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Roma: se il CONI è contro le biciclette

Non è facile, o almeno non lo è per me, immedesimarsi nello stato d’animo di chi appartiene ad una minoranza discriminata, oppure ad un gruppo considerato socialmente debole: disabile, migrante, omosessuale, una donna o una persona di colore. Sono tante le minoranze o i gruppi dentro cui può capitare di trovarsi.

Sono un bianco europeo, maschio, godo di buona salute, vivo nella città in cui sono nato e sono eterosessuale e non mi era mai capitato di vivere sulla mia pelle la frustrazione della discriminazione.

Mi è capitato invece di essere minoranza arbitrariamente vessata all’interno del Centro di Preparazione Olimpica del CONI, in via dei Campi Sportivi a Roma, mentre accompagnavo mio figlio a fare sport.
CONI

La vicenda è banale.

Come sempre, siamo entrati nel centro sportivo dall’ingresso pedonale posteriore. Tutti arrivano qui in automobile e lo stesso centro sportivo è un enorme parcheggio. Anche io ho il permesso di entrare in automobile perché accompagno un bambino di età inferiore ai 10 anni. I dipendenti del centro, gli atleti, e i genitori che accompagnano i tantissimi bambini che frequentano il centro possono circolare in automobile all’interno del centro. Io e Leo andiamo sempre in bicicletta. E’ l’unico modo che abbiamo per arrivare puntuali per la lezione di scherma dopo l’uscita da scuola. Frequentiamo il centro da quasi due anni. Per tutti ormai siamo “quelli con la bicicletta”.

Questa volta è andata diversamente. Siamo stati fermati dal personale di sorveglianza che ci invitava ad uscire: non è consentito entrare con le biciclette. Dopo i vari “ma come, sono due anni etc etc” decido di non accettare questo cambiamento. Mi rifiuto di uscire dal centro, invito Leo a preseguire da solo a piedi per non fare tardi alla lezione e chiedo di parlare con la direzione.

Mi portano in direzione.

Lì inizia un colloquio surreale che scelgo di non riportare perché mi rendo conto che, non avendo a disposizione una registrazione, qualsiasi cosa io scrivessi potrebbe molto facilmente essere interpretata come una diffamazione del mio interlocutore che era, ricordo, la Direzione del Centro di Preparazione Olimpica del CONI.
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Però potete immaginarlo. Tutto quello che conoscete come luogo comune socialmente diffuso sull’inevitabilità dell’auto, lì assumeva lo status di prescrizione codificata in un sistema di regole. Una specie di incubo orwelliano.

In più posso parlare delle mie sensazioni ed è di questo che volevo parlare.

Mentre ero lì e discutevo ero molto calmo e tentavo in ogni modo di essere costruttivo e di ragionare. Terminato il colloquio, mi è scesa invece addosso una grandissima rabbia. La sensazione è quella di essere un uccello in gabbia con interno enormi sbarre. Hai appena lo spazio vitale per muovere braccia e gambe ma non puoi muoverti. Chi è fuori può colpirti, sbeffeggiarti, umiliarti in ogni modo e tu sai che non è giusto ma non puoi fare nulla. Sei impotente. Sai materialmente impotente, potresti anche gridare, sbattere i pugni, darti fuoco, ma questo non cambierebbe una virgola.

Essere impotente e sotto il completo dominio di un potere arbitrario.

Questo mi è capitato di pensare per essere entrato in bicicletta dentro il Centro di Preparazione Olimpica del CONI.

Ed è anche per questo che sabato 28 aprile sarò a Roma per la Bicifestazione

Commenti

  1. Avatar Dante ha detto:

    e allora in bocca al lupo a nome di tutti i ciclisti!

  2. Avatar Dante ha detto:

    secondo me una denuncia a metà non va bene… non si capisce niente, quali saranno mai questi motivi indicibili senza rischiare una querela per diffamazione? Se si vogliono difendere i propri diritti serve un minimo di coraggio… se questa cosa è stata ingiusta, dico “se” perchè appunto non si capisce cosa è successo, si può fare una campagna contro il CONI, o la “direzione” locale del CONI, nell0interesse di tutti i ciclisti e non di uno solo.

    1. Avatar Sandro ha detto:

      Buongiorno Dante,
      ho scritto questo articolo con l’obiettivo di descrivere la mia sensazione di impotenza e frustrazione.

      Per quanto riguarda il confronto con la Direzione del centro, si è trattato di un confronto privato e per il momento non reputo utile divulgarne il contenuto.

      In merito all’accaduto, è successo questo. Due anni fa avevo già avuto problemi ad accedere con la bicicletta. Avevo scritto alla direzione e la risposta parlava di un regolamento in corso di valutazione ma non parlava di impedimento alle biciclette. Dopo quell’episodio il personale di sorveglianza all’ingresso non ha più sollevato problemi.

      Fino alla settimana scorsa. Sono stato fermato dalla sorveglianza all’interno del centro mentre procedeva per altro con la bici a mano, e sono stato invitato ad uscire. Mi sono rifiutato di farlo e ho chiesto di parlare con la direzione.

      Il mio obiettivo è fare in modo che il CONI consenta a chi si sposta in bicicletta di accedere al centro di preparazione olimpica e per il momento considero più utile a questo scopo non divulgare il contenuto della conversazione. Ci sono ancora alcune cose che possiamo provare a fare, come si dice, “con le buone”.

      Abbiamo sollevato un problema, ma non è ancora indispensabile aprire un conflitto.

      Spero di avere presto aggiornamenti in senso positivo.

  3. Avatar Gpk ha detto:

    Io il senso c’è lo vedo eccome. É un bell’esempio della mentalità italiana, che considera la bicicletta un giocattolo per il tempo libero, che non ha spazio nella vita di tutti i giorni, altro che mobilità sostenibile…

    1. Avatar Macondo62 ha detto:

      Ha fatto benissimo a chiedere chiarimenti, e non é accettabile la risposta della direzione.Guarda verrei io al centro coni ed entrerei in bici apposta. Un divieto assurdo da abolire subito.

  4. Avatar alp ha detto:

    forse uno dei peggiori articoli e di nessun senso di bikeitalia .

    1. Avatar Gianpietro ha detto:

      NESSUN SENSO PER CHI NON VUOL CAPIRE…OPPURE HA DEI GROSSI LIMITI.

    2. Avatar Ciclista Sdraiato ha detto:

      Bello buttare giù una frase del genere e sparire senza spiegare il perché della propria (opinabile) osservazione. Bravo, continua così ;-)

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