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Percorsi ciclopedonali: cosa sono e perché dovremmo smettere di realizzarli

Quando si parla di piste ciclabili tendenzialmente non si fa una grande differenza tra le diverse tipologie di percorsi, creando spesso confusione tra i non addetti ai lavori. Il cittadino medio che indica con il termine pista ciclabile un percorso destinato alle biciclette non si pone il problema se questo sia una pista ciclabile realizzata in sede propria o su corsia riservata, oppure se si tratta di un percorso promiscuo pedonale e ciclabile o veicolare e ciclabile. Queste quattro tipologie di piste vanno a costituire un più ampio capitolo che possiamo definire genericamente infrastrutture ciclabili. È però opportuno chiarire quali sono i vantaggi e gli svantaggi delle diverse soluzioni. In questo articolo vedremo quali sono le caratteristiche dei percorsi promiscui tra pedoni e biciclette, quelli che solitamente vengono chiamati percorsi ciclopedonali.

Cos’è un percorso ciclopedonale?

Per percorso ciclopedonale si intende un itinerario pedonale in cui è consentito il passaggio delle biciclette, proprio così: una pista ciclopedonale è un luogo che nasce per i pedoni in cui però è consentito il transito delle biciclette. Il ciclista dunque è un ospite che è costretto a scendere dal mezzo nel caso in cui dovesse arrecare intralcio al passaggio del pedone (articolo 182 comma 4 del D.M. 30/04/1992 n°285).

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Dove si realizza un percorso ciclopedonale?

Secondo l’articolo 4 comma 5 del D.M. 30/11/1999 n°557, i percorsi promiscui pedonali e ciclabili devono essere realizzati all’interno di parchi o di zone a traffico prevalentemente pedonale.

I percorsi ciclopedonali possono essere realizzati anche nel caso in cui l’ampiezza della carreggiata stradale o il ridotto traffico ciclistico non consentono la realizzazione di specifiche piste ciclabili, oppure nel caso in cui i percorsi ciclopedonali diventano necessari per dare continuità alla rete degli itinerari ciclabili.

Nei casi elencati in precedenza si ritiene opportuno che il percorso ciclopedonale abbia una larghezza adeguatamente incrementata rispetto ai minimi fissati dall’articolo 7 per le piste ciclabili, raggiungendo quindi una sezione minima di 2,5 metri.

I percorsi promiscui pedonali e ciclabili possono essere realizzati esclusivamente in caso di traffico pedonale ridotto e in assenza di attività attrattrici di traffico pedonale, quali ad esempio vie con forte presenza di attività commerciali e insediamenti abitativi ad alta densità.

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Pista ciclopedonale bidirezionale promiscua, realizzata su marciapiede

È obbligatorio utilizzare un percorso ciclopedonale?

Le persone che scelgono di muoversi in bicicletta non hanno l’obbligo di utilizzare un percorso ciclopedonale, infatti l’articolo 182 del CdS impone alle biciclette di “transitare sulle piste loro riservate solo quando esistono”. Pertanto, si sottolinea così che un percorso ciclopedonale non è una pista riservata ma per l’appunto un percorso promiscuo e quindi “non riservato”.

Quali sono gli aspetti positivi di realizzare un percorso ciclopedonale?

I percorsi ciclopedonali garantiscono un minimo di sicurezza ai ciclisti, tuttavia le esperienze dei Paesi ciclisticamente avanzati dimostrano che è opportuno realizzare percorsi ciclopedonali esclusivamente nel caso in cui si realizzi un itinerario lungo la viabilità extraurbana, dove c’è una disponibilità di spazio tale da garantire un’adeguata separazione e visibilità dal traffico automobilistico, in aree in cui non è presente un elevato flusso di pedoni e dove già non sono presenti infrastrutture pedonali. Le piste ciclopedonali si prestano inoltre per essere realizzate in caso di percorsi cicloturistici, dove la presenza dei pedoni è limitata e non si crea conflitto tra i diversi utenti del percorso.

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Nimega, Olanda – Pista ciclopedonale bidirezionale in sede propria in ambito extraurbano

Quali sono gli aspetti negativi di realizzare un percorso ciclopedonale?

Il principale svantaggio legato alla realizzazione di un percorso ciclopedonale in ambito urbano è causato dal conflitto che si genera tra utenti fragili della strada, tra pedoni e ciclisti appunto. In queste situazioni, oltre a contendersi gli spazi, ciclisti e pedoni sono spesso al centro di fraintendimenti: il ciclista è convinto di avere tutto il diritto di scampanellare per ottenere la strada libera, mentre i pedoni pensano di potersi muovere affiancati occupando tutto il percorso a disposizione. Queste categorie di utenti della strada sono quindi costrette a litigarsi spazi per evitare di modificare la quantità di superficie destinata alle automobili, con il risultato di scatenare una guerra tra poveri.

