Cacciato dalla porta, il “senso unico eccetto bici” rientra dalla finestra per approdare così sulla proposta di modifica al nuovo Codice della Strada.
Come riporta l’agenzia di stampa Public Policy, l’emendamento, presentato questa mattina in commissione trasporti della Camera da parte del presidente della commissione stessa e relatore del disegno di legge, Michele Meta (PD), ha di fatto recepito il parere della commissione ambiente.
Qualora l’emendamento reintrodotto nella proposta di legge dovesse essere approvato definitivamente, il nuovo comma 1-bis dell’articolo 182 del Codice della Strada reciterebbe: “Nelle strade o nelle zone all’interno dei centri abitati nelle quali il limite massimo di velocità è uguale o inferiore a 30 km/h, può essere consentita, se espressamente prevista con ordinanza, la circolazione dei ciclisti anche in senso opposto a quello di marcia di tutti gli altri veicoli. La facoltà di cui al periodo precedente è adeguatamente segnalata mediante l’aggiunta, ai segnali verticali di divieto e di obbligo generico, di un apposito pannello integrativo di eccezione per i velocipedi”.
La votazione di oggi riporta indietro le lancette dell’orologio fino allo scorso 4 agosto, quando l’emendamento in questione fu soppresso dai deputati di Scelta Civica a cui seguirono settimane turbolente in cui non mancò il pronunciamento dello stesso Ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, che bocciò in pieno l’ipotesi dell’introduzione di un provvedimento ampiamente in uso in tutta Europa e con risultati sorprendenti sul fronte della sicurezza per chi si muove in bicicletta.
L’articolo così formulato NON imporrebbe automaticamente il doppio senso ciclabile in tutte le strade a senso unico, ma lascerebbe l’ultima parola agli amministratori locali che, in questo modo, avrebbero facoltà di applicarlo o meno laddove ritenuto utile e necessario, ma solo laddove la velocità massima consentita è di 30 km/h.
“La legge affida volutamente ogni decisione alla responsabilità dei primi cittadini, in quanto sono proprio loro i migliori conoscitori del proprio territorio: si tratta dunque una norma di buonsenso, che si aggiunge a una serie di misure in favore delle categorie più vulnerabili già previste nella delega al governo per la riforma del Codice della Strada.” Ha commentato a bikeitalia.it il Presidente della Commissione Trasporti della Camera, Michele Meta.
L’introduzione dell’articolo porterebbe quindi alla legalizzazione dei sensi unici eccetto bici già in vigore in diverse città italiane che fino a questo momento contravvenivano all’attuale codice della strada.
La partita però è ancora tutto fuorché decisa: il prossimo gennaio, la commissione trasporti dovrà decidere se approvare direttamente il pacchetto legislativo (necessari i 4/5 dei membri) oppure mandare la legge in transatlantico per una discussione in sessione plenaria.
A mio modo di vedere, nelle strade dei centri cittadini, le macchine sono ospiti. In quanto tali, devono muoversi con rispetto degli abitanti di queste zone, cioè pedoni, ciclisti e carrozzine. Non sono quindi le bici a doversi sentire in pericolo, ma le macchine. Se esse infatti dimostrassero di non saper circolare con rispetto, cioè senza creare pericolo, nei centri cittadini, allora dovrebbero limitarsi a girare su tangenziali, stradoni e autostrade, che sono il loro habitat naturale.
Il controsenso ciclabie é pericoloso per i ciclisti.
Mi sembra una legge abbastanza assurda. Ci sono moltissime vie strette a senso unico dove a fatica passa una sola autovettura. Una bicicletta in senso contrario causerebbe inevitabilmente un incidente frontale. Di chi sarebbe la colpa? E inoltre agli incroci con vie a senso unico ma doppio per ciclisti come verrebbero regolate le precedenze? Anche lì secondo me gli incidenti diverrebbero frequentissimi. Forse in altri paesi d’Europa la condizione delle strade è diversa e soprattutto il rispetto verso i ciclisti è maggiore e i ciclisti stessi si comportano in modo responsabile, cosa che da noi non accade.