Sicurezza ciclisti e pedoni agli attraversamenti. “Stop, fermati e dai la precedenza ai veicoli a motore, ma sappi che è per la tua sicurezza”. Questo anacronistico messaggio potrebbe spiegare ciò che vivono i cittadini di Malalbergo, Comune della Città Metropolitana di Bologna, lungo uno dei percorsi ciclopedonali della propria città, interrotto da segnali orizzontali di stop in corrispondenza delle intersezioni con le strade laterali. Alcuni di loro non sono stati a guardare e hanno avviato una mobilitazione per ripristinare il diritto ad attraversamenti pedonali e ciclabili sicuri.
Lo hanno fatto consapevoli di quanto stabilito dal Codice della Strada e confermato dal parere del 24 gennaio 2013 del Ministero dei Trasporti a firma dell’Ing. Francesco Mazziotta: “Se l’attraversamento pedonale è situato allo sbocco su strada di un percorso promiscuo pedonale e ciclabile, che prosegue oltre l’attraversamento stesso, questo ne assicura la continuità e non devono essere installati in sua corrispondenza i segnali di fine ed inizio ex art. 122, Figg. II, 93/b e II 92/B” . Il parere del ministero nello specifico fa riferimento ai segnali verticali, non a quelli orizzontali presenti a Malalbergo, ma si inscrive in una serie di pronunciamenti, gli ultimi riguardano i casi di Faenza e Roma, in cui si ribadisce e si rinforza il diritto a percorsi per le bici continui e ininterrotti.
L’attraversamento pedonale e ciclopedonale sembrava essere un diritto chiaro, seppure drammaticamente disatteso nei fatti dal comportamento di troppe persone alla guida di un veicolo a motore. Ancora si fa troppo poco per proteggere gli utenti deboli, arrivando in questo caso al paradosso di limitarne i diritti con l’obiettivo dichiarato di garantirne la sicurezza, anziché intervenire sulla riduzione della velocità dei veicoli.
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Il paradosso di Malalbergo
Il caso di Malalbergo ci ricorda che è ancora necessario impegnarsi per tutelare questo diritto.
In questo paese della pianura Nord del bolognese, lungo un percorso ciclopedonale tra la stessa Malalbergo e la frazione di Altedo, sono stati disegnati i classici segnali orizzontali di ‘stop’ in corrispondenza dell’intersezione con le strade laterali, identici a quelli per i veicoli a motore. Vedendoli si ha la sensazione di essere nel posto sbagliato, come se ci si trovasse in una corsia per veicoli a motore. In realtà sono questi segnali a trovarsi nel posto sbagliato. In alcuni casi le strisce pedonali sono state cancellate, ma sono ancora visibili a occhio nudo, generando ulteriore confusione in pedoni e ciclisti.
L’obiettivo? Ufficialmente è quello di mettere in sicurezza ciclisti e pedoni, i cosiddetti utenti deboli. Ma concretamente si interrompe il flusso di pedoni e ciclisti, mettendoli in condizioni di subalternità rispetto alle auto.
L’intervento è arrivato recentemente all’attenzione delle associazioni della Consulta Metropolitana della Mobilità Attiva (#Salvaiciclisti Bologna, San Lazzaro in Transizione, Fiab Bologna – Monte Sole Bike Group, Pedalalenta Aps – Fiab, Circolo Legambiente Pianura Nord, Fiab Terre d’Acqua e Associazione Ambientiamoci ODV) che ne hanno segnalato l’anomalia e la pericolosità: “Sono poche le persone che li rispettano, ma in caso di investimento – come già accaduto – è il pedone o il ciclista ad avere torto”.
In assenza di risposte e di interventi per ripristinare la sicurezza attraversamenti ciclisti e pedoni, sabato 12 giugno 2021 le associazioni hanno organizzato un flashmob per sollevare il problema di progettazione del percorso e chiedere un confronto all’amministrazione.
Le associazioni ribadiscono che “Il flashmob verrà riproposto in altri comuni della Città Metropolitana dove sussistono problematiche analoghe, per tenere alta l’attenzione sulla sicurezza stradale e sulla necessità di applicare le norme a tutela delle persone.”
Per ora il Comune ha risposto tramite la stampa locale che è disponibile a valutare migliorie agli interventi. Ma ribadendo che le scelte sono dettate dalla volontà di “mettere in sicurezza il transito delle biciclette”.
Il caso è un ulteriore passaggio del percorso che stanno facendo associazioni e cittadini in tutta Italia per ribadire che l’unico modo per garantire la sicurezza degli utenti deboli è limitare la velocità dei veicoli a motore, costruendo tracciati continui e senza interruzioni, e nello specifico realizzando percorsi ciclabili e pedonali distinti, evitando invece di realizzare percorsi ciclopedonali, che sono inadeguati e insicuri.
Gentilissimo Manuel Massimo.
Io vado in bicicletta tutto l’anno sia per recarmi al lavoro, per fare compere o commissioni che per diletto, perciò parlo a ragion veduta.
Per quanto riguarda le istituzioni, mi riferisco all’urbanistica che a Milano a mio avviso visto le difficoltà che incontro a muovermi, é miope e poco lungimirante e a prodotto tra le più pericolose ciclabili al mondo che io abbia mai affrontato.
Ora passiamo al colpa Vostra.
Vi ho sempre visto come i paladini difensori degli oppressi ciclisti, ma ultimamente mi sembrate più come quei politici che invece di prendere il dissenso della base cioé me, e capire di quale disagio stà parlando e analizzarlo,
cercate un autorevole redarguimento con toni querelanti.
Cordialmente.
Maurizio ciclista 365, 366 nei bisestili.
E’ tutta colpa vostra e delle vostre continue imposizioni illogiche che determinano certi comportamenti irrazionali da parte delle inadeguate istituzioni.
Non state incentivando la ciclabilità con queste barriere architettoniche che voi definite burlescamente ciclabili.
A Milano avete lasciato compiere degli ecomostri pericolosissimi alle amministrazioni comunali . A me pare che non abbiate neppure idea di come si vada in bici senza l’ausilio delle rotelle.
Oramai il danno è così gande ed esteso che non ha più soluzione e per la ciclabilità di Milano, si è persa un’occasione.
Continuate con i muretti a secco e le corsie di un metro con dossi ogni 5 metri e vedrete che altri ciclisti vi ringrazieranno.
Maurizio ciclista 365, 366 nei bisestili.
Gentile Maurizio,
le ciclabili non sono barriere architettoniche ma, anzi, costituiscono un modo per incentivare gli spostamenti in bicicletta. Possono e devono essere migliorate per renderle sempre più fruibili da un numero crescente di persone, ma considerarle tout court come “barriere architettoniche” soltanto perché delimitano una porzione di spazio in cui muoversi in bici non ritengo sia un ragionamento corretto.
A chi è rivolta la frase: “E’ tutta colpa vostra e delle vostre continue imposizioni illogiche che determinano certi comportamenti irrazionali da parte delle inadeguate istituzioni”???
Manuel Massimo – Direttore responsabile di Bikeitalia.it
Purtroppo a Torino la segnaletica orizzontale è presente ovunque sulle piste ciclabili. E in alcuni punti c’è anche la segnaletica verticale (segnale di dare precedenza) riservata alle bici.