Diario dell’avventura di Alessia e Stefano, ancora in viaggio con la bicicletta verso Singapore (arrivo previsto giugno 2025), attraverso l’Europa e l’Asia
Siccome le prospettive pensionistiche per noi millennial sembrano davvero utopistiche, dopo un paio di brevi viaggi in bicicletta in Europa, abbiamo decretato che non si vive abbastanza a lungo per avere rimpianti, così il 15 febbraio 2024 siamo partiti con le nostre due biciclette e decisamente troppi bagagli, per andare verso Singapore. L’idea di questo viaggio nasce nei meandri di sogni quasi dimenticati lasciati in cassetti che solitamente restano chiusi, ma questa volta no! Del viaggio non è stato organizzato quasi nulla, abbiamo deciso una mèta finale, abbiamo controllato più o meno dove passare e siamo partiti.



Attraverso l’Europa e l’arrivo in Turchia
Da Chioggia abbiamo percorso tutta la costa adriatica, che probabilmente è stata una delle parti più dure del viaggio tra il freddo, la pioggia e il nostro scarso allenamento. Dopo aver attraversato Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Albania, Macedonia del Nord e Grecia, siamo entrati in Turchia dove le temperature si sono fatte più clementi.
Arrivati a Istanbul ci siamo sentiti un po’ come Cristoforo Colombo al momento della scoperta delle Americhe: arrivare fuori dall’Europa pedalando ci era già sembrata un’impresa pazzesca!
Dalla Turchia all’Asia centrale
Dopo quasi due mesi di terre turche, tra persone incredibilmente ospitali e paesaggi fiabeschi, siamo arrivati in Georgia e da lì abbiamo preso un volo per oltrepassare il Mar Caspio.
Atterrati ad Aktau in Kazakistan, sulle sponde orientali dello stesso mare, abbiamo continuato il nostro viaggio in una delle zone più inospitali del nostro itinerario: i deserti del Mangystau e del Karakalpakstan. Chilometri e chilometri di vento contrario, di caldo torrido e di quasi nulla. Era giugno e le temperature erano già troppo elevate per pedalare in quelle zone, ma ci dev’essere qualcosa di magico nel pedalare lungo delle lande desolate.

Ad un certo punto le gambe si abituano a pedalare da sole, non sei più tu a controllarle, puoi permetterti anche quasi di chiudere gli occhi, tanto la strada è tutta dritta e ci sei solo tu e qualche cammello che ogni tanto compare e che ti guarda domandandoti chiaramente cosa diavolo tu ci faccia lì in bicicletta. Comunque, dopo circa una settimana di nulla arriviamo a Nukus e ci compare di fronte il cartello del “ritorno alla civiltà” e noi ritorniamo ufficialmente sul pianeta Terra.
Sulle montagne del Tagikistan
L’Uzbekistan non è stato molto più clemente per quanto riguarda le temperature, ma in ogni caso una volta arrivati in Tagikistan abbiamo dovuto fare i conti con le montagne più alte del mondo.
Da Dushanbe ci siamo inoltrati verso la Pamir Highway, la seconda strada internazionale più alta del mondo, dove abbiamo raggiunto il punto più alto di questo viaggio: 4655 metri sul livello del mare.
Ad oggi se ci ripensiamo, non abbiamo assolutamente idea di come siamo riusciti a raggiungere tale traguardo. Inutile dire che eravamo euforici, nonostante i bassissimi livelli di ossigeno che rendevano ogni passo pesante come un macigno.
Dal Tagikistan siamo poi entrati in Kirghizistan, ma ci siamo rimasti solo per qualche giorno, perché poi ci siamo diretti verso il confine cinese.
L’ingresso in Cina e il passaggio in Pakistan
Passato l’Irkeshtam Pass eravamo ufficialmente in terra cinese, più precisamente nello Xinjiang, la terra degli uiguri.
L’Asia centrale era stata davvero impegnativa e in Tagikistan la cosa che ci era mancata di più era il cibo. A ‘na certa non se ne può più di mangiare riso bollito e lenticchie, così una volta arrivati a Kashgar, ci siamo sentiti come Alice nel Paese delle Meraviglie. Supermercati con l’imbarazzo della scelta, frutta, verdura e una doccia calda. È incredibile come poi alla fine a mancarti veramente siano le cose basilari della vita.

Dopo Kashgar abbiamo proseguito la nostra salita lungo la Karakorum Highway, la strada internazionale asfaltata più alta del mondo, attraversando il passo Kunjerab che divide la Cina dal Pakistan. Inutile dire che i panorami sono stati tra i più magnifici mai visti.
Dal Pakistan all’India e oltre
Il Pakistan ci ha piacevolmente sorpreso tra paesaggi mozzafiato e persone incredibilmente gentili e ospitali. Una volta arrivati a Lahore, sul confine con l’India, abbiamo avuto qualche problema ad ottenere il visto per entrare appunto in India, ma con qualche magheggio, siamo riusciti a passare la frontiera e ad arrivare in terra indiana.
Dopo un pit stop di un mese per partecipare a un corso per diventare maestri di yoga, arrivati a Delhi abbiamo deciso di prenderci una pausa e di girare l’India fino a sud con il treno. India magnifica, ma non da pedalare in bicicletta.

Una volta tornati a Delhi abbiamo preso un volo per Hanoi, in Vietnam. Purtroppo il Myanmar è chiuso a causa di una guerra civile che va avanti da anni e le altre opzioni per evitare un volo aereo non soddisfacevano i nostri desideri.
Il sud-est asiatico e il programma per arrivare a Singapore
Una volta atterrati a Hanoi, abbiamo cominciato a pedalare verso sud fino ad arrivare a Da Nang dove ci troviamo ora. Dopo quattro mesi di India il Vietnam sembra così facile e “leggero”. Il cibo è buonissimo, le persone sono come al solito splendide e si canta il karaoke a tutte le ore del giorno.
Dopo il Vietnam percorreremo Cambogia, Laos, Thailandia, Malesia per poi arrivare a Singapore, pensiamo per la fine di giugno 2025.
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