Bici

Emma Missale, l’urbanista milanese campionessa mondiale di consegne in bici

Emma Missale è la campionessa mondiale in carica dei Bike Messenger, titolo che si è aggiudicata nella 27° edizione dei campionati tenutasi nel 2019 a Giacarta. Questa cosa noi la diciamo subito, anche se Emma ve la racconterebbe alla fine, arrossendo un po’ per timidezza e modestia, senza forse rendersi conto di quanto sia importante e interessante raccontare la sua storia e la sua conquista per comprendere i tempi che corrono. E da questo punto di vista, Emma va veloce. A 23 anni macina idee, esperienze e chilometri. Per lei la bici è tutto, è la sua “freedom machine”.


Si laurea nel 2020 in Urbanistica al Politecnico di Milano, la sua città, dove dal 2016 lavora come corriere in bicicletta per Ubm, la prima società di questo genere in Italia. Pedala con passione e studia la fisionomia della strada, durante le consegne trasporta i pacchi con un bullitt (una cargo bike) da una parte all’altra della città e analizza gli spostamenti e l’organizzazione degli spazi pubblici. Entra nel giro delle alleycat e dei campionati dei messenger, misurandosi con un lavoro e una comunità internazionale relativamente nuovi di cui respira bellezza e potenziale. La consegna più strana che le assegnano? 50 palloncini gonfiati ad elio che dopo vari esperimenti decide di trasportare legandoseli allo zaino.

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Dopo la laurea, lo scorso settembre decide di trasferirsi a Copenaghen, una delle città dei suoi sogni. “Ad agosto – racconta Emma – mi è arrivato un messaggio da un amico che abita a Copenaghen e lavora per un collettivo di corrieri molto interessante che si chiama By Expressen. Ci ho pensato meno di mezza giornata e ho deciso di trasferirmi qui per continuare a studiare sul campo questo lavoro. Pedalare a Milano è tosto per un uso improprio dello spazio, arrivi a fine turno che hai rischiato la vita un paio di volte, è stressante dal punto di vista fisico e mentale. Qui invece c’è una netta distinzione degli spazi che le persone vivono, mi sento più sicura. Se l’obiettivo è rendere la bici il mezzo più usato in città, la sicurezza è un tassello fondamentale. A Copenaghen in quasi ogni strada c’è una ciclabile e comunque lo spazio risulta più condiviso, non dominato dalle auto che qui vanno più piano. E in dieci minuti dal centro si arriva nel mezzo della foresta”.

Per lavoro trascorre in sella otto ore al giorno, destreggiandosi nel traffico con carichi che arrivano fino a cinque metri di lunghezza. La sua soddisfazione recente si chiama Omnium, la cargo che si è comprata con i primi due stipendi. “Quando non lavoro penso comunque alla bici che potrei prendere o compro dei nuovi componenti o vado a pedalare. Tra i miei progetti futuri c’è quello di aprire una ciclofficina qui in città con amici e colleghi. Nel nostro lavoro la passione per la bici fa la differenza, siamo sempre tutti in contatto tra di noi tramite un canale radio e ci aiutiamo ad ottimizzare i tempi, non lavoriamo isolati. Con un gruppo abbiamo organizzato per il fine settimana delle ride, lo chiamiamo il ‘Mud Club’ . Si pedala tra fango e sterrato e chiunque può unirsi. Di solito ci vado con ‘ la fissa’, è divertente”.

E poi, oltre alle scampagnate della domenica, con la scattofisso Emma partecipa ai campionati di Bike Messenger in giro per il mondo che rappresentano un momento di aggregazione più che di competizione per questa comunità in cui le due ruote sono una vocazione e uno stile di vita. I primi campionati si sono svolti nel 1993 a Berlino mentre gli ultimi risalgono al 2019 a Giacarta (nel 2020 non si sono tenuti a causa della pandemia, ndr). Ci sono diversi tipi di competizione ma sostanzialmente si tratta della simulazione di una giornata di lavoro con le consegne da portare a termine nel minor tempo possibile.

Ci spiega Emma: “Sono manifestazioni organizzate in autogestione con il sostegno di alcuni sponsor. Partecipano circa 500 corrieri, le donne sono in minoranza ma il numero sta crescendo parecchio negli ultimi anni. Si va da un minimo di 4 ad un massimo di 7 giorni e normalmente si crea un preevento in una città dove un primo gruppo si raduna. Parliamo di un centinaio di persone che poi partono tutte insieme spostandosi per 100-180 km al giorno fino a raggiungere la città dove avviene l’evento vero e proprio. Ricordo un anno la trasferta da Helsinki a Riga sotto pioggia e grandine per 180 km, una cosa un po’ estrema… beh, credo che un po’ mi piacciano le situazioni di questo tipo, la bicicletta richiede un alto grado di sacrificio e noi lavoriamo continuamente sotto pressioni di diverso tipo e in qualsiasi condizione. Di sicuro oltre al viaggio e all’avventura, quello che mi stimola è avere una mèta”.

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Così nel 2019 Emma parte alla volta dell’Indonesia e dopo il raduno di Bali con quattro amici comincia a viaggiare tra vulcani e templi, spostandosi con autobus e bici fino a raggiungere Giacarta. “All’arrivo ero provata fisicamente. Sono vegana ma in quell’occasione mi sono mangiata un paio di uova per riprendermi! Poi è arrivato il momento delle competizioni… è sempre un limbo tra la testa e quanto riusciamo a spingerci oltre i nostri limiti durante l’evento. A differenza delle alleycat che vengono fatte in spazi aperti, la main race si svolge in un percorso chiuso con check-point fissi, la gamba è importante ma devi memorizzare il percorso e crearti un mini-bagaglio di informazioni con cui prendere decisioni velocemente”.

Ci vogliono velocità, destrezza, strategia e intelligenza oltre alla forza. Così Emma è la prima italiana nella storia dei Campionati Mondiali dei Bike Messenger ad aggiudicarsi la vittoria nella competizione femminile, ma non è finita: nella classifica generale si porta a casa il terzo posto assoluto. “Gli americani hanno un atteggiamento più goliardico. I corrieri più forti al momento vengono da Copenaghen, per esempio il campione in carica è il mio collega Jumbo e anche il mio coinquilino Jojo, tedesco che da anni vive in Danimarca, è super fast!”. E sorridendo aggiunge: “Ci stiamo convincendo che si è più allenati perché in città qui si pedala spesso controvento!”.

La sua vita all’estero è dettata dallo sguardo dell’urbanista che c’è in lei, in cerca di spunti e soluzioni per la pianificazione di uno spazio pubblico organizzato e vissuto in maniera differente, in modo più democratico. “La bicicletta è la soluzione a tante questioni che mi turbano e che sono problemi attuali, non è solo il mezzo per rendere le città e i luoghi più vivibili ma è anche lo strumento per contrastare i problemi legati alla motorizzazione privata. Da quanto sono piccola sono attenta alle questioni climatiche, all’ambiente e alla natura. Sono contenta e fiduciosa del cambiamento in corso ma va fatto tutto più velocemente”.

Per il benessere nostro, delle nostre città e del nostro pianeta, per smontare ciò che non funziona e costruire il cambiamento, occorre accelerare il passo, cambiare direzione e fare scelte precise. Per trasformare lo spazio pubblico occorrono urbanisti appassionati, vivaci e in bicicletta! Emma non lo dice, ma noi ne siamo convinti: abbiamo un gran bisogno di persone come lei.

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Commenti

  1. Avatar Diego Oscar Draghi ha detto:

    Bellissimo articolo. E grande Emma! Go!!!

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