Dal nostro lettore Luca Tincalla, che ringraziamo. Le foto sono di Murat Ongun e Feryal Nurdan.
Un giorno, mentre andavo in bici lungo il Bosforo, sono stato testimone di una storia particolare. Su un tetto di un palazzo elegante c’era un cane che si sgolava perché aveva visto un gatto saltare su un albero. Il cane in questione era un cane lupo, di grossa taglia, che di felino aveva ben poco. Che ci faceva un animale del genere sul tetto di un palazzo? Un po’ preoccupato mi sono guardato intorno per chiedere aiuto e per fortuna c’era proprio un ristorante nelle vicinanze. Una volta entrato, ho raccontato la storia a dei camerieri che oziavano nel locale e così tutti insieme siamo usciti in strada. I camerieri, dopo aver guardato il cane e osservato me, hanno detto di non preoccuparmi. “Per Fifì è normale salire sul tetto!” hanno esclamato. È normale. Ed è così che appare Istanbul dopo un po’ che ci si vive.
Istanbul è una città meravigliosa. Ma allo stesso tempo malinconica. Con le vie strette e con le grandi strade statali. Una megalopoli con i suoi quartieri alla moda, i suoi grattacieli e le sue favelas. Istanbul è una città piena di contraddizioni. Un giorno ti riempi i polmoni con la sua allegra tristezza e un altro giorno non ce la fai a respirare la sua triste allegria. Istanbul è un ossimoro. Un crocevia di popoli, pensieri, religioni. Il sogno proibito di re e sultani; e anche di chi lavora dalla mattina alla sera e sogna di andare in bicicletta appena se ne presenta la minima occasione.
Istanbul ha un’estensione urbana di più di 1500 km2; 1500 km, come andare da Milano a Palermo. Ma è chiaro che in una megalopoli piena di arterie stradali non tutte le strade sono percorribili con una bicicletta. Infatti, i percorsi più ambiti dai ciclisti di Istanbul sono quelli che si trovano in periferia. Anche se periferia non è il termine giusto poiché a Istanbul non c’è un vero e proprio centro dal quale si sviluppa la città – ma per rendere un po’ l’idea va più che bene. E così nel realizzare questo reportage mi sono recato spesso ai confini di questa città.
Prima di cominciare a pedalare, sono andato in una dozzina di negozi di biciclette e ho contattato diverse associazioni ciclistiche per sentire se volevano partecipare a dei giri che ho organizzato proprio per questo articolo. Ho sempre pensato che pedalare in compagnia è meglio che pedalare da soli: si fatica di meno e ci si diverte di più, non necessariamente in questo ordine. “Devo chiedere al principale, ti faccio sapere” è stata la risposta più gettonata nei negozi. Con le associazioni ho avuto decisamente più fortuna.
Ho conosciuto infatti due associazioni: Kilitli Pedal e Peloton Istanbul. Kilitli Pedal è nato nel 2016 da un’idea di Emre Şişman e dei suoi soci. Si occupa di promuovere il ciclismo e spesso organizza giri in parte europea. Peloton Istanbul, invece, è stato fondato nel 2015 da Tufan Sağnak e ha due tipi di gruppi: i cicloamatori e i pro. Ogni settimana organizzano due giri, spesso in parte asiatica e qualche volta anche fuori Istanbul. Devo dire che è stato bello pedalare con questi due gruppi e se un giorno pensate di venire qui, potete sicuramente contattarli per avere informazioni o pedalare con loro.
La stagione ciclistica a Istanbul va da gennaio a dicembre ma in inverno le temperature spesso sono poco al di sopra dello zero e ad agosto fa talmente caldo che il solo pensiero di usare la bici vi farà sudare sette camicie. I pericoli da evitare, come in qualunque metropoli, sono gli autisti di qualsiasi mezzo e i passanti sbadati, con l’aggiunta dei cani di strada che qui sono un must. Al momento non è possibile noleggiare una bici da corsa a Istanbul, solo city o mountain bike; la bici da corsa è come uno smoking, così mi ha detto un rivenditore.
