Siamo a Chiang Mai, la città più grossa e importante della Thailandia del nord, piena zeppa di turisti e occidentali trasferitisi qua.
Ci siamo arrivati dal confine terrestre di Myawaddy-Mae Sot (con il Myanmar) attraverso una successione ininterrotta di colline, monti e paesaggi memorabili.
Adesso siamo diretti verso il punto di uscita di Huai Kon-Muang Ngeun, confine poco conosciuto e utilizzato, da cui abbiamo in programma di entrare in Laos. Vogliamo passare da Nan e poi dirigerci a nord verso la frontiera.
Mappa
Profilo altimetrico
La prima tappa si svolge sulla via 118, che collega Chiang Mai a Chiang Rai e per i primi 25 km è trafficata e noiosa. Allo scattare del ventiseiesimo, però, in maniera del tutto inaspettata, si cominciano a creare piccoli dislivelli e curve. Il paesaggio diventa progressivamente più verde e il traffico si dirada un po’. Iniziano una lunga serie di parchi nazionali dai nomi più impossibili, boschi e campi di fragole con piccole capanne che ne fanno vendita al dettaglio. Sul percorso ci sono molti caffè, qualche ristorantino con poche pretese e alcuni market.
La vetta della giornata si trova a 1040 m slm ed il dislivello positivo è di 1300 m distribuiti lungo gli 85 km: una tappa ideale, se non fosse che il sole di fine febbraio è già intenso alle 10:30 di mattina e ci cuoce per il resto della giornata.
Pur fermandoci per più di due ore e mezza all’ora di pranzo, la sera ci sentiamo particolarmente stanchi. Ci fermiamo per la notte a Ban Mae Kachan, cittadina all’incrocio tra la via 118 e la 120, che prendiamo il giorno successivo in direzione di Phayao.
Partiamo presto, attorno alle 7:15, e le risaie fuori Ban Mae Kachan sono ancora addormentate sotto una nube di umidità che il sole non ha asciugato. Viaggiamo freschi per qualche ora tra la vegetazione foltissima. Il traffico è scarso e cominciamo già di prima mattina ad ondeggiare tra i rilievi thailandesi. Lasciamo la provincia di Chiang Rai ed entriamo in quella di Lamphang per una trentina di chilometri, fino alla cresta del prossimo rilievo. Nei pressi di Wang Nuea, a 16 km dalla partenza, la strada è in costruzione, ma nel resto del percorso l’asfalto è impeccabile, probabilmente ultimato di recente e con segnaletica verticale e orizzontale ancora scintillante. Attorno alle 10 raggiungiamo la maestosa cascata di Than Tong che compie un salto di parecchi metri a pochi passi dalla strada principale. Con qualche seduta e tanta ombra a disposizione è un’ottima location per la prima pausa della giornata.
Quando rimontiamo in sella affrontiamo l’ultima salita della giornata e raggiungiamo quota 940 m slm tra bellissime curve e piante in fiore. In cima, a premiarci di ogni fatica, c’è un bel caffè panoramico e le statue di alcuni dinosauri: la Thailandia non finirà mai di stupirci con bizzarrie di questo genere. Scendiamo verso valle d’un fiato perché la strada è ampia e in perfetto stato. All’incrocio con la n.1 svoltiamo a sinistra, in direzione nord, e dopo una decina di chilometri di periferia siamo sulle sponde del lago Phayao, che dà il nome alla città.
A Phayao trascorriamo un pomeriggio molto piacevole in passeggiata sulle sponde del lago, tra le palme e i localini alla moda. Dalle 17 alle 24, poi, vicino al centro della città si tiene il mercato notturno, dove, tra lucine colorate e musica, un’infinità di bancarelle ambulanti sfoggiano i propri prodotti culinari: dall’aperitivo con banana chips, ai piatti di noodles in brodo con aglio e maiale, ai fritti di pesce o pollo, agli yogurt e frutta fresca vi si può trovare una cena coi fiocchi.
Da Phayao ci infiliamo un po’ alla cieca nelle campagne fino a sbucare sulla via 1251, in direzione di Chiang Muan. Pedaliamo tra i paesini di Ban Tham e Ban Mai con varie soste caffè o merenda perché non sappiamo resistere ai localini costruiti interamente in legno in location suggestive e pieni di statuette simpatiche e colorate. Dopo alcuni chilometri iniziamo a sudare sui sali-scendi a cui la Thailandia ci sta sottoponendo praticamente ogni giorno.
