Bike to Work, come superare le paure

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Con questo articolo iniziamo a pedalare seriamente. Dopo aver visto come organizzare le proprie cose e come trasportarle, ora saliamo in sella alla nostra bicicletta e cominciamo a muoverci lungo la strada. Dato che non tutti amavano lanciarsi in mezzo al traffico, vedremo una serie di piccoli step da mettere in atto per prendere confidenza con la strada, per diventare più sicuri e superare i timori che bloccano il diffondersi della bici come mezzo di trasporto quotidiano. Allacciate i caschetti, si parte.

Il concetto di pericolo e di sicurezza

fonte: bikelanes.ca
fonte: bikelanes.ca

“Hic sunt leones”, dicevano i latini: là ci sono i leoni. E’ vero, le strade sono una giungla. Potrete contare sulle dita di una mano gli automobilisti che mettono la freccia alle rotonde, vi capiterà che un SUV vi tagli la strada perché il conducente si sta facendo un selfie (a chi scrive è capitato) oppure potreste ritrovarvi a pedalare in mezzo a un gruppone di ciclisti che occupa l’intera carreggiata finendo per odiarli perché “voi non siete come loro”. Le situazioni a rischio sono innumerevoli, certo, ma un conto sono i pericoli reali e un conto è la paura di viverli. Facciamo un esempio: quando avviene un incidente tra automobili, si tende a dare la colpa a un agente esterno (la nebbia killer, la pioggia killer, la notte killer, l’asfalto killer, l’incrocio killer…) e raramente a chi era alla guida. Il tutto rientra nella “fatalità”. Se invece l’incidente avviene tra una bicicletta e un’automobile, l’idea che si percepisce é che sia colpa del ciclista, perché non doveva essere lì e che in fondo se la sia pure cercata. Questo porta a pensare che andare in giro in auto sia più sicuro della bicicletta e genera paura del pericolo legato all’uso delle due ruote a pedali. Quando la mattina prendiamo l’auto per andare al lavoro esiste la possibilità concreta di causare o di essere coinvolti in un incidente, eppure ci sembra un’eventualità remota. Invece, quando si prende in mano la bicicletta, una delle prime cose a cui si pensa è di non venir investiti. Sono condizionamenti mentali dettati dall’abitudine, dal bombardamento di notizie (vere o fasulle che siano) e dall’opinione comune, che influenzano notevolmente la percezione che abbiamo della realtà. Potrei citarvi innumerevoli studi che smentiscono queste convinzioni, potrei dirvi che i ciclisti respirano meno smog degli automobilisti, che il battito del cuore di un automobilista in coda raggiunge i 150 battiti al minuto (più di un ciclista), che lo stress della guida nel traffico ha effetti sul sistema cardiovascolare o che è un dato di fatto che sia più facile morire cadendo dalle scale che in bicicletta ma non servirebbe a nulla. L’idea è ormai consolidata nella nostra mente, ha messo radici e non si potrà estirpare e per questo non va combattuta ma soltanto contestualizzata. Perché è vero che “hic sunt leones” ma c’è una regola d’oro che ogni ciclista urbano dovrebbe tatuarsi addosso:

I responsabili della nostra sicurezza siamo in primo luogo noi stessi.
In base alle nostre scelte, alle manovre che mettiamo in pratica e a come ci comportiamo, possiamo aumentare o ridurre i pericoli ai quali siamo esposti. Sulla base di questa considerazione, ci sono una serie di soluzioni da attuare per aumentare esponenzialmente la propria sicurezza e sono:
– Essere visibili;
– Essere decisi;
– Imparare a leggere le situazioni;
– Usare quanto più possibile le piste ciclabili

Vediamo ora nel dettaglio ciascuna voce.