I tour
L’anello del Bosforo, 70 km. Questo è il giro più lungo tra quelli proposti perché si snoda sia in parte europea che asiatica e prevede l’utilizzo di due vaporetti. Si parte da Yeniköy e si pedala in direzione sud per 18 km, lungo la sponda europea e i suoi quartieri caratteristici, fino ad arrivare al ponte di Galata che attraversa le due sponde del Corno d’Oro. Passato il ponte ci si imbarca a Eminönü e con un vaporetto si raggiunge Kadıköy, in parte asiatica. Da Kadıköy, in 5 km, si raggiunge uno dei posti più fotografati di Istanbul: la torre di Leandro. E da lì, in 33 km direzione nord, si raggiunge (quasi) la fine del Bosforo dove ci sono i ruderi di un vecchio castello genovese chiamato Anadolu Kavağı. Vicino al castello ci sono moltissimi ristoranti di pesce a buon mercato e ci si può riposare prima di prendere il vaporetto che porta a Rumeli Kavağı, in Europa. Da Rumeli Kavağı si scende di nuovo lungo il Bosforo in direzione sud, fino a completare l’anello, e in 12 km si ritorna a Yeniköy, il punto di partenza.
La pista ciclabile da Kadıköy a Pendik, 65 km. A Istanbul, purtroppo, non ci sono molte piste ciclabili. E spesso le piste ciclabili sono situate in posti incredibili, non raggiungibili dai comuni mortali. Lo dico anche se vivo a Istanbul da dieci anni e il mio concetto di normalità è alquanto esteso. In parte asiatica, però, c’è una bellissima pista ciclabile che si snoda per 30 km circa, tutti lungo il mar di Marmara. Uno spettacolo. Si comincia da Kadıköy e si arriva fino a Pendik. Sul lungomare ci sono diversi ristoranti di pesce nei quali ci si può rilassare quando le gambe necessitano una pausa. L’andata e il ritorno si fanno sulla stessa strada. Attenzione ai pedoni che affollano la pista nel fine settimana.
Il giro del Mar Nero, 60 km. Questo è il mio giro preferito: sia per la natura sia per le salite. Si parte dal molo di Beykoz. Dopo aver passato il viavai di gente del villaggio di Beykoz si attraversa una foresta che con una ripida e breve salita porta alla strada per Riva. Riva, 20 km da Beykoz, è un villaggio che si affaccia sul mare, affollato nei fine settimana estivi ma semi abbandonato negli altri mesi. Da qui si ritorna indietro per 3 km e si prende la deviazione per Şile. La campagna è incontaminata per vari tratti, sembra quasi di essere in Toscana. Si continua dritti, in pianura, per 12 km, e poi si prende il bivio per Polonezköy e si sale per 7 km. A Polonezköy, un villaggio molto carino immerso nel verde, si può fare una pausa e andare in uno dei tanti locali caratteristici che servono colazioni abbondanti. Da Polonezköy si continua a salire per 7 km e si raggiungono le colline sopra Beykoz e da qui si scende in picchiata per 11 km verso il punto di partenza.
L’isola di Büyükada, 12 km. Al largo di Istanbul si trovano le Isole dei Principi. Queste isolette sono chiuse al traffico e gli unici mezzi di locomozione sono il calesse e la bicicletta. È possibile fare un giro di tutte le isole in un giorno solo purché si riescano a prendere tutti i vaporetti in tempo. Ma al posto di fare mordi e fuggi, forse è meglio visitare un’isola alla volta. L’isola più grande si chiama Büyükada e un giro completo misura 12 km. Il posto è molto caratteristico con le sue case di legno, le vie strette e il suo andamento lento. Ci sono due piccole colline spacca gambe ed io vi consiglio di andare su quella dove c’è una piccola chiesa chiamata Ayia Yorgi, un piccolo chiosco e un panorama mozzafiato su una città che nemmeno da qui sembra normale.