Qualche anno fa eravamo stati a Ponte a Ema, al Museo del Ciclismo “Gino Bartali” per visitarlo nel Giorno della Memoria e per raccogliere l’appello di quanti – in primis i familiari di Bartali – si stavano adoperando perché questo luogo così ricco di cimeli e di storie legate alla figura di Gino potesse entrare a pieno titolo nel circuito museale fiorentino con una progettualità e un’attenzione che fino ad allora erano mancate. E che purtroppo continuano a mancare.
In questi giorni l’argomento è tornato di attualità, perché per il primo anno la Famiglia di Bartali (suo figlio Luigi e sua nipote Lisa, ndr) non ha rinnovato l’iscrizione in qualità di soci all’Associazione Amici del Museo del Ciclismo “Gino Bartali”. E hanno sentito la necessità di rendere pubblica la loro posizione – comunicata la scorsa primavera a tutti gli enti coinvolti (Associazione, Comune di Firenze e Comune di Bagno a Ripoli) per fare chiarezza, rivolgendosi soprattutto agli ammiratori e ai tifosi di Gino, figura senza tempo.
“Siamo profondamente delusi da alcuni comportamenti dell’Associazione che non riteniamo rispettosi nei nostri riguardi. Il non permetterci di realizzare le interviste per un’importante emittente televisiva dentro il museo, benché la troupe avesse presentato regolari permessi, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Questo fare ostruzionismo verso di noi è incomprensibile, in quanto abbiamo sempre sostenuto l’Associazione e il Museo del Ciclismo Gino Bartali partecipando ai vari eventi, accompagnando scolaresche in visita, promuovendo iniziative di restauro biciclette, eccetera”, si legge nella nota diffusa agli organi di stampa.
Luigi e Lisa Bartali si sono detti “stanchi di essere coinvolti negli screzi tra l’Associazione e i responsabili dei Musei Civici Fiorentini. In qualità di familiari è nostro dovere vigilare sulla memoria di Gino Bartali, affinché quest’ultima resti lontano da diatribe. Pertanto invitiamo l’Associazione a custodire i cimeli in modo pacifico e senza alterare le finalità del Museo”.
L’eredità di Gino Bartali – non solo grande campione del ciclismo di tutti i tempi ma uomo che nel corso della Seconda Guerra Mondiale salvò centinaia di ebrei dai campi di sterminio – va ben al di là dei cimeli sportivi e fa parte della Storia, con la S maiuscola, come sottolineano nella nota i suoi familiari: “La sua memoria non risiede solo in un museo, ma è un’eredità morale da trasmettere alle nuove generazioni attraverso le scuole, tramite eventi culturali in piazza e nei teatri, arrivando fino ai giovani delle società sportive”.
In conclusione, il figlio Luigi e la nipote Lisa, ribadiscono la volontà della famiglia di custodire la memoria, l’immagine e il buon nome di Gino: “Noi, insieme agli altri familiari, siamo gli unici rappresentanti del nome di Gino Bartali e non abbiamo delegato nessun altro a rappresentarci. Alle persone che volessero svolgere commemorazioni o altre iniziative dedicate a Gino Bartali chiediamo di contattare direttamente la famiglia al seguente indirizzo e-mail: [email protected]”.
vorrei,sapere se nella vostra famiglia, nessuno vi ha mai informato dell esistenza di una nipote e di seguito anche di una pronipote, ho sempre creduto che ognuno ha una coscienza e che si può agire in merito
sono un carmelitano scalzo mi chiamo Padre Patrizio Sciadini voglio scrivere un libro su *GINO BARTALI E SANTA TERESINA*
MI piacerebbe stare in contatto con voi.io abito in EGITTO,sono di Arezzo
Sono dispiaciuto x quanto e’ accaduto. Di Gino sappiamo del suo valore che e’ uno fra i pochi. Solidarietà x la famiclia
Era un’altra società con più valori, da ragazza seguii tutte le corse di Gino di cui ero una sua sostenitrice. La famiglia di Bartali ha fatto benissimo a ritirarsi in modo da custodire con più fedeltà e meno scoop pubblicitari. Ripeto, viviamo in un’altra società dove i valori fondamentali della famiglia e dello sport sono spariti.