L’inquinamento dell’aria aumenta la diffusione del Coronavirus. È quanto emerge dal nuovo studio realizzato a Bergamo dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e pubblicato sul “British Medical Journal”.
L’inquinamento della Pianura Padana è un veicolo di diffusione del virus, lo dimostra la ricerca durata 7 mesi che ha visto l’utilizzo di campionamenti di smog raccolti nella provincia di Bergamo, come riporta l’AGI.
“Abbiamo ottenuto la prova definitiva dell’interazione tra particolato atmosferico e virus quando siamo riusciti a isolare tracce di RNA virale in campioni provenienti dai filtri di raccolta del particolato atmosferico durante l’ultima serie di picchi di sforamento di PM10 avvenuta a fine febbraio, quando le curve di contagio hanno avuto un’improvvisa accelerata facendoci precipitare nell’emergenza sanitaria culminata con il lockdown”, spiega Leonardo Setti, docente di Biochimica Industriale all’Alma Mater di Bologna e membro del comitato scientifico SIMA.
Lo studio non si basa però solo sulle informazioni raccolte nella città più colpita dal Coronavirus. Ci pensa il professor Prisco Piscitelli, epidemiologo e vicepresidente SIMA a chiarire alcuni passaggi del lavoro di ricerca: “Abbiamo analizzato il numero di sforamenti per il PM10 sopra i 50 g/m3 per tutte le Province italiane, considerando il numero di centraline installate, la numerosità e densità della popolazione, oltre al numero medio di pendolari giornalieri e turisti.
Il periodo preso in considerazione andava dal 9 al 29 Febbraio, in modo da tener conto dei 14 giorni di massima incubazione del virus e quindi degli effetti prodotti nelle prime due settimane di ondata epidemica in Italia (24 Febbraio-13 Marzo). Su un totale di 41 Province del Nord Italia (all’interno della cappa della Pianura Padana), ben 39 si collocavano nella categoria di massima frequenza di sforamenti, mentre al sud, in 62 province su 66 si percepivano i livelli più bassi di inquinamento atmosferico.
L’effetto osservato era indipendente sia dalla numerosità che dalla densità di popolazione. Complessivamente, gli sforamenti di PM10 si rivelavano un significativo fattore predittivo di infezione da COVID-19, potendo spiegare la diversa velocità di propagazione del virus nelle 110 Province italiane” ha concluso Piscitelli.
Lo studio della Sima ha fatto il giro del mondo ed è stato citato in oltre 200 lavori scientifici, dove tutti i ricercatori hanno condiviso le tesi del report, andando addirittura a rafforzarne il modello.
Per questo è necessario ridurre drasticamente smog e inquinanti dell’aria, e per farlo serve una svolta green immediata: i fondi dell’Unione Europea del Recovery Fund – come sottolineato anche da Legambiente nel Rapporto Mal’aria del 30 settembre 2020 – devono necessariamente andare nella direzione di una vera sostenibilità ambientale.
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