Un altro aspetto negativo è dato dalla capacità di traffico ciclistico che questi percorsi possono sopportare. Le dimensioni ridotte e la condivisione degli spazi con il pedone rallentano e ostacolano il passaggio delle biciclette, senza creare quindi un’alternativa veloce ed efficiente al trasporto automobilistico, per questo è altamente sconsigliato realizzare piste ciclopedonali lungo le arterie principali della mobilità ciclistica, ovvero i percorsi casa-scuola e casa-lavoro. 

In aggiunta, la pista ciclopedonale se realizzata in contesti con un elevato numero di intersezioni a raso e di passi carrai può rivelarsi più pericolosa dell’utilizzo della corsia destinata alle auto. Infatti, se non viene rispettata un’adeguata distanza in grado di garantire un’elevata visibilità tra automobilista e ciclista, questo sarà visto soltanto all’ultimo momento.

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Roma, pista ciclopedonale bidirezionale promiscua, realizzata su marciapiede

Conclusioni

La diffusione della bicicletta come mezzo di trasporto urbano veloce ed economico è spesso frenata dall’assenza di infrastrutture strategiche in grado di rendere competitivo il mezzo bici rispetto all’automobile.
La continua realizzazione di percorsi ciclopedonali in ambito urbano che non rispettano standard dimensionali ottimali non aiuta a far aumentare l’utilizzo della bicicletta, creando situazioni di conflitto spaziale tra gli utenti deboli della strada.

Per capire quali siano le migliori soluzioni per promuovere la mobilità in bicicletta nel tuo comune è possibile approfondire il tema con il corso online “Realizzare la città delle biciclette“.

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Commenti

  1. Avatar Volker ha detto:

    Il mio commento è sulla foto esempio sotto il titolo. Quella bellissima ciclopedonale con due corsie miste per pedoni e bici (percorso pedonale e ciclabile) è in contraddizione con il segnale verticale che indica una ciclabile in corsia riservata sul marciapiede. E poi noto anche che oltre al percorso pedonale e ciclabile c’è anche un marciapiede a sinistra sotto gli alberi. Quindi tutto fatto male e sicuramente non un esempio di una infrastruttura ciclabile fatto secondo le regole. Ma purtroppo è un esempio indicativo del caos tipico dell’infrastruttura ciclabile in Italia.

  2. Avatar severino ha detto:

    vedo dai commenti che questo articolo è stato pubblicato la prima volta nell’ormai lontano primo semestre 2019.
    domando: che senso ha ripubblicarlo senza aggiornarlo (considerando che 4 anni con in mezzo il covid sono come ere geologiche)?
    e poi non potreste mettere in bella mostra la data di prima pubblicazione così da non farci credere che l’articolo sia fresco come il pane?
    Grazie.

    1. Avatar Manuel Massimo ha detto:

      Su Bikeitalia.it i contenuti pubblicati si dividono in articoli e pagine: gli articoli riguardano eventi databili e legati alla cronaca, le pagine riguardano aspetti tecnici e temi non legati a un evento databile e, dunque, sempre validi. Periodicamente aggiorniamo le pagine con link e altre informazioni che possano arricchirla, a beneficio dei lettori, e le ricondividiamo sui nostri canali social.

      Manuel Massimo – Direttore responsabile di Bikeitalia.it

  3. Avatar Mirko ha detto:

    vorrei avere delucidazioni su di una multa..in via preliminare vorrei sapere se marciapiede e pista ciclopedonale sono la stessa cosa. grazie

  4. Avatar Valter giupponi ha detto:

    A cosa serve la lettera N, sulla pista ciclabile?

  5. Avatar Stefano ha detto:

    Caro Sergio intervento fatto bene purtroppo ho avuto un grave problema su una ciclopedonale e non perché ho preteso il passaggio. Ero in bici, ho avvissato pedoni in senso contrario che erano sul mio lato teorico segni di bici in terra doppio senso su mio lato. I pedoni 3, si sono spostati 2 fermi dal mio lato comunque mi davano passaggio, l’altro si è spostato un po’ dalla sua parte.
    Non c’era apparente problema, la persona che si era spostata sul suo lato continuava a camminare e non dava nessun problema. Improvvisamente quando ero a tre metri
    di distanza ci ha ripensato e si è ributtato nel mia parte di corsia. Pur non andando forte non sono riuscito ad evitarlo mi sono perfino buttato sulle palizzate in legno lato per non prenderlo. Ho evitato di colpirlo col volante quando ormai ero quasi fermo, ma l’ ho toccato col mio fianco ds sul suo petto a ds e lui perdendo l’equilibrio è caduto fratturandosi il femore. Se vuoi ti mando foto del tratto se conosci qualcuno che possa aiutarmi fammi sapere ciao Stefano.
    Mi raccomando rispondono.

  6. Avatar Sergio ha detto:

    E poi ci sono le “ciclabili all’italiana”: segnalate sulle cartine con invitanti linee colorate e continue, ma che nella realtà sono semplici tragitti composti da tratti totalmente carrai, spesso senza corsie, tratti urbani senza segnalazione orizzontale, strade di campagna da condividere coi mezzi agricoli, e infine, solo marginalmente, da tratti esclusivamente per bici. Ma venduti e pubblicizzati per qualcosa di totalmente diverso.

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