Una pedalata lunga 1.500 km attraverso la Via della Seta, per raccogliere fondi a sostegno del MOAS, una fondazione che si occupa di salvare la vita ai migranti naufraghi del Mediterraneo. Protagonista di questa impresa in bicicletta sarà il medico milanese sessantunenne Sergio Borroni, che partirà il 22 aprile.
Le cronache riportano notizie quotidiane di tragedie nel Mar Mediterraneo: si stima che nell’arco di tutto il 2015 siano state ben 3.770 mila le persone che hanno perso la vita a causa dei naufragi delle carrette del mare che trasportano i profughi da un lato all’altro del Mediterraneo. “Non voglio e non posso pensare che questo meraviglioso mare si tramuti in una immensa tomba di disperati”, dice Segio Borroni, con un passato da medico volontario in Etiopia, Eritrea e Zaire, alla vigilia della partenza del suo viaggio per la raccolta fondi a favore del MOAS.
Borroni partirà con la sua bicicletta – in compagnia dei due amici Armando Lanaro e Ralf Kirkhhoff – per attraversare Tagikistan e Kirghizistan, un viaggio di 1.500 km e 22.000 metri di dislivello a cui ha deciso di associare una raccolta fondi attraverso la piattaforma Given Gain da destinare all’attività del MOES.
Il Migrant Offshore Aid Station (MOAS) è una fondazione maltese che ad oggi ha sottratto al mare 13.000 persone di cui 1.633 solamente negli ultimi tre mesi. Il mantenimento della nave del MOAS che presta questo servizio ai naufraghi del Mediterraneo ha un costo di 7.200 euro al giorno e richiede un supporto economico per continuare a operare.
“Sono un marinaio, non solo un viaggiatore su due ruote. Ho il mare nelle vene e, come tutti coloro che navigano, ho il sacro rispetto della vita di quanti, a qualunque titolo, solcano le sue acque”, aggiunge Borroni che nella sua carriera da cicloviaggiatore ha già visitato 53 paesi per un totale di oltre 75.000 km pedalati.
La Convenzione Internazionale per la sicurezza della vita in mare del 1974 (Convenzione Solas) impone al comandante di una nave “che si trovi nella posizione di essere in grado di prestare assistenza avendo ricevuto informazione da qualsiasi fonte circa la presenza di persone in pericolo in mare, a procedere con tutta rapidità alla loro assistenza, se possibile informando gli interessati o il servizio di ricerca e soccorso del fatto che la nave sta effettuando tale operazione”. L’attività di charity portata avanti da Borroni cerca proprio di dare concreta applicazione alla convenzione purtroppo ampiamente disattesa.
Per contribuire con una donazione al MOAS si può cliccare qui