creato un’ecosistema urbano dove l’uso dell’auto è imprescindibile, quindi è ovvio che la gente la usi, al momento spesso non c’è alternativa.
Ma in città spesso in bici ci mette meno tempo che in auto ad andare da un posto all’altro, provate voi stessi, non siate prigionieri delle vostre convinzioni, la vera libertà passa anche attraverso il coraggio di cambiare!
L’auto poi magari la terremo comunque per godercela davvero in una gita fuori porta in collina, ma quando arriveremo in un bel borgo storico allora parcheggeremo fuori, scenderemo e ci faremo una bella passeggiata lasciando correre liberi e senza pensieri i nostri figli!
Sono molto d’ accordo con Mario Tozzi, e sarebbe stato anche utile far intervenire Luca Mercalli, per capire quanto sia urgente un cambiamento se la specie umana vuole continuare a esistere, ma forse cambiare spaventa troppo meglio fare finta di nulla, e come al solito mettere al primo posto gli interessi di qualcuno. Comunque anche mantenere i parchi e curare il verde offre posti di lavoro anche più salubri che non quelli in folli uffici o fabbriche.
…se fossi sindaco farei chiudere le strade. Ma basta!
Ma sempre questi slogan da pifferaio magico.
Quanta utopia in queste vostre esternazioni e quanta “propaganda spiccia” fa Tozzi (le strade allora erano fatte per i cavalli e pensa, si, addirittura allora si moriva anche di peste… ): ma davvero pensate che tutta la popolazione di Roma possa inforcare la bicicletta per tutte le normali quotidiane attività? Portare i bambini a scuola con la pioggia, andare a fare la spesa? Accompagnare la mamma all’ospedale? Tornare la sera dopo il cinema? Ma perché siete sempre così estremisti? Capisco che ora è il vostro momento di gloria e che vi siete accaparrati il ruolo di “salvatori del mondo”, ma state diventando troppo prepotenti (peraltro tante volte vi ho visto inveire contro chi al contrario di voi la domenica andava a passeggio sulla ciclabile… ). Possibile che questa operazione non possa essere fatta in maniera più moderata e cercando una pacifica convivenza con coloro che inevitabilmente l’auto la dovranno continuare ad usare? E poi francamente riconoscetelo anche voi: l’operazione piste ciclabili ha mille lacune: ma si può fare una pista ciclabile tracciando semplicemente una riga gialla sui sampietrini? Oppure farne che corrono lungo le macchine parcheggiate a rischio di beccarsi una sportellata? O anche che finiscono nel nulla? Ma dai su!
Nessuno pensa che *tutti* debbano andare in bicicletta: ma andare in bicicletta deve diventare una possibilità concreta e auspicabile per tutti quelli che vogliono/possono farlo, dunque è necessario implementare i percorsi ciclabili, ridurre la velocità in città a 30 km/h e disincentivare l’abuso dell’auto nelle normali attività quotidiane. Lo spazio pubblico – attualmente appannaggio quasi esclusivo delle quattro ruote – va redistribuito in modo più equo: è questa la direzione verso cui tendere, se non si parte da qui non si fa molta strada.
Manuel Massimo – Direttore responsabile di Bikeitalia.it
Sono un ciclista appassionato. Ma lavoro anche nel settore automotive. I vostri articoli soffrono da troppo tempo di un evidente e fastidioso “conflitto di interessi”. Non cercate una soluzione: cercate un nemico contro cui combattere per “accreditare” le vostre idee e di conseguenza i prodotti che escono dal vostro settore. E il vostro nemico sono le auto. vi consiglierei di valutare accuratamente i numeri relativi all’industria automobilistica e al suo impatto in Italia ed Europa. Osservandoli attentamente vi renderete conto che la eliminazione tout court della industria automobilistica porterebbe a una situazione di impoverimento tale da far crollare interi settori non escluso il settore bici e mobilità alternativa. La ricetta come al solito non è polarizzare, come fate voi e Mario Tozzi (lo trovo francamente insopportabile nella sua faziosità), ma avviare un processo graduale di cambio nelle abitudini che NON inizia avendo in mento solo di “porre limiti alla libertà individuale di andare dappertutto”. Se volete limitare le libertà, troverete di sicuro uno più determinato di voi che inizierà con il limitare le vostre e poi con quelle di tutti gli altri. E’ già accaduto più volte nella storia. E questo non va bene per nessuno.