Essere visibili

fonte: pressandjournal.co.uk
fonte: pressandjournal.co.uk

Per visibilità non intendo solo l’indossare un giubbino catarifrangente durante le pedalate notturne bensì mi rivolgo a un concetto più generale: farsi vedere ed essere visti. Una delle più tristi consuetudini nel nostro paese è quella di obbligare le biciclette a viaggiare completamente a destra, per liberare la strada alle auto. Questo approccio è pericoloso, perché la parte destra della carreggiata è più sporca, si può trovare del brecciolino, ci sono i tombini ed espone all’eventuale apertura improvvisa delle portiere della auto. Essere visibili significa occupare uno spazio che garantisca la nostra sicurezza e che permetta agli altri utenti della strada di rendersi conto della nostra presenza e dei nostri spostamenti. Per cui una delle cose primarie da fare è evitare di rintanarsi a destra ma di mantenersi a una distanza di sicurezza. Questo ci permette di evitare che le portiere aperte dalle auto possano urtarci, agli incroci saremo più protetti da quegli automobilisti che hanno la tendenza a bruciare lo stop prima di fermarsi e costringerà i mezzi motorizzati dietro di noi a rallentare per sorpassarci.

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Essere visibili significa anche segnalare con anticipo le nostre manovre, senza avere timore di mettersi in mezzo alla carreggiata se dobbiamo svoltare a sinistra poco più avanti, in modo tale che chi sta arrivando possa rallentare e permetterci di girare. Soprattutto nelle rotonde, essere visibili ha il valore di cercare con lo sguardo il contatto visivo con i conducenti degli altri mezzi o con i pedoni. Non guardate la vostra ruota anteriore bensì fissate lo sguardo sugli altri utenti della strada. In questo modo non potranno non accorgervi di voi, poiché per un nostro istinto naturale quando un’altra persona ci punta gli occhi addosso si attiva un’area del cervello denominata amigdala, che è la parte che governa la sensazione di pericolo e di allerta.

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Un utile esercizio per imparare a essere visibili è quello di scegliere una strada dove vi siano una fila di auto pareccheggiate. Per vostra comodità, visto che stiamo imparando a pedalare in città, è meglio sceglierne una non molto trafficata. Provate a pedalare stando molto vicini alla fila di auto e annotando mentalmente quando spazio rimane alla vostra sinistra.

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E’ uno spazio sufficiente perché un’auto possa superarvi senza rallentare? Lo spazio sulla destra invece, vi espone al pericolo dell’apertura delle portiere? Ora ripercorrete la strada nello stesso senso, mantenendo esteso all’infuori il braccio destro e tenendo una distanza dalle auto parcheggiate pari all’estensione del vostro braccio.

Ricalcolate mentalmente gli spazi: siete ancora esposti all’apertura delle portiere? Le auto possono sorpassarvi senza rallentare? Se la risposta è ancora affermativa allontanatevi di qualche centimetro fino a trovare uno spazio adeguato che vi infonda sicurazza. Ecco, quello lo spazio che dovete sempre dedicare a voi stessi.

Essere decisi

fonte: crapwalthamforest.blogspot.com
fonte: crapwalthamforest.blogspot.com

Essere decisi non vuol dire essere spericolati o incoscienti, bensì essere consci delle proprie azioni e di metterle in atto nel minor tempo possibile. Se dovete svoltare a sinistra, allora estendete il braccio con anticipo, date un’occhiata dietro di voi e cominciate a portarvi nel centro della carreggiata, affinché chi sta arrivando possa vedervi e rallentare. Non aspettate di essere giunti allo svincolo per segnalare la vostra manovra o peggio arrivare all’incrocio, fermarvi e attendere che vi facciano passare. Date il tempo agli altri utenti di rendersi conto di cosa state per fare. Essere decisi significa che se dovete superare un’auto che viaggia troppo lentamente, dovete farlo con rapidità e risolutezza, segnalando la manovra, alzandovi sui pedali e superarandola senza tentennare. La convinzione è fondamentale, perché significa che sapete quello che volete fare e come farlo, quindi siete in grado anche di valutare la realtà che vi circonda in quel momento e agire di conseguenza. Se vi rendete conto di trovarvi in una situazione di potenziale pericolo dovete essere in grado di comprendere cosa fare per uscirne. Essere decisi vuol dire anche essere convinti di ciò che si sta facendo, infondendo in sé stessi la sicurezza di essere nel giusto. Se durante una manovra un’auto vi suona perché a suo dire state intralciando il traffico, la cosa da fare non è rintanarsi a destra e chiedere scusa, bensì portare a termine la manovra, poiché ne va della vostra sicurezza e poco male se la persona dietro di voi perderà tre secondi della sua vita ad attendere.

