L’urbanismo tattico è un approccio inusuale al fare urbanistica più comunemente inteso. Il Tactical Urbanism, nel suo termine inglese, è quindi una metodologia applicabile alla progettazione e riqualificazione degli spazi pubblici. Non esiste una definizione univoca in grado di chiarire cosa effettivamente voglia dire “fare urbanistica tattica”, tuttavia esistono alcune azioni, strategie e politiche che possono essere ricondotte a questo termine.
Le politiche pubbliche e in particolare la pianificazione territoriale hanno visto anni in cui l’unico decisore era l’architetto-urbanista che con la sua idea di piano o di progetto calava dall’alto un intervento per modificare una porzione di città, uno spazio pubblico o una strada senza consultare i cittadini e gli abitanti del luogo. Questo approccio nel corso degli anni ha creato uno scollamento con la città, instaurando attrito tra cittadini, politici e progettisti. L’urbanismo tattico ha invece il compito di sanare questo divario, creando occasioni per scambiare saperi tra city user e city maker.
Esistono diverse forme di urbanismo tattico: azioni dal basso non regolamentate, azioni dall’alto decise dall’amministrazione comunale e dai tecnici o delle vie di mezzo che vedono il supporto della politica locale e il coinvolgimento dei cittadini e del territorio.
L’urbanismo tattico permette di realizzare dei progetti di modifica dello spazio pubblico che siano temporanei, di carattere sperimentale e con un alto valore comunicativo.
Alcune definizioni a confronto
L’urbanismo tattico permette quindi di risolvere dei problemi alla scala di quartiere, agendo sull’ambiente urbano e sviluppando diverse policies pubbliche. In particolare interviene sullo spazio pubblico grazie al coinvolgimento della cittadinanza, utilizzando interventi temporanei e a basso costo.
Questo approccio è utilizzato da numerosi attori del panorama urbano, tra cui ad esempio il governo locale, le società private, aziende no-profit, gruppi di cittadini ma anche singoli individui. L’urbanistica tattica si basa su un processo aperto e iterativo, sull’uso efficiente delle risorse e sulle potenzialità nascoste nell’interazione sociale, allo stesso modo però è anche una risposta dal basso al normale processo di pianificazione e di sviluppo delle città.
Per questo per i semplici cittadini rappresenta un modo immediato per riappropriarsi o per riprogettare parte dello spazio pubblico, per riconquistare spazio pubblico e destinarlo alle persone, ai bambini a toglierlo al degrado, all’abbandono, al parcheggio selvaggio e all’uso inefficiente di una risorsa scarsa come è il suolo e lo spazio pubblico.
Per le associazioni del territorio rappresenta una modalità per mostrare l’efficacia e i risultati di alcuni interventi ottenendo così un consenso da parte degli organi decisionali e dalla società civile. Per gli amministratori pubblici e il governo locale è invece un modo per sviluppare buone pratiche in tempi brevi e con un occhio al portafogli.
Lydon e Garcia, Tactical Urbanism Short term action for long term change, Washington, Island press, 2015
Molti casi studio mostrano che questo tipo di soluzioni a piccola scala sono adatte alle sfide di pianificazione locale e che ci permettono di ottenere dei risultati efficaci e a lungo termine. La nozione di urbanistica tattica nasce come processo di iniziativa dal basso, promosso dalla cittadinanza locale senza seguire il protocollo ufficiale. L’evoluzione del Tactical Urbanism in alcune città degli Stati Uniti consolida alcuni aspetti legati alla recente propensione delle persone di tornare a vivere nelle grandi città. Tendenza che si somma ad altri fattori come la crisi economica del 2008, il crescente uso di Internet e dei social media e il sempre più evidente divario tra necessità percepite dai cittadini e volontà degli amministratori politici.
Ahmed S. Abd Elrahman,
“A pop-up Local change for Cairo’s built environment”
Shams University, Department of Urban Design and Planning, Cairo, Egypt Urban Planning and Architecture Design for Sustainable Development,
UPADSD 14- 16 October 2015
Nello studio di Ocubillo (2012) sull’emergere dei Public Parklet, l’urbanismo tattico viene discusso come una sintesi di azioni comunitarie e di una progressiva sperimentazione governativa, promuovendo pratiche di progettazione urbana e di collaborazione dal basso attraverso programmi e progetti temporanei che vengono continuamente sottoposti a verifica e valutazione.
Hélène Littke,
Revisiting the San Francisco parklets problematizing publicness, parks, and transferability.
Division of Urban and Regional Studies, Department of Urban Planning and Environment, School of Architecture and the Built Environment, Royal Institute of Technology,
Stockholm, Sweden
Gli aspetti salienti
Da queste definizioni possiamo trarre alcuni aspetti comuni e condivisibili. Il Tactical Urbanism può essere una soluzione per creare nuovi spazi, aiutando quindi la progettazione di nuovi interventi nella fase preliminare oppure può essere usato per “riparare” e quindi rigenerare alcuni spazi che col tempo hanno perso forme e funzioni (Guiducci, 1990, p. 52).
Il principio sotteso è quello di sviluppare una serie di interventi in grado di innescare un processo di moltiplicazione degli effetti,
Questo approccio dimostra, a differenza dei grandi masterplan, che per incrementare la qualità degli spazi pubblici non è necessario spendere ingenti somme di denaro.
Spesso questi progetti sono frutto della diretta partecipazione dei cittadini nella creazione e riattivazione del loro quartiere, ma anche attraverso il lavoro svolto da associazioni e amministratori locali, collettivamente dimostrano che alcune soluzioni temporanee e a basso costo possono creare e sviluppare un cambiamento di lungo periodo (Garcia & Lydon, 2015).
Il Tactical Urbanism è frequentemente applicato a quello che William White (1988) definisce “enorme quantità di spazio ancora non sfruttato dall’immaginazione”, quello che oggi nelle nostre città è costituito da lotti vuoti, brown field, fronti commerciali inutilizzati, strade sovradimensionate, sottopassi, parcheggi di superficie e altri numerosi spazi pubblici.
Si tratta di un modo per vedere le nostre città come un laboratorio di creatività, per testare nuove idee in tempo reale. Inoltre l’urbanismo tattico crea proposte di cambiamento “fisico-materiali”, intese come azioni “dal vivo” in cui non si limita a soluzioni visive come i rendering informatici a cui i progettisti di tutto il mondo sono ormai abituati.
Per approfondire scarica gratuitamente la tesi di laurea in formato e-book “Tactical Urbanism: la sperimentazione come forma di apprendimento collettivo”