Attraversiamo il Doi Phu Nang National Park e le sue verdi colline, raggiungiamo la vetta a soli 660 m e poi riscendiamo nei pressi di Chiang Muan, dove passeremo la notte dopo i 77 km della giornata. Il piccolo paese è famoso per l’estrazione di lignite e si trova immerso in campagne davvero suggestive con stagni, piantagioni di banane e angoli di natura selvaggia.
Siamo ad un solo giorno di pedalata da Nan, sulla 1091. La tappa è tosta perché prevede 1600 m di dislivello positivo, con due picchi da 700 m circa e alcuni punti di salita davvero dura. Affrontiamo il primo picco attorno alle 8 di mattina ed è indolore con quest’aria fresca tra le colline della Thailandia del Nord. Scendiamo come schegge fino al villaggio di Ban Luang, dove facciamo rifornimenti perché nei successivi chilometri non troveremo acqua e cibo, e di qui ricominciamo a salire per la seconda cima che raggiungiamo solo dopo un’infinità di su e giù della strada. Il caldo ora si fa sentire e il paesaggio attorno, che non è dei più verdi, aumenta la sensazione di afa. Al primo villaggio che incrociamo, Ban Song Khwae, ci fermiamo per pranzo, ma con l’idea di affrontare presto i 15 km rimanenti, senza una delle lunghe soste che facciamo ultimamente. Quando rimontiamo in sella, però, non facciamo in tempo a pedalare 2 km che vediamo sulla destra un locale incredibile: si trova a ridosso di un piccolo fiumiciattolo e ha tavolini e sedie immersi in acqua. Non ci sono turisti (anche perché l’insegna è in thai), ma solo tre persone del posto. Non riusciamo a credere ai nostri occhi e ci godiamo una seconda lunghissima pausa coi piedi immersi nell’acqua fresca.
La 1091, da qui in poi, presenta diversi tratti con lavori in corso e poi diventa a quattro corsie per l’ingresso a Nan.
La città, che da nome alla provincia, è prevalentemente meta di turismo interno: per i buddisti visitare nove templi sacri in un solo giorno è auspicio di prosperità e Nan si presta perfettamente allo scopo con le sue tante pagode disposte a distanza ravvicinata. Anche a Nan proviamo il mercato notturno e mangiamo papaya salad e spiedini di maiale in tavolini minuscoli tra il via vai di thailandesi, con musica dal vivo, in una piazzetta centrale della città.
Ripartiamo alla volta di Thung Chang, 90 km più a nord, sulla via 101. La strada è sinuosa e tutta un saliscendi, senza mai salire in quota; il paesaggio attorno è verde, ma più urbanizzato rispetto a quello dei giorni precedenti.
La seguiamo fino a Tha Wang Pha e poi svoltiamo a sinistra per una scorciatoia campestre che ci fa risparmiare 10 km sui 90 della via 101.
In questo tratto incontriamo una salita breve ma davvero ripida che ci costa la prima sudata della giornata. A Chiang Klang pranziamo prima di immetterci di nuovo nel tram tram della strada principale e poi affrontiamo gli ultimi 12 km di su e giù con lavori in corso per ampliamento della carreggiata fino al villaggio di Thung Chang. Al Siam Garden ci aspettano dei bungalow bellissimi e un’ottima pizza fritta, ma anche una cattiva notizia. Marco, il proprietario italiano, ci informa che da qualche settimana il confine di Huai Kon, ad appena 50 km, è stato chiuso al transito delle biciclette (in direzione Laos, non in senso opposto), mentre già da tempo lo era per le moto. Le macchine e gli altri mezzi, invece, possono attraversare la frontiera.
La notizia ci coglie del tutto impreparati e iniziamo a studiare come raggiungere altri punti di valico. Coi preziosi consigli di Marco, però, si prospetta anche la possibilità di restare in Thailandia con un’estensione del permesso: scopriamo che una piccola e poco frequentata strada costeggia tutto il confine col Laos sulla sponda thai del Mekong, giù fino alla Cambogia. La prospettiva di trascorrere ancora un mese per le campagne thailandesi, seguendo le anse di questo fiume icona del Sud-Est asiatico, ci alletta incredibilmente. Ci prendiamo un giorno di riflessione al fiume e studiamo pro e contro delle varie opzioni possibili: la Thailandia vince a mani basse. Torniamo a Nan ripercorrendo gli 80 km di due giorni prima, elettrizzati dal cambiamento di programma imprevisto.
Siamo Chiara e Riccardo; abbiamo lasciato Cesena venerdì 10 giugno, direzione Singapore! Il nostro progetto si chiama ‘For a piece of cake’, perché la torta, per Chiara, diabetica di tipo 1 dall’età di 11 anni, è un piacere da conquistare con dosi extra di insulina o attraverso l’esercizio fisico, l’ingrediente principale di questa lunga avventura.
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