fonte: cycling-embassy.dk
fonte: cycling-embassy.dk

Per capire quanto essere decisi e consapevoli può aumentare a dismisura la vostra sicurezza, potete provare con questo esercizio. Scegliete una strada dritta, con buona visibilità, dove vi sia un incrocio con uno stop (quindi niente rotonde né semafori). Pedalate lungo la strada e appena arrivati all’incrocio estraete il braccio e provate a svoltare a sinistra. Probabilmente non potrete farlo, perché i mezzi dietro di voi non hanno avuto il tempo di rallentare né di vedervi. Ora riprovate a percorrere la strada e estrate il braccio 150-200mt prima dell’incrocio, spostandovi progressivamente sulla sinistra. Probabilmente i mezzi che giungono da dietro hanno avuto tutto il tempo di rallentare, voi avete avuto modo di verificare che non sopraggiungessero mezzi da sinistra o che altri stessero occupando l’incrocio e avete potuto svoltare in tutta sicurezza.

Imparare a leggere le situazioni

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Saper leggere le situazioni è fondamentale perché permette di capire cosa sta per succedere e quindi di adeguarsi. Ovviamente in questo caso serve molta esperienza perché solo trovandosi nelle situazioni e vivendole sulla propria pelle si può imparare a saperle leggere in anticipo. Saper giocare d’anticipo consente di elevare notevolmente la propria sicurezza. Un esempio banale può essere quello di allontanarci per evitare di rimanere sulla destra di un’auto che sta rallentando. Probabilmente pochi metri più avanti questa dovrà svoltare e mettere qualche metro tra noi e lei ci permette di reagire in tempo (leggasi frenare) qualora dovesse svoltare senza inserire la freccia. L’esempio è banale ma è molto comune. Per imparare a leggere le situazioni bisogna però essere attenti quando si guida, poiché si deve avere la famosa “visuale a 360°”. Per questo è bene evitare di:

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Fissare lo sguardo sulla ruota anteriore: è un vizio che ho anche io, ovvero quello di abbassare lo sguardo sulla ruota anteriore, limitando la visuale. Se fatto durante un’epica salita aiuta a sopportare meglio la fatica ma in mezzo al traffico è sicuramente poco pratico;
Evitare di “smanettare” con ciclocomputer e smartphone: a tutti piace sapere quanti chilometri abbiamo percorso e in quanto tempo ma ci sono situazioni in cui possiamo distrarci e dare un occhio alle nostre statistiche e altri in cui dobbiamo concentrarci su ciò che ci circonda. Vi mettereste a scrivere un messaggio su Whatsapp mentre state imboccando una rotonda? Siamo sempre pronti a dire che gli automobilisti sono indisciplinati per questo, per cui evitiamo di farlo;
Ascoltare musica mentre si pedala: la musica è un bellissimo modo per rilassarsi o darsi la carica ma le cuffiette è meglio indossarle una volta arrivati a casa. Quando noi stiamo pedalando, sono attivati tutti i nostri sensi. La vista per vedere cosa avviene davanti a noi, l’olfatto che permette di sentire odori (come il gas di scarico di un tubo di scappamento, sintomo che dietro di noi c’è un’auto), il tatto (lo spostamento d’aria che ci investe) e l’udito che ci mette in allarma se avvertiamo rumori molesti (clacson, frenate, le sgasate delle moto). Il gusto è meno attivato, a meno che nella borraccia non abbiate messo qualcosa di strano. Ascoltare la musica mantiene occupato non solo l’udito ma anche il cervello, che deve decodificare i segnali inviati dall’orecchio e questo dimezza in sostanza la nostra capacità cognitiva, perché il nostro cervello non è multitasking;

