“I ciclisti si credono al di sopra della legge: per avere strade più sicure ci vorrebbero targa, casco e assicurazione”. Quante volte avete sentito questa frase, in un bar o proferita da una persona rappresentante delle Istituzioni? Ragionare per categorie, posto che la responsabilità penale è personale, è concettualmente sbagliato e non aiuta a comprendere che il problema riguarda trasversalmente il senso di impunità che regna sulle strade italiane. E che quanto più il mezzo che si conduce è grande, tanto maggiore è il danno che si può causare.
L’impunità sulle strade
La cronaca recente ci offre due esempi sconcertanti di come in Italia ci sia una percezione sempre più diffusa di impunità sulle strade. Un carabiniere fuori servizio, ubriaco e a velocità folle, ha travolto una pattuglia di vigili urbani a Roma. In un altro episodio, un automobilista che viaggiava a 255 km/h – sì, avete letto bene: duecentocinquantacinque chilometri orari – è stato assolto dal pagamento della multa grazie a un cavillo burocratico: l’autovelox non era omologato.
In entrambi i casi, la domanda sorge spontanea: chi tutela davvero la sicurezza sulle nostre strade?
Vigili travolti da carabiniere ubriaco
Iniziamo dal primo episodio. In via Tiburtina, tre vigili sono stati falciati da un’auto condotta ad alta velocità da un carabiniere in stato di ebbrezza (con tasso alcolemico 4 volte superiore al limite consentito, ndr). Daniele Virgili, un ragazzo di 25 anni in servizio da appena due mesi, ha pagato un prezzo altissimo: per salvarlo, i medici hanno dovuto amputargli una gamba. Le altre due agenti che erano con lui hanno subito ferite gravi e sono in ospedale. Questa tragedia è la cartina al tornasole di una situazione ormai da tempo fuori controllo: le strade non sono sicure e il rispetto delle regole è sempre più disatteso. Il carabiniere ubriaco alla guida? Sapeva che le probabilità di essere fermato erano prossime allo zero e quindi perché negarsi qualche bicchiere in più?
Autovelox non omologato? Multa annullata
Il secondo caso, quello della multa annullata a chi correva a 255 km/h, è un perfetto esempio di come il sistema di controllo sia inefficace e facilmente aggirabile. Nonostante l’evidente pericolo rappresentato da una velocità simile, il prefetto di Novara ha annullato la sanzione perché l’autovelox non era omologato, ma solo “approvato”. Una sottigliezza che, in pratica, ha permesso a un guidatore di evitare una multa di 845 euro e il ritiro della patente (che gli è stata restituita, ndr). Questo episodio evidenzia come le regole, se non scritte e applicate con rigore, finiscono per premiare chi si comporta come vuole e per penalizzare chi rispetta la legge. Se poi anche il ministro dei Trasporti in carica addita gli autovelox come “strumenti per fare cassa” e non come presidi di sicurezza stradale ci rendiamo conto che abbiamo un enorme problema culturale sul tema.
Controlli: chi li ha visti?
A questo si aggiunge un contesto legislativo debole e disordinato. Il nuovo Codice della Strada, in fase di approvazione, non sembra destinato a portare cambiamenti significativi. Di fatto, non risolve il problema della scarsa efficacia dei controlli e non aumenta la sicurezza, come sottolineano gli organizzatori della mobilitazione nazionale a Roma del 17 novembre 2024 in occasione della Giornata Mondiale in Ricordo delle Vittime sulla Strada.
Resta il fatto che senza un’applicazione rigorosa e senza strumenti adeguati, come autovelox ben regolamentati e frequenti controlli sulle strade, qualsiasi riforma senza un indirizzo politico e risorse dedicate rimane una scatola vuota.
In Italia facciamo come ci pare
Il pericolo di sfociare nel qualunquismo è alto, ma alla luce dei dati e delle cronache mi sento di affermare che in Italia le strade sembrano fatte per chi corre e per chi si sente libero di infrangere le regole. E lo fa e continua a farlo potendo contare su una serie di cavilli legali e su un sistema che, troppo spesso, non ha i mezzi per intervenire. O non vuole farlo. E il senso di impunità cresce e si cementa ogni volta che questi episodi mettono in evidenza lo scarso senso civico sulle nostre strade e l’impossibilità di arginare questo fenomeno ormai endemico.
Finché le regole resteranno queste – disorganizzate e applicate in modo discrezionale – il rispetto del Codice della Strada, vecchio o nuovo che sia, continuerà per molti ad essere considerato un optional.
Perché in definitiva noi in Italia, sulle nostre strade, facciamo come ci pare.
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Abituato a portare l’auto a Roma e dintorni, in viaggio di nozze in Spagna con la macchina ho avuto problemi. Troppe regole e troppa gente che le rispetta (ovviamente sono ironico).
Mi chiedo se cambierebbe qualcosa se ad essere vittima di incidenti stradali fosse qualche congiunto di deputati, ministri, senatori…
È imperativo che i controlli siano severi e puntuali , ma dovrebbero essere mirati a chi veramente corre con le auto , ma non si può sanzionare un automobilista che viaggia a 70 con limiti di 50 camminando multa di 200 euro !!