Mobilità

Striscia la Notizia attacca le ciclabili di Genova, ma poi fa retromarcia

Striscia la Notizia attacca le ciclabili di Genova, ma poi fa retromarcia

Il servizio di Striscia la Notizia andato in onda per denigrare gli interventi di ciclabilità promossi a Genova è stato a dir poco disarmante. Un concentrato di inesattezze e superficialità a cui ormai l’inviata Chiara Squaglia ci ha purtroppo abituati, ma proprio perché quanto mostrato in trasmissione è frutto di anni di battaglie per avere strade più sicure e a misura di ciclisti è opportuno “mettere i puntini sulle i” su quanto ha affermato nel servizio di Striscia la Notizia. Intanto, pochi giorni dopo la messa in onda avvenuta il 25 ottobre, il tg satirico di Antonio Ricci ha dovuto fare una parziale retromarcia e ritrattare buona parte di quanto trasmesso inopinatamente senza le dovute verifiche, con un’intervista riparatrice all’assessore alla Mobilità di Genova Matteo Campora. Ma andiamo con ordine.

Striscia la Notizia a Genova

La differenza tra corsie e piste ciclabili

Partiamo da un punto fermo, ogni cosa ha un suo nome e a ogni nome corrispondono precise specifiche: un pennarello non è una penna, e benché entrambi possano essere utilizzati per scrivere ciascuno dei due strumenti ha delle caratteristiche intrinseche che ci fanno scegliere ponderatamente quando usare l’uno o l’altra. Chiamare corsie ciclabili tutto quello che è realizzato con la sola segnaletica orizzontale è un errore; soprattutto se si vuole fare informazione e andare a spaccare il capello sulla normativa.

L’inviata Squaglia mostra indifferentemente delle piste ciclabili realizzate su corsia riservata (art. 3 punto 39 del CdS) con delle corsie ciclabili (art. 3 punto 12bis del CdS), due infrastrutture che seppur simili bella funzione hanno in realtà delle specifiche e obblighi normativi completamente diversi. Questa differenza dovrebbe conoscerla almeno l’esperto chiamato in causa dalla trasmissione, Enrico Bonizzoli, il quale però, rispondendo alle perplessità della Squaglia, non cita minimamente le differenze tra le due soluzioni.

La sicurezza stradale

Andando nel dettaglio di quanto mostrato, se proprio si voleva fare una riflessione sul livello di sicurezza delle piste ciclabili realizzate, bisognava forse concentrarsi maggiormente sul livello di manutenzione delle stesse, come ad esempio il fatto che la vernice è ormai praticamente scomparsa e non tanto sulla soluzione tecnica adottata.

È opportuno segnalare che le piste ciclabili su corsia riservata (segnaletica di colore bianco e giallo) mostrate nel servizio sono state realizzate in piena pandemia per far fronte alla riduzione della capienza massima dei mezzi di trasporto, in una fase storica in cui bisognava fare presto per non far collassare la città.

Inusuale, ma non fuori norma

La doppia striscia gialla discontinua, realizzata su entrambi i lati è sì inusuale, ma non fuori norma: rappresenta infatti un rafforzativo dell’esistenza di un percorso ciclabile che nasce per essere ESCLUSIVO per le biciclette, ma che per necessità emergenziale (era impensabile far spostare tutte le auto parcheggiate quando era impossibile muoversi da casa, ndr) è stato realizzato sul lato sinistro del parcheggio in linea, e per questo con la striscia discontinua. Soluzione usata spessissimo in diversi città europee e che per fortuna sta prendendo piede anche nelle città italiane particolarmente attente all’uso della bicicletta.

Le piste ciclabili su corsia riservata di Genova

È bene ricordare che se oggi è possibile realizzare delle vere corsie ciclabili, con sola vernice bianca e senza la doppia striscia, è grazie alle novità introdotte dal governo Conte. Per questo cogliamo l’occasione per ricordare -(a beneficio di tutti) che le corsie ciclabili non è vero che non sono normate e che anzi, si possono trovare tutti i dettagli nell’articolo 3 punto 12bis del Codice della Strada. In aggiunta suggeriamo uno sguardo al documento preparato da un pool di tecnici esperti in ciclabilità (link qui) oppure al video tutorial realizzato da ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), dove peraltro si parla apertamente dell’uso del colore rosso nei tratti più critici dell’infrastruttura (video qui).

Ridistribuire gli spazi

Rispetto alla qualità delle infrastrutture mostrate nei filmati di Striscia è opportuno fare invece una puntualizzazione. Certe corsie ciclabili sono effettivamente di dimensioni minime, tuttavia bisogna spezzare una lancia in favore dell’amministrazione comunale: operare in una città come Genova, con un tessuto viario stretto e articolato, sommato un tasso di motorizzazione altissimo che comporta la diffusione di parcheggi in strada non è affatto semplice.

La scelta di iniziare a dare spazio alla bicicletta è invece un buon segnale per il futuro della città, e per questo bisognerebbe sostenere l’amministrazione comunale, in modo che in futuro possa vere più coraggio e quindi osare di più, sottraendo, dove necessario, spazio alle auto.

La retromarcia dopo la replica dell’assessore alla Mobilità

Le informazioni – parziali e distorte – riportate da Striscia la Notizia hanno attaccato direttamente l’amministrazione che guida la città di Genova, mettendola in cattiva luce davanti a tutta Italia. Tanto che la trasmissione televisiva di Antonio Ricci è poi dovuta correre ai ripari con un’intervista riparatrice dando spazio alla replica dell’assessore alla Mobilità Matteo Campora, il quale ha puntualizzato tutte le inesattezze riportate nel primo servizio sulle ciclabili di Genova, difendendo l’operato dell’amministrazione ma dicendosi anche pronto e disponibile a migliorare alcune situazioni per implementare ancora di più la sicurezza stradale.

Sarebbe bastato intervistare l’assessore alla Mobilità di Genova in occasione del primo servizio per non propalare in prima serata un’immagine distorta della realtà: ma il “metodo Striscia” funziona in un altro modo e cerca lo scandalo a tutti i costi, come abbiamo documentato qui su Bikeitalia.

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Commenti

  1. Eures ha detto:

    In realtà l’esperto di Striscia non ha mai fatto retromarcia e la sua affermazione che prima di tracciare piste e corsie sia assolutamente necessario attendere l’aggiornamento del Regolamento di attuazione del Codice della Strada mi pare che non abbia ricevuto risposta.

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