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Roma, Traforo vietato alle bici: ma i ciclisti non ci stanno

Roma, Traforo vietato alle bici: ma i ciclisti non ci stanno

Che l’Italia non sia (ancora) un Paese ciclabile lo dimostra il fatto che a Roma dall’oggi al domani venga chiuso al transito delle biciclette il Traforo Umberto I, tunnel che passa sotto al Quirinale e unica via diretta che collega il Rione Monti (lato via Nazionale) con Via del Tritone (Rione Trevi), Piazza di Spagna e l’area del Tridente fino a Piazza del Popolo. Un divieto che non è stato preso bene da chi ogni giorno percorre quel tratto di strada in bicicletta, come si evince dagli adesivi affissi da ignoti per coprire i segnali stradali installati di fresco.

La determinazione dirigenziale del Dipartimento Mobilità e Trasporti con numero di repertorio QG/1059/2018 e numero di protocollo QG/43952/2018 del 13 dicembre 2018 con oggetto “Traforo Umberto I – divieto di transito a velocipedi” è stata adottata nella prima settimana di aprile 2019, quando è stata installata la segnaletica verticale con il divieto di transito alle bici sotto il Traforo e i relativi obblighi di svolta a sinistra per chi proviene da Via Milano nonché quello di continuare dritto (dunque con divieto di svolta a destra, ndr) per chi percorre in bici Via Nazionale in direzione Via IV Novembre.

Tra le motivazioni addotte per istituire il divieto di transito alle biciclette (che negli atti formali ancora vengono indicate con il termine desueto “velocipedi”, ndr) vengono indicate anche “segnalazioni concernenti criticità rilevate all’interno del Traforo Umberto I, determinate, tra l’altro dalla fruizione da parte dei velocipedi, in promiscuo con i pedoni, dei marciapiedi ivi esistenti ai lati della carreggiata”.

In effetti, dal momento che sotto quel Traforo ci sarebbe il limite di velocità di 30 km/h che praticamente nessun mezzo a motore rispetta, transitare sull’esiguo marciapiede (un metro scarso a fronte di una carreggiata di 7 metri in direzione Via del Tritone più 3 metri di corsia preferenziale sul lato opposto, ndr) rappresenta una soluzione salvavita per evitare di essere investiti.

Il divieto di transito alle bici sotto il Traforo Umberto I è stato istituito senza indicare alcuna strada alternativa ai ciclisti:

Chi percorreva 350 metri di tunnel in leggera discesa per arrivare da Via Nazionale a Via del Tritone (in circa un minuto in bici, ndr), al momento è costretto a compiere un tortuoso tragitto lungo circa tre volte tanto (1,1 chilometri, stando a Google Maps, ndr) affrontando un bel tratto di Via Nazionale, la salita di Via del Mazzarino, la salita di Via Ventiquattro Maggio, la ripida discesa di Via della Dataria, la discesa in sampietrini di Vicolo Scanderbeg, Via del Lavatore a ridosso della Fontana di Trevi sempre piena di turisti e Via delle Scuderie lungo il muro di cinta del Quirinale. Un ciclista urbano allenato che conosce la strada ci mette circa 5 minuti, una persona che non è di Roma e/o qualcuno poco pratico della zona sicuramente di più. Un grande disagio.

A colpire è anche il tempismo di questo provvedimento che blocca il transito delle bici in un passaggio strategico e fondamentale: il tutto è accaduto proprio mentre all’Eur si sta lavorando alacremente per la seconda edizione della Formula E, il circuito motoristico cittadino che l’amministrazione sostiene e sbandiera ai quattro venti come “evento di mobilità sostenibile” presentando le monoposto in gara come “bolidi elettrici” con tono compiaciuto.

E giovedì 11 aprile, come riporta un post dell’Associazione Salvaiciclisti Roma, presso la sede dell’Aci (Automobile Club d’Italia) in Via Marsala si terrà un convegno sulla ciclabilità: i ciclisti urbani che hanno intenzione di partecipare arrivando in bici dovranno però fare attenzione a dove legarla, visto che la zona della Stazione Termini, principale scalo ferroviario d’Italia, è ancora sprovvista di rastrelliere e stalli (in attesa dei 60 posti bici promessi e ancora non pervenuti).

L’approccio della chiusura del Traforo Umberto I alle bici è stato a mio avviso totalmente sbagliato per tempi, modi e (mancata) comunicazione agli utenti: se la volontà politica dell’amministrazione in carica a Roma – ormai da giugno 2016 – è davvero quella di puntare sulla mobilità dolce (visto che era una delle 5 stelle del programma con cui è stata eletta la sindaca Virginia Raggi, ndr), un provvedimento del genere che penalizza enormemente chi pedala senza offrire alcuna alternativa va nella direzione opposta. Il tutto avviene peraltro in una zona centralissima della città dove ben 3 fermate della linea A della metropolitana (Repubblica, Barberini, Spagna) sono chiuse ormai da settimane per il malfunzionamento delle scale mobili.

Dal momento che, come si legge sulla determina dirigenziale: “Avverso il presente provvedimento è ammesso ricorso ai sensi dell’art. 37 comma 3 del D.Lgs. 30/04/1992 n° 285 e successive modifiche”, ho fondati motivi per ritenere che i ciclisti urbani romani non staranno a guardare. L’iter per adire le vie legali prevede il ricorso contro il provvedimento e la contestuale richiesta per ripristinare la circolazione delle biciclette sotto il Traforo Umberto I, sperabilmente mettendole in sicurezza con una bike lane. Una comunicazione che non tarderà ad arrivare negli Uffici del Campidoglio.

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