Partimo da una domanda fondamentale.
Perché usare la bicicletta?
C’è davvero bisogno di chiederselo ancora?
Sembra proprio di si, ed anche se affermazioni come:
- la bici è un mezzo di trasporto economico e veloce;
- consente di risparmiare energia restando in forma;
- è molto importante valorizzare l’uso della bici costruendo reti di piste ciclabili adeguate;
- consente di promuovere attività educative per la diffusione della cultura dell’uso della bici.
Potranno sembrare banali, ma fino ad oggi in Italia queste cose non sembrano ancora così evidenti.
Alcuni dati
Nel nostro bel paese, si possono contare 5.000 società sportive dedicate all’uso della bici con oltre 250.000 tesserati e vengono organizzati circa 12.000 eventi ciclistici ogni anno.
Oltre a questo occorre aggiungere altri 100.000 pedalatori amatoriali e considerare che l’Italia è leader in Europa per la produzione di biciclette.
Nonostante queste cifre, la pratica ciclistica da noi viene percepita unicamente come veicolo per l’attività sportiva e non come opportunità per il turismo e come mezzo per lo spostamento urbano.
Nel dopoguerra il possesso e l’utilizzo di una bici come veicolo era da considerarsi un privilegio ma, con il modificare delle abitudini di consumo, il possesso di un veicolo a motore come “status symbol” ha determinato a poco a poco la progressiva diminuzione della bici dall’ambiente urbano.
I contesti cittadini e le loro amministrazioni si sono quindi adeguati a questa nuova esigenza lasciando sempre più spazio alla motorizzazione e dimenticando, in alcuni casi integralmente, il parallelo sviluppo di una rete di mobilità dedicata alla bici.
Nonostante tutto, iniziano a muoversi alcune iniziative locali, soprattutto in Emilia Romagna e nel Triveneto, a favore di investimenti in piste ciclabili anche se ad oggi in Italia si contano poco meno di 2.000 Km di percorsi urbani dedicati alle bici (concentrati soprattutto nel centro nord) vale a dire una viabilità protetta di circa l’1% del territorio.
Come al solito siamo al lumicino, mentre paesi più lungimiranti (Austria, Germania) si avvicinano al 7%.
Ci siamo dimenticati della bici?
Abbiamo perso la passione ed il gusto per il pedalare?
Le piste ciclabili costano troppo?
Calma e andiamo con ordine…
La ricetta della bici, investimento in salute e volano per l’economia
Ordine del medico!
Pensiamo spesso che un attività fisica sia un peso e normalmente si accampano miriadi di scuse, troppa fatica, troppo freddo, troppo caldo per poi prendere l’auto ed andare in palestra perché i vecchi pantaloni ormai non entrano più e quindi occorre ridurre la ciccia.
Per carità, nulla di contrario alla palestra, alla cyclette ed allo spinning, ci mancherebbe altro!
Ma andare in bicicletta è davvero un’altra cosa non è solo un attività sportiva ma una concreta opportunità di divertirsi.
La gita di un giorno all’aria aperta, la scoperta e la riscoperta di itinerari sempre nuovi ed il migliorarsi sulle distanze.
La libertà di andare dove vi pare stando a contatto con l’ambiente.
Ogni tipo di attività fisica giova alla salute e pedalare è uno dei modi migliori di sentirsi in forma, impegna tutto il fisico tanto da potersi paragonare al nuoto.
Pedalando si usano i muscoli maggiori del nostro corpo, in special modo (ovvio) quelli delle gambe e quindi oltre a sentirsi in forma si bruciano quei grassi “di troppo”e si mantiene quella che i latini chiamavano “mens sana in corpore sano” (una mente sana in un corpo sano).
Spesso, scherzando, si dice “è un ordine del medico”, in effetti autorevoli organizzazioni confermano quanto esposto.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) afferma che 30 minuti di moderata attività fisica giornaliera migliorano sensibilmente la nostra salute e consentono di dimezzare alcuni tra i più micidiali rischi per la salute, vale a dire l’infarto e l’ipertensione.
Non va presa come una minaccia, si tratta di una cosa seria tanto che alcuni paesi del Nord Europa varano sulla mobilità ciclistica piani programmati per la salute (Danimarca e Germania).
La Federazione Italiana Medici Pediatri invece, denuncia un raddoppiamento della percentuale di bambini obesi nel nostro paese ed il primato Europeo dei bimbi in soprappeso (36% ).
Senza muovere atti d’accusa nei confronti di nessuno, è opinione di molti che attivare forme di mobilità ciclo-sostenibile nei tragitti casa-scuola assolverebbe, oltre al miglioramento della qualità dell’aria (meno auto), anche all’indubbio miglioramento delle condizioni psico-fisiche dei nostri ragazzi (più moto).
Perciò non ci siamo dimenticati della bici, semplicemente trascuriamo le sue potenzialità.
Un simpatico esempio
Il Comune di Sandnes (Norvegia) ha deciso di varare un piano di mobilità ciclistica originale.