[Questo commento è stato moderato prima della pubblicazione – Bikeitalia.it]
Gentile Stefano,
i nostri articoli sul tema partono dall’assunto che sia indispensabile una redistribuzione dello spazio pubblico cittadino che da almeno 60 anni a questa parte in Italia è stato destinato quasi esclusivamente alle automobili. Il numero delle auto di proprietà in Italia è abnorme ed è frutto di una serie di politiche scellerate (disincentivo del trasporto pubblico, smantellamento dei treni locali e dei tram, scarso sviluppo delle metropolitane e forti sconti per l’acquisto di nuove auto) che hanno drogato il mercato e creato uno share modale fortemente squilibrato verso gli spostamenti in auto (auto occupate spesso dalla sola persona alla guida). Tutto questo non è più sostenibile né accettabile. Con questo non riteniamo che l’industria automobilistica debba essere eliminata tout court, come pensa lei: ma è indispensabile una riconversione industriale del settore automotive per realizzare mezzi di trasporto pubblico più utili alla collettività oltreché auto meno potenti e meno inquinanti. Limitare la libertà di circolazione alle auto – esattamente come si fa nelle Ztl – è un principio che va esteso a fette sempre più ampie di città: lo spazio pubblico deve tornare alla sua funzione primaria, che non è certo quella di essere un parcheggio per auto.
Manuel Massimo – Direttore responsabile di Bikeitalia.it
…io sono per la bici, per le passeggiate, per i mezzi ecologici, ma non sono contrario all’auto, se questa può servire ad esempio a trasportare la nostra spesa, che non possiamo più permetterci di farla giornalmente visto che i nostri amministratori non fanno altro che fare insediare supermercati, ipermercati, outlet, fiere del cibo, eccetera, a discapito del negozio di vicinato, oltre a costruire continuamente case e quartieri dormitori senza servizi, senza mezzi pubblici, senza standard di verde e parcheggi visto che è possibile monetizzarli, senza centri sportivi e parchi, cinema, teatri, piscine, scuole, chiese, eccetera, per cui per andarli a trovare questi servizi, bisogna per forza avere l’auto, oltre al cibo che ora si trova solo in questi super centri commerciali, come dicevo prima, dove ci vuole un’ora per parcheggiare l’auto e un’ora per ritrovarla, e ci devi per forza andare con l’auto, e deve essere bella capiente per poterci mettere la spesa per almeno una settimana, visto che sotto casa tua non trovi più neanche il fornaio, anzi, se lo trovi anche lui fa il pane surgelato, perché il supermercato gli fa concorrenza… ma di cosa stiamo parlando quindi? E il signor Mario tozzi come ci va sui monti o sulle isole per fare i suoi servizi? In bici e a piedi? e la sua troupe? Prima di criminalizzare i mezzi, che abbiamo usato e usiamo tutti, volenti o nolenti, chiediamoci perché siamo arrivati a questo punto, e cerchiamo di imparare dagli errori e miglioriamo questa globalizzazione alla quale siamo costretti, a meno di non rinchiuderci ancora nel nostro piccolo orticello, come 100 anni fa, e non si stava affatto bene… l’elettricità ha anch’essa un costo ambientale, così come i pannelli solari o altre tecnologie pseudo verdi, visto che per produrle, e soprattutto smaltirle, si inquina ancora di più… i veri cambiamenti epocali non devono essere imposti, ma scelti, a mio modesto parere. Grazie.
Lo sviluppo abnorme dell’automobile rappresenta una delle principali cause della desertificazione dei centri urbani: l’allargamento delle città a uso e consumo delle automobili ha prodotto tutte quelle distorsioni di cui lei parla, argomento ben affrontato in questo articolo di Marco Pierfranceschi scritto ormai qualche anno fa > https://www.bikeitalia.it/2016/10/20/il-conto-della-serva/.
Manuel Massimo – Direttore responsabile di Bikeitalia.it
Piantare un albero ogni tre posti auto per legge. Ovvero più verde, meno auto e miglioramento delle temperature nelle nostre città.
Che noia. Che discorsi vecchi. Mi sono laureato in urbanistica un milione di anni fa (2006), con l’idea fantastica di poter fare qualcosa per migliorare le nostre città, il che includeva ovviamente lo scoraggiare con forza l’uso dell’auto. Ed è una cosa che ribadivo anche quando mi sono ritrovato ad insegnare nella medesima facoltà. O quando mi buttai in politica nel mio comune. Beh è stato inutile, oltre che sfiancante psicologicamente, continuare a scontrarsi con un mondo e delle abitudini che paiono irriducibili e totalmente impossibili da modificare, nemmeno a piccoli passi. Scoraggiato e bistrattato, trattato un po’ da chiunque come una specie di visionario sognatore (nel migliore dei casi) o come un illuso sfigato fuori dal mondo.
Alla fine ci ho rinunciato, sono emigrato in un paese lontano (non migliore sia chiaro), ed ho cambiato lavoro e prospettive. Ma nonostante viva nella città in cui l’auto è praticamente un’appendice di ogni abitante (Los Angeles), riesco comunque a spostarmi in bicicletta in molte occasioni. Mosca bianca, ma rimango fedele alla mia idea di un mondo diverso possibile, anche se mi ridono dietro comunque anche quelli che si chiudono nelle fiammanti scatole Tesla elettriche, usate anche per spostarsi di un paio di isolati.
Non se uscirà mai, ed io, come molti altri che ci hanno provato, sono troppo vecchio per provare a combattere ancora. Figuriamoci le nuove generazioni bombardate di pubblicità e affamate di accaparrarsi quanti più status symbol possibili…
Ciao