Mobilità

Copenaghen diventò la città delle bici grazie alla crisi petrolifera del 1973

Con l’impennata dei prezzi dell’energia e dei carburanti è impossibile non tornare con la mente agli Anni Settanta, quando le primi crisi petrolifere della storia lasciarono il segno in diversi paesi, evidenziando quanto la dipendenza dalle fonti fossili fosse già allora dannosa per l’economia e la società (oltreché per l’ambiente).

monitor per bici a Copenaghen

Furono proprio le crisi petrolifere a far comprendere quanto fosse pericoloso puntare esclusivamente sulla massiccia diffusione dell’automobile privata, proprio per questo con gli anni i paesi che oggi consideriamo “ciclisticamente avanzati” hanno promosso sistemi di mobilità alternativi all’auto.

Se il caso Amsterdam o in generale i Paesi Bassi sono probabilmente gli esempi più noti di quanto sopra forse lo è meno la città di Copenaghen, che come ci ricorda Fast Company ha vissuto anch’essa un periodo di forte dipendenza dall’automobile rallentato e parzialmente interrotto solo dalla crisi petrolifera del 1973.

È difficile pensare che la capitale della Danimarca, ritratta più volte come una città a misura di ciclista, con più bici che auto, fosse anch’essa invasa da innumerevoli automobili così come appare oggi una qualsiasi città italiana. Anche Copenaghen ha vissuto un periodo di forte aumento delle auto in circolazione tra i primi anni ’50 e ’60, raggiungendo numeri importanti causati soprattutto dall’aumento di ricchezza della popolazione e dalla diffusione di un modello insediativo (quello dello sprawl) che ha portato più persone a trasferirsi nei suburbi della città e quindi a dipendere da un mezzo motorizzato.

Superciclabili Copenaghen Danimarca

L’aumento dei prezzi del carburante (quadruplicati in pochi giorni) causato dalla scarsità dell’offerta generò un generale ripensamento di quanto stava accadendo in termini di pianificazione territoriale dei trasporti. In diversi si chiedevano se il modello americano “autocentrico” fosse davvero una via percorribile per Copenaghen o se, come poi è accaduto, non fosse più opportuno seguire percorsi alternativi.

Un esempio, quello di Copenaghen del 1973, di come trasformare un problema in un’opportunità di cambiamento: con il caro-benzina e la crisi energetica di oggi, questa situazione globale avrà effetti sulla mobilità delle grandi città ancora legate a un modello vecchio, energivoro e autocentrico?

Commenti

  1. Avatar JULES ALBINI ha detto:

    Un po’ OT: il “brutto” della democrazia è che non si può obbligare nessuno a fare alcunché (sempre che non si tratti di violare la legge, chiaro).
    Mi spiego meglio: Bellissimi questi articoli che danno informazioni circostanziate, fonti storiche… Ma alla fine: chi li legge? Noi: gli appassionati di bici, o anche chi a forme di mobilità dolci fa anche solo l’occhiolino. Certo: leggere queste cose non fa che rafforzare le nostre coscienze, le nostre motivazioni… Peccato che questo succeda solo su di noi… e non su chi il c…o dall’auto non lo alza mai!
    Utopia, lo so… Ma non sarebbe male se anche alle persone che con la bici (o comportamenti virtuosi in genere) non hanno mai a che fare venisse “propinata” questa roba! Ma come detto in apertura di questo mio commento, non si può costringere nessuno…
    Ancora più OT (gli amministratori mi cancellino il post, se credono): Sarebbe un po’ come quando ci sono i raduni dei partiti. Ci sono i simpatizzanti a sentire il politico di turno, non certo l’opposizione! E invece, non sarebbe male che si sentisse anche “l’altra campana”, così giusto per farsi un’idea più personale del pensiero altrui.
    Ecco perché auspicherei che questi articoli così ben scritti e informati arrivassero anche a chi la bici non la (vuole) usa(re) mai!
    Resterebbe solo l’iniziativa personale: tocca a noi, che ci crediamo, far arrivare il messaggio anche a chi non ci crede, perché se aspettassimo loro…!

  2. Avatar Giovanni ha detto:

    Sono torinese e abito a Roma. Magari riuscire a far muovere il c*** ai romani Ma la mentalità del Romano è ancora un po’ quella dell’Antico Romano magnà e nun faticà, i romani sono estremamente melensi e pigri la vedo dura ma non c’è altra scelta. Noi ciclisti siamo in aumento ma ancora pochi.

  3. Avatar Luigi ha detto:

    Sono spesso a Copenaghen x motivi familiari e concordo che li la bici è il primo mezzo di spostamento e della macchina di proprietà si può fare a meno, tornando a roma ….. perché a Roma non si riesce?

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