Usare quanto più possibile le piste ciclabili

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E’ vero, le corsie ciclabili nel nostro paese sono pietose: piene di buche, interrotte in più punti, senza alcuna protezione, preda del parcheggio selvaggio. Alcune sono talmente mal realizzate che sembrano progettate da un bambino ubriaco. Ma ci sono e vanno usate per due motivi. Il primo è che, per quanto rovinose, sono comunque delle corsie dedicate dove tecnicamente dovremmo essere al sicuro. La seconda è per fini anche pratici: se doveste essere coinvolti in un incidente su una strada che corre parallela alla pista ciclabile, anche in caso di ragione l’assicurazione della controparte potrebbe contestarvi la richiesta danni, poiché voi dovevate essere sulla pista ciclabile e non sulla carreggiata destinata ai veicoli a motore. Inoltre usare le piste ciclabili consente a volte di accorciare il tragitto (altre invece lo allungano inesorabilmente, ma è un altro discorso), cosa che permette di abbassare il tempo di “esposizione” al traffico. Se ci sono, usatele.

Prendere confidenza con la strada a piccole dosi

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Se la paura della strada e dei “leones vi terrorizza al punto da rinunciare all’intento di prendere la bici al posto dell’auto, allora è meglio iniziare gradualmente, per acquisire esperienza e prendere dimestichezza con la strada.
Prendetevi un giorno in cui non avete impegni incombenti (ad esempio il sabato o la domenica mattina), e percorrete il tragitto tra la vostra casa e il luogo di lavoro con la bicicletta. Mentre lo fate, segnatevi mentalmente quante rotonde, quanti semafori, quanti incroci dovrete superare e quali sono i tratti davvero pericolosi. Inoltre date un’occhiata alle piste ciclabili, se ce ne sono e quali possono essere usate. Testare sul campo il vostro tragitto vi aiuterà a capire che i tratti pericolosi sono meno di quello che pensavate (a meno di pedalare in terza corsia in autostrada è difficile che il tragitto casa-lavoro sia pericoloso nella sua interezza) e dovrebbe già infondervi più fiducia.

Se il tragitto casa-lavoro vi impegna per più di 5km e non vi sentite pronti, aspettate e cominciate con piccole uscite, magari accompagnati dal partner o dai bambini: andate in centro, a trovare degli amici, fate piccoli giri per prendere confidenza con la strada, per capire cosa vi aspetta. Gradualmente aumentate la lunghezza delle uscite fino a diventare sicuri di voi stessi e finalmente inforcare la bici per andare al lavoro.
Se invece la paura del troppo traffico vi “taglia le gambe”, potete risolvere il problema alzandovi prima. Infatti il grosso della mobilità su gomma si concentra in orari definiti (di solito dalle 8 alle 9 del mattino e tra le 17 e le 18 la sera) quindi giocare d’anticipo vi consentirà di trovare meno traffico in strada e quindi di sentirvi più sicuri.

Il punto è questo: la gradualità. Come ogni aspetto della vita, anche il ciclismo urbano è un’attività che s’impara con calma ma con costanza. Meglio percorrere 1km tutti i giorni che 10 nel weekend, quando la situazione del traffico è totalmente diversa rispetto al resto della settimana. Non è una gara e gli unici arbitri siete voi: se non vi sentite sicuri aspettate, limitate le uscite fino a che dentro di voi non sentirete di “volerne di più”. Perché un ciclista convinto di quello che fa è un ciclista prudente per sé e per gli altri.