Per incentivare l’uso della bici ha deciso di retribuire coloro che si recano al lavoro pedalando piuttosto che utilizzando l’auto in ragione di 43 centesimi di euro per ogni Km pedalato.
Davvero originale, succedesse da noi… vedo già orde di ciclisti chiedere la mobilità pur di allontanarsi dal luogo di lavoro ed arrotondare lo stipendio.
Se poi si decidesse di concedere la paghetta ai bimbi per andare a scuola in bici.
La ruota gira anche per l’economia
Il turismo in bicicletta si sta conquistando spazio, è il nuovo modo di viaggiare e sta incontrando interesse in sempre più nuovi appassionati.
Senza voler scomodare nessun guru o santone, oltre al risvolto della salute e di scaricare la tensione, la possibilità di stare più a contatto con la natura, gustarsi tutto il tempo necessario per ammirare, fermarsi, ripartire ed essere autonomi nelle scelte non sono cose da poco.
I nativi americani affermano da sempre che noi occidentali siamo troppo impostati sul frenetico vivere per goderci la natura ed i suoi ritmi.
In Austria già da tempo credono in questi concetti, secondo le fonti dell’Ente Turismo, il 25% dell’incoming è legato alla bicicletta e la vicina Svizzera non è da meno, nel 1999 (dati Ente Turismo) 3,3 milioni di ciclo-turisti hanno sfruttato la rete ciclabile effettuando 330.000 pernottamenti (di cui 200.000 in albergo) ed hanno consumato beni e servizi per un totale di 140 milioni di franchi svizzeri (che allora valevano ben più della nostra lira).
Il cicloturismo non è più un attività dedicata ai soli appassionati ma coinvolge tutta la famiglia (bimbi compresi) e la vera differenza la fanno i percorsi in sicurezza ed i costi più accessibili.
Per fare un esempio a caso, lungo il Danubio sulle piste ciclabili transitano ogni anno più di un milione di turisti in bici, sarà solo un caso?
Ma le piste ciclabili costano davvero troppo?
La risposta è difficile, certamente si tratta di investimenti strutturali non di poco conto, quello che è certo è che in Italia, tranne qualche isola felice, non si è ancora entrati in sintonia con l’idea della diffusione della rete ciclabile.
Quale mezzo migliore di una rete nazionale ed efficace per sostenere la diffusione della bici come mezzo di trasporto pulito e per di più in tendenza con il turismo Internazionale in fortissima crescita che fa della mobilità ciclistica il suo mezzo per eccellenza; quale mezzo migliore per ridare linfa vitale a territori spesso trascurati e dimenticati che, con l’ausilio di una rete ciclabile, riprenderebbero a fiorire?
Da noi i turisti con la bici passano su strade pericolosissime e vengono ritenuti una “nicchia” di eccentrici sui quale non vale la pena investire ma i numeri sopra citati credo dimostrino ampiamente il contrario.
Ecco quindi che il sostegno alla bici, alla viabilità ad essa dedicata e lo sviluppo di nuove figure come la guida cicloturistica possono diventare un volano per il turismo in Italia.
La guida questa sconosciuta
Ma chi sono le guide cicloturistiche e qual è il loro compito in tutto questo contesto?
Senza fare della facile prosa, le guide cicloturistiche ed ambientali sono persone che credono fortemente nell’utilizzo della bici e nella riscoperta e valorizzazione del territorio.
Sono appassionati pedalatori (e non fanatici) che amano e conoscono il territorio in cui vivono, in maniera approfondita.
Sono persone che hanno seguito un appositi corsi di formazione in seno a federazioni sportive e si sono qualificate come esperti nel trasmettere questa voglia di pedalare e conoscere il territorio aggiungendo il giusto condimento alla gita in bicicletta.
In estrema sintesi:
Le guide sono persone che accompagnano e forniscono, ai loro associati ed alle federazioni di cui fanno parte, un elevato valore aggiunto alla pedalata.
La scelta del percorso migliore, lontano dalle strade pericolose, l’assistenza tecnica e logistica, la scoperta di angoli dimenticati e poco conosciuti del territorio la possibilità di condire il viaggio dei giusti ingredienti e particolari per renderla più piacevole ed interessante.
Il loro compito (oggi la chiamano missione) è la promozione del territorio in cui vivono, il rispetto dell’ambiente, la crescita della mobilità ciclistica per fare scoprire le tradizioni culturali, paesaggistiche, enogastronomiche.
Intendiamoci, non stiamo parlando di un “Indiana Jones” che promette la scoperta del perduto Graal, né di un missionario disposto a convertirvi alla bici ad ogni costo ma certamente parliamo di persone in grado di fornire una qualità ed una professionalità che per il turista in bici è più che utile.
Con questa spirito e con questi principi stanno movendosi per promuovere uno sviluppo ciclo-turistico sostenibile e stimolare proposte di cooperazione tra associazioni ed enti /organizzazioni pubbliche e private, con il fine di iniziare a parlare un comune linguaggio, quello della bici per amico.
Il lavoro è lungo e (credetemi) non è facile, ma è iniziato ed è già un risultato!
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