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Ciclofattorini, il risiko delle consegne di cibo in bicicletta

Ciclofattorini, il risiko delle consegne di cibo in bicicletta

Dopo due mesi di silenzio, in questi giorni è ritornato di attualità nell’agenda politica il tema dei ciclofattorini e l’inquadramento lavorativo dei rider, così vengono chiamati i lavoratori che consegnano cibo in bicicletta con un cubo sulle spalle: l’incontro del 7 novembre presso il Ministero dello Sviluppo Economico non è stato risolutivo, ma ha riacceso i riflettori sulla necessità di regolamentare il settore per garantire maggiori diritti e tutele a chi pedala nel traffico cittadino per consegnare cibo.

Quello delle consegne di cibo in bici è un mercato in crescita che fa gola a tanti, ma sul fronte sindacale non ha ancora trovato la quadra: i ciclofattorini autorganizzati delle principali città (Milano, Torino, Bologna, Roma, Firenze) chiedevano innanzitutto l’inquadramento come lavoratori subordinati veri e propri e non come “collaboratori” a chiamata gestiti da un algoritmo; poi una paga oraria dignitosa al posto del cottimo e un pacchetto welfare più sostanzioso. Dal tavolo ministeriale non sono venute fuori risposte soddisfacenti da parte dei datori di lavoro, che si sono presentati divisi in tre cordate con proposte giudicate parziali e insufficienti dai rider.

Il risiko del comparto registra una moltiplicazione degli attori in campo ma anche una tendenza all’oligopolio e una sostanziale deregolamentazione, come dimostra la recente acquisizione di Foodora da parte di Glovo: la multinazionale spagnola ha acquistato la base clienti e i contratti con i ristoranti di Foodora ma non i suoi 2.000 rider che, dopo che l’azienda sarà rilevata, resteranno disoccupati e potranno candidarsi ma alle condizioni del nuovo datore di lavoro, senza le garanzie minime che avevano con il co.co.co ma con collaborazione occasionale e retribuzione calcolata in base ai voti ottenuti dai clienti (rating).

Le multinazionali operanti in Italia nel settore del food delivery (Deliveroo, Glovo-Foodora, Just Eat, Uber Eats, Social Food) già da quest’estate si sono riunite in AssoDelivery; le app italiane Sgnam-Mymenu, Foodracers, Moovenda, Presto Food e Winelivery hanno presentato all’ultimo tavolo ministeriale una bozza congiunta – come anticipato da Wired – e potrebbero costituire presto una loro associazione di categoria; poi c’è anche la catena americana Domino’s Pizza che al momento sembra “ballare da sola”.

Nella questione rider sono entrati anche i sindacati confederati – Cgil, Cisl e Uil, in un primo momento lasciati fuori dal tavolo – che vorrebbero inquadrare i ciclofattorini nella logistica, come hanno spiegato in una nota congiunta dopo l’incontro al Mise: “Siamo convinti che sia indispensabile partire dagli accordi già esistenti contenuti nei ccnl Logistica, sottoscritti dalle federazioni delle categorie dei trasporti. Accordi che possono essere utilizzati sia per regolare il lavoro subordinato in questo settore, che per costruire un allargamento dei diritti dei lavoratori in collaborazione”.

Il problema è che anche su questo punto non c’è sintonia con il Ministero dello Sviluppo Economico: l’idea iniziale di Luigi Di Maio di un contratto nazionale ad hoc per i ciclofattorini potrebbe essere riproposta, ma si sta delineando anche l’ipotesi di un Protocollo d’Intesa. Una cosa è certa: il governo vuole riprendere in mano il pallino e si riserva la possibilità di fare una sintesi tra le diverse posizioni in vista del prossimo incontro. E lo ribadisce in una nota: “Come già preannunciato il ministero redigerà una proposta che sia in grado di sintetizzare le diverse posizioni finora emerse, valorizzando come sempre il confronto con i rappresentanti delle aziende, con i rider e con le parti sociali intervenute al tavolo”.

Intanto lunedì 12 novembre l’Inps ha aperto ufficialmente le porte ai ciclofattorini: un’iniziativa annunciata dal presidente Tito Boeri rivolta ai rider “per chiarire ogni vostro dubbio riguardo alle tutele e ai versamenti contributivi dei datori di lavoro e dei lavoratori previsti per il vostro contratto”. L’iniziativa, stando alle cronache delle città interessate (Milano, Torino, Roma, Bologna, Firenze, Napoli e Palermo), è stata accolta molto tiepidamente dai ciclofattorini e, nello specifico, per la maggior parte di loro le future prestazioni pensionistiche associate ai versamenti effettuati sono davvero poca cosa. In attesa di un inquadramento più solido e tutelato del loro lavoro, che non è ancora alle viste.

Nel frattempo a Torino i ciclofattorini, in attesa di ulteriori notizie da Roma, hanno messo su una Ciclofficina Rider Ninja che inaugura giovedì 15 novembre dove chi fa consegne in bici potrà riparare gratuitamente il proprio mezzo e socializzare con gli altri compagni di pedale, come riporta la pagina Facebook Deliverance